Dietro le quinte
di Buzz Buzz&m
L'articolo che pubblichiamo è il seguito dei post: Arlecchino e Pulcinella (tattiche del Partito di Repubblica); i Repubblichini (strategie e obiettivi dietro il Partito di Repubblica); Tav,Storia dimenticata, Privatizzazioni… (dove nasce e perché l’opposizione “di sinistra” italiana è eterodiretta).
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Cosa sta accadendo oggi?
Quello che muove la politica estera americana è principalmente la necessità di controllare le fonti energetiche del pianeta. Quando dico politica estera intendo operazioni diplomatiche, operazioni di guerra, operazioni di intelligence, operazioni finanziarie.
Non è un mistero (vedi wikileaks) che gli americani non hanno affatto visto di buon occhio la politica ENI.
ENI infatti è socio al 50% con Gazprom nell’affare del gasdotto Southstream, che dovrebbe approvviginare l’europa con il gas russo, e che si contrappone al gasdotto Nabucco, sponsorizzato dagli americani e unione europea e che viene dal Caspio.
Inoltre Eni svolge attività in Iran. Altra attività del tutto sgradita agli Usa.
Inoltre, nell’accordo Eni-Gazprom c’è la possibilità per Eni di accedere ai giacimenti russi, per i russi di accedere ai giacimenti di Eni in Libia.
Questa situazione, era prevedibile ma wikileaks lo ha mostrato a chiare lettere, era molto invisa agli americani, che hanno effettuato pressioni su Berlusconi, e hanno individuato Tremonti come possibile alleato per via di certe prese di posizione contro Scaroni (presidente ENI).
Berlusconi si è specchiato nella sua amicizia con Putin e con Gheddafi, prendendosi il merito degli accordi.
In realtà, per tutto ciò che riguarda l’energia, è l’ENI, e soltanto l’ENI, il detentore esclusivo e storico di ogni iniziativa della politica estera italiana. Anche i colossi UniCredit, Impregilo e Finmeccanica, per i loro affari in Libia, si sono agganciati alla cordata dell’ENI.
Il petrolio Libico è costato la vita ad Enrico Mattei. Sono 50 anni che le imprese americane + British Petroleum fanno al guerra ad Eni per il petrolio libico. Anche il colpo di stato che portò al potere Gheddafi, rovesciando re Idris, che era un fantoccio italiano, fu favorita dalle rivali americane. Poi Eni comunque recuperò il terreno anche con Gheddafi.
Eni, ricordo, è controllata dallo Stato. E’ fortemente in attivo. E’ azienda strategica, trattandosi di energia.
Per inciso: Eni in questi giorni, è nell’occhio del mirino per quanto attiene le privatizzazioni. Ovvero vogliono venderla. Poi vedremo chi, vuole venderla.
In questi decenni l’ENI ha usato la sua potenza finanziaria per imporre i propri affari ai governi di turno lasciando loro la vetrina mediatica, una vetrina di cui Berlusconi ha abusato più di tutti perché costituiva l’unico modo per mascherare la sua pochezza. Ma la politica dell’ENI da tempo sta mostrando la corda, poiché risulta evidente che un governo fantoccio di servitù coloniale agli USA non soltanto non può difendere gli affari dell’ente in questi momenti di crisi acuta, ma addirittura costituisce un nemico in più.
Infatti, la guerra in Libia della Nato ne è stata la prova. Berlusconi debolissimo si è dovuto piegare alle imposizioni americane, per Eni la guerra contro Gheddafi è stato ed è un disastro.
Berlusconi giorni fa lo ha dichiarato: la guerra mi è stata imposta da Napolitano.
E’ vero. Lo ricordiamo tutti. D’altro canto, uno che nel ’56, quando l’Urss invase l’Ungheria dichiarò:
“l’intervento sovietico ha evitato che nel cuore d’Europa si creasse un focolaio di provocazioni e ha impedito che l’Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, contribuendo in maniera decisiva a salvare la pace nel mondo”
è comprensibile che possa dichiarare:
“occorre un impegno che è necessario per la pace, per la solidarietà e per i diritti e la libertà dei popoli”; e poi continua: “la pace è ancora un obiettivo difficile; in Europa l’abbiamo costruita e consolidata, ma non è così nel resto del mondo”…(…)… “l’Italia è un membro importante della Comunità internazionale e della Alleanza atlantica e non può non dare il proprio contributo alla soluzione della crisi libica; il nostro Paese non può sottrarsi alle sue responsabilità”
Ovvero che gli risulti facile pensare all’opzione bombe per esportare la pace.
Ma perché è così pronto a mettere la sua autorevole voce di Presidente della Repubblica al servizio degli interessi anglo-americani?
Perché Napolitano è da sempre uomo degli americani. Primo e per molto tempo unico comunista italiano ad ottenere il visto per gli Usa, di ritorno fondò la corrente dei Miglioristi, che mentre Berlinguer cercava la terza via, proponeva posizioni filo atlantiche, liberiste in economia. Gli Usa avevano trovato l’interlocutore privilegiato che cercavano.
Da alcuni “report” del 2009 recapitati alla Segreteria di Stato americana dall’ambasciata USA in Italia, si identifica Napolitano come l’unico interlocutore possibile nella “frastagliata” politica italiana e si elogia la sua figura: “un moderato, europeista e con un forte legame Transatlantico, è serio, un intellettuale, un’eminenza grigia. Un punto di riferimento morale nell’arena politica spesso frastagliata. Un interlocutore privilegiato”. Non mancano le accuse all’immobilismo del governo sulle “riforme” economiche, e ancora elogi all’intraprendenza del fido George: “quando Napolitano spinge a favore di “riforme economiche internazionali” per affrontare la crisi globale dell’economia, il governo italiano offre uno stimolo modesto alla crescita”. Poi sulla politica estera italiana: “il governo italiano qualche volta è stato un giocatore riluttante, ma Napolitano non rinuncia ai suoi principi, avendo collocato l’Italia nel ruolo di miglior amico di Israele in Europa”. (citazioni da “Giorgino Napolitano: una cariatide Yankee e guerrafondaia al Quirinale)
Berlusconi si allinea, obtorto collo, con la Lega che lo tira da una parte e gli americani-napolitano dall’altra.
Obama-Sarkozy-Napolitano e Berlusconi che non ha la forza di opporsi. Oggi Sarkozy tratta con il figlio di Gheddafi, e l’ENI in libia è fottuta. Grazie Napolitano!
(LaPresse/AP) – “Il Governo italiano deve dimenticarsi del petrolio libico e non considerare alcun accordo firmato in passato. Eni dovrà guardare altrove per il suo business”. Così il premier del governo di Tripoli, Al-Baghdadi Al-Mahmoudi.
Ma andiamo avanti.
Arriva la batosta delle elezioni. Il terreno gli sfugge sotto i piedi. Il sistema di potere tenuto insieme dal suo potere finanziario e dalla voracità dei lanzichenecchi di cui è circondato scricchiola sempre più forte. Le norme ad personam non bastano più a tenere lontane le sentenze. Arriva la batosta del lodo mondadori. I suoi vecchi nemici spingono sull’acceleratore. La situazione libica lo ha molto indebolito, lui si lamenta con Obama, ma quello ha le sue gatte da pelare.
C’è chi dice che oggi gli faccia anche comodo, che l’attenzione dei mercati e dei media si puntata sull’Italia, mentre gli Usa stanno messi sempre peggio.
Ma chi sono i suoi vecchi nemici?
Agli americani non importa, lo abbiamo letto anche su wikileaks, cosa faccia Berlusconi. A patto che non leda i loro interessi. Anzi, prediligono una leadership debole, in qualsiasi paese satellite, piuttosto che una forte. Lo disprezzano a livello personale, ma politicamente va benissimo per gli Usa, un premier italiano così ricattabile.
Gradiscono però certamente un indebolimento dell’ENI.
Quindi non stanno certo ad opporsi se i nemici di Berlusconi promettono, fra le altre cose, lo smantellamento del settore energetico italiano.
Da una parte il Polo delle reti italiane, che unisca Terna e Snam Rete Gas scorporata da Eni, sul modello inglese. (Enrico Letta. Ci muoviamo sulla linea del colle)
Infatti Tremonti fa il giro delle opposizioni, mentre infuria il fuoco di fila dei “mercati” e inserisce nella manovra le parole magiche: privatizzazioni. eni. I “mercati” si calmano.
Allora, chi sono questi nemici di Berlusconi? Lo dice lui stesso, nel tempo: grande finanza internazionale, partito di repubblica, partito dei giudici. Le cosiddette, sedicenti, opposizioni, giustamente non le prende nemmeno in considerazione.
A livello internazionale, un giornale che si è sempre contraddistinto per i suoi continui attacchi a Berlusconi è l’Economist. Questo giornale può essere giustamente definito la bibbia del liberismo mondiale. E’ strano che un capitalista come Berlusconi venga attaccato da un giornale come l’Economist (o Financial Times che è la stessa cosa). A meno che non inquadriamo la questione dai primi anni 90, quando Berlusconi scese in politica, convinto che se non lo avesse fatto lo avrebbero sbranato e, forte delle sue televisioni e della sua mediocritas bongiorniana che lo poneva così vicino al cuore degli italiani, vinse inaspettatamente le elezioni.
Il Secolo d’Italia, in un articolo del 13 giugno scorso, individua nei Rothschild, proprietari dell’Economist, i nemici di Berlusconi. Riporto una parte:
La rete mondiale dello Scudo Rosso
The Economist è di proprietà della famiglia più potente del pianeta, i Rothschild. I banchieri originari della Germania, controllano l’oro (e il suo prezzo, da sempre) e una serie di asset strategici da far tremare i polsi: nell’editoria hanno anche il Daily Telegraph e Libération, poi controllano British Petroleum, Rit Capital, Atticus Capital, Jnr Limited, la banca d’affari Nm Rothschild&Sons, Vanco, Trigranit, Rio Tinto. Sono presenti in De Beers (quella dei diamanti), British Telecom, France Telecom, Deutch Telekom, Alcatel, Eircom, Mannesmann, At&t, Bbc, Petro China, Petro Bras, Canal +, Vivendi, Aventis, Unilever, Royal Canin, Pfaff, Deutch Post. In Italia (dove arrivarono nel XIX secolo) sono presenti in Tiscali, Seat Pagine Gialle, Eni, Rai, Finmeccanica, oltre che ovviamente in quasi tutte le banche, da Intesa a Monte Paschi.
Fondata da Mayer Amschel Rothschild, (1744-1812), grazie ai suoi cinque figli la dinastia (tanto potente da ottenere il riconoscimento nobiliare) si è espansa da subito nel mondo: Amschel Mayer rimase a Francoforte, Salomon Mayer si piazzò a Vienna, Nathan Mayer a Londra, Calmann Mayer a Napoli, James Mayer a Parigi. Dei cinque rampolli il più promettente è Nathan: per dirne una, finanziò Wellington a Waterloo e vinse il contratto per i pagamenti dei tributi agli alleati europei. Lui è il fondatore della banca d’affari omonima, oggi leader in fusioni e acquisizioni. Nathan (che sposò Hannah Barent Cohen, figlia di uno dei più ricchi mercanti ebrei londinesi) divenne tanto facoltoso da essere una voce del Pil britannico, lo 0,62 per cento delle entrate dello Stato.
I Rothschild (scudo rosso, in tedesco, dall’insegna della bottega di un loro avo) sono i campioni assoluti del capitalismo e dominano la scena globale dall’Ottocento: hanno costruito le ferrovie di mezzo mondo; sono abilissimi nell’aggiudicarsi la ricostruzione post-bellica, a partire dalla Grande Guerra; hanno finanziato le banche centrali di diversi Paesi; controllano una rete finanziaria e di potere in continua espansione e sono in tutti i Cda che contano. Insomma, possono far vincere le elezioni presidenziali Usa al loro candidato come sono in grado di far cadere un governo troppo protezionista. Sono intoccabili, tanto che nell’era del gossip – dove siamo bombardati da immagini e informazioni sulla vita privata di tutti i vip, piccoli e grandi – di loro non si sa nulla. Se non quali aziende rientrano nella loro rete, basta andare sul sito di famiglia. Un dettaglio illuminante: forse sono talmente potenti da controllare persino i gossip? E questa, ovviamente, è una domanda retorica.
(…) Il brand Economist è in realtà una macchina da guerra, che da anni boccia qualsiasi provvedimento dei vari governi Berlusconi, a prescindere. Perché, appunto, è in corso una guerra contro di noi. Qui sono in gioco la strategia energetica nazionale, i rapporti con la Russia, il ruolo chiave nel Mediterraneo, il debito sovrano e il suo rating. A meno che non arrivi un sinistro illuminato che privatizza pure il Colosseo. Allora viva l’Italia, titolerebbe l’Economist.
Anche British Petroleum.
Sapete come si definisce in giro la Goldman Sachs? La banca dei Rothschild.
Il Secolo d’Italia vede il nemico, ma non capisce il perchè (e si becca subito l’accusa di antisemitismo dal sito israeliano di informazionecorretta che non linko perchè non voglio fargli pubblicità). Infatti parla semplicemente del fatto che Berlusconi, nuovo ricco, non è visto di buon occhio dall’elite della finanza internazionale.
Figuriamoci. Questi fanno affari con chiunque, se gli fanno fare buoni affari.
Torniamo indietro al 92 quando Soros, per conto della Goldman Sachs attacca la lira con una serie di speculazioni che portano l’italia ad uscire dallo Sme e danno inizio all’epoca delle privatizzazioni (con il 30% di svalutazione le aziende divennero un ottimo affare!)
Soros ebbe l’incarico, da parte dei banchieri anglo-americani, di attuare una serie di speculazioni, efficaci grazie alle informazioni che egli riceveva dall’élite finanziaria. Egli fece attacchi speculativi degli hedge funds per far crollare la lira. A causa di questi attacchi, il 5 novembre del 1993 la lira perse il 30% del suo valore, e anche negli anni successivi subì svalutazioni.
…
I complici italiani furono il ministro del Tesoro Piero Barucci, l’allora Direttore di Bankitalia Lamberto Dini e l’allora governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi. Altre responsabilità vanno all’allora capo del governo Giuliano Amato e al Direttore Generale del Tesoro Mario Draghi. Alcune autorità italiane (come Dini) fecero il doppio gioco: denunciavano i pericoli ma in segreto appoggiavano gli speculatori.
Successivamente le privatizzazioni e liberalizzazioni vennero portate avanti da governi “di sinistra”, Prodi, D’Alema, Amato II.
Leggete questo documento molto interessante, dove si dimostra che:
1 – le liberalizzazioni portano ad un aumento dei prezzi;
2 – le liberalizzazioni portano alla distruzione di posti di lavoro ed all’abbassamento degli stipendi dei lavoratori e dei fatturati delle piccole imprese;
3 – la liberalizzazione-privatizzazione dell’impresa pubblica nel periodo 1992-2000 non è stata conseguenza dell’inefficienza economica;
4 – i processi di liberalizzazione-privatizzazione non hanno minimamente migliorato la capacità produttiva italiana;
5 – le liberalizzazioni favoriscono i concentramenti di capitale in poche ricchissime mani;
6 – il rendimento finanziario delle aziende privatizzate è stato peggiore rispetto alla generalità del mercato finanziario italiano.
Praticamente punto per punto la storia italiana di questi ultimi anni.
Nello scenario di spoliazione prefigurato dopo la caduta del muro di Berlino, quando l’Italia smise di rappresentare un protettorato strategico Usa e divenne terra di conquista per gli speculatori internazionali, Berlusconi ha rappresentato l’interesse del capitalismo locale contro quello della finanza globalista.
Un capitalismo cialtrone e molto da repubblica delle banane, che poi ha trovato nel localismo della lega e nel nazionalismo di destra dei naturali alleati, raccogliticci quanto si vuole, ma che sono riusciti ad avere base popolare, a fronte della vuotezza di contenuti confessabili degli avversari politici.
Sia chiaro. Non credo che Berlusconi abbia fatto nulla per il paese, in questi anni. Un po’ perchè circondato da piccoli squali di cortile affaccendati ad ingrassare in ogni modo il loro portafoglio e il loro piccolo potere, un po’ perché effettivamente glielo hanno impedito in ogni modo, un po’ perché troppo preso con le sue troie e a difendersi dalle trame di palazzo.
Ma qui a questo punto stiamo distinguendo fra due diverse specie di criminali. Ma sempre di criminali parliamo.
Da un lato Goldman Sachs e i propri epigoni, in alcuni casi stipendiati, in altri soci di minoranza, quali De Benedetti e Scalfari (il partito di Repubblica), dall’altro quello che resta del capitalismo italiano, destinato ad essere spazzato via, smembrato, prosciugato, distrutto dal grande capitalismo, quello dei padroni del mondo.
Ma a questo punto sorgono delle domande:
-quando è stato, e perché, che esponenti della sinistra italiana stringono il patto col diavolo, ovvero il grande capitalismo internazionale di Rothschild – Goldman Sachs?
-perché Berlusconi per contro diventa il loro nemico elettivo? e, in subordine, perché in questi anni è rimasto tale?
Bisogna ipotizzare. Credo, relativamente alla prima domanda, che sia stato per naturale convergenza di interessi.
Per dare il via al saccheggio dell’Italia era necessario spazzare via buona parte di quella classe politica che nello statalismo era fortemente radicata: Dc, Psi, e partitini satelliti. L’alternativa naturale era ovviamente l’ex Pci, che attrasse verso di sé parte di quello che rimaneva della prima repubblica, fra cui notabili e boiardi di stato, come ad esempio, Amato e Prodi, ex socialista il primo, democristiano il secondo.
Proprio Prodi, che aveva vissuto e prosperato nello statalismo, diventa il campione delle liberalizzazione e delle privatizzazioni.
Gli esponenti dell’ex PC, muoiono dalla voglia di essere sdoganati agli occhi indagatori e increduli dei salotti buoni del capitalismo. Vogliono essere credibili nel loro liberismo. Rimasti privi di punti di riferimento, seppure alla lontana, nel crollo dell’URSS, una volta accettato il sistema che fino a poco prima combattevano e di cui supponevano esistesse un’alternativa, diventano più realisti del re, se così si può dire.
Sono disposti a tutto, pur di arrivare finalmente a quel potere che hanno agognato per decenni. Si lasciano volentieri guidare per mano nei meandri delle teorie liberiste. Soffrono di sudditanza verso i campioni del capitalismo internazionale. Stanno attenti a non usare parole che potrebbero collegarli al loro passato. Ricordate? “di qualcosa di sinistra, D’Alema…”
E così costruiscono la loro nomenklatura dirigente di personaggi e teorie che nulla hanno a che vedere con la loro storia. E’ una vera e propria abiura, vuoi per convenienza, qualcuno, vuoi per confusione e sudditanza.
E poi c’è quel Berlusconi che li accusa di essere comunisti. Ma cosa devono fare per dimostrare di non esserlo più? Ci si impegnano allo spasimo.
Ne vediamo, in questi lustri, le conseguenze. Diventano se non partner affidabili, degli utili idioti per gli interessi Goldman Sachs. D’altro canto questi quando iniziano a far girare soldi fanno ridere anche molti di questi politici ex pci. E il patto scellerato è suggellato.
La seconda domanda è: perché NON Berlusconi? Non sarebbe stato logico come alleato naturale?
Sicuramente si. E però bisognerebbe conoscere gli interessi delle effettive forze in campo in quegli anni.
Berlusconi entrò in politica per difendersi, dopo che i suoi protettori politici erano stati spazzati via da mani pulite. Temeva, a ragione, di essere il prossimo della lista. Si trovò a rappresentare gli interessi di quella che una volta si sarebbe chiamata borghesia, piccola e media imprenditoria. Interessi localistici contrapposti a quelli del grande capitalismo internazionale.
In pratica, Berlusconi e i suoi alleati, pascolavano nello stesso campo che faceva gola a GS et similia. Erano sostanzialmente dei concorrenti. Mentre i suoi avversari politici, il cosiddetto centrosinistra, si accontentavano delle briciole. Appalti per le imprese controllate. Mettere i piedi in qualche consiglio di amministrazione delle banche (“abbiamo una banca? ” ricordate Fassino?) o di assicurazioni. E qualche ricca prebenda per farsi la barca.
E perchè, nel tempo, sapendo della natura pericolosa dei suoi nemici, Berlusconi non è riuscito ad arrivare ad un compromesso?
Ci ha provato. Dopotutto Gianni Letta è egli stesso membro di GS. Ma, e qui il fallimento dell’uomo politico Berlusconi, il sistema di potere che ha messo in piedi, gli uomini di cui si è circondato, non glielo hanno permesso.
Probabilmente si è anche sopravvalutato.
E ora, nonostante i tentativi di allinearsi, sembra sia ormai all’angolo.
….
In questi giorni riviviamo esattamente, quasi con lo stesso copione, quello che è accaduto nel 92. Gli uomini Goldman Sachs in italia, o occupano posti di potere, o gestiscono network di informazione, o rappresentano l’opposizione in parlamento.
Lo scopo, oggi come allora, è predare il Paese. Portarci al livello della Grecia e oltre. Prendersi tutto quello che è vendibile. E’ interessante, questo articolo su come funzioni la speculazione di Goldman Sachs. Loro hanno lo scopo di fare soldi. Se questo provoca milioni di vittime non è affar loro.
L’attacco speculativo è stato assolutamente pretestuoso. In Europa, Spagna, Belgio e Irlanda stanno ben peggio dell’Italia. Ma in Italia abbiamo un governo debole, e un opposizione in mano agli speculatori.
Già questo governo con questa manovra che dissanguerà le tasche degli italiani ha aperto la strada a nuove privatizzazioni. Il successivo, quello degli eredi di Prodi, come ha detto Enrico Letta, avvierà un grandioso programma di liberalizzazioni e privatizzazioni. E’ un miracolo, dice Napolitano.
Non ci resta che sperare in un nuovo 94. Quando l’outsider sconvolse, per un momento, i loro piani.
Sperando che questa volta sia qualcuno migliore. Che sia espressione dell’indignazione popolare e non dei miliardi di un satiro egomaniacale, volto a difesa dei suoi interessi.
Berlusconi giorni fa lo ha dichiarato: la guerra mi è stata imposta da Napolitano.
Allora, chi sono questi nemici di Berlusconi? Lo dice lui stesso, nel tempo: grande finanza internazionale, partito di repubblica, partito dei giudici.
Questi due splendidi esempi di soliloqui autoreferenziali bastano a squalificare completamente l’articolo. Non un minimo di analisi, di fonti investigative: tutto ruota attorno alle farneticazioni del “satiro egomaniacale”. Mi sono stupito di non trovare che il medesimo abbia affermato che fu il direttore dell’Economist a ordinargli di trombare Rudy per metterlo nei guai.
Vorrei poi chiedere all’autore se, come ha promesso Freda, voterà Berlusconi per contrastare la grande finanza internazionale (o qualsiasi altro suo nemico).
Che la guerra gli sia stata imposta da Napolitano è ovviamente una cazzata. Non ha avuto il coraggio di dire agli avversari che secondo la sua opinione (perché questa è la sua opinione) Gheddafi vale da solo mille volte più di tutti loro messi assieme. Se lo avesse detto, avrebbe detto la verità (la sua opinione in questo caso coincide con la verità). Ma ormai è all'angolo per il vizio delle troie e perché il Napolitano del centrodestra (Fini e mi scuso con Napolitano, perché a mio avviso Fini non vale un centesimo di Napolitano) lo hanno abbandonato. Dunque, da pover'uomo qual è ha agito per salvare il salvabile.
Tonguessy, il problema è se – escluse le leggi ad personam e per l'azienda (rete 4) – il centrodestra ha governato meglio o peggio del centrosinistra. A mio avviso la risposta è che non ha governato peggio. Se ha preso provvedimenti contro i lavoratori subordinati, li ha presi dopo che il centrosinistra aveva preso provvedimenti che il centrodestra, per tante ragioni, non avrebbe mai preso. Insomma, se il centrosinistra spalla una roccaforte del centrosinistra, vuoi impedire al centrodestra di rimuovere con una ruspa le macerie? Oggi il rischio è che la gente, per non far rivincere Berlusconi o il centrodestra, voti il centrosinistra anziché appoggiare chiunque si opponga al centrodestra e al centrosinistra. E' questo il rischio che a mio avviso va combattuto.
Quanto alle analisi, io ho trovato passi eccellenti come questo: "
In pratica, Berlusconi e i suoi alleati, pascolavano nello stesso campo che faceva gola a GS et similia. Erano sostanzialmente dei concorrenti. Mentre i suoi avversari politici, il cosiddetto centrosinistra, si accontentavano delle briciole. Appalti per le imprese controllate. Mettere i piedi in qualche consiglio di amministrazione delle banche (“abbiamo una banca? ” ricordate Fassino?) o di assicurazioni. E qualche ricca prebenda per farsi la barca".
@ Tonguessy
Guarda che io tutto potrò avere meno che simpatie per Berlusconi e/o qualcuno dei suoi alleati. La mia estrazione culturale è a sinistra. La società che vagheggio è certamente qualcosa che si avvicina ai valori che classicamente vengono ascritti alla sinistra.
Se cito lo stesso Berlusconi e/o i suoi alleati, nell'analisi dei suoi avversari, è perché a me sembra, in generale, che nessuno meglio di noi stessi possa sapere chi sono i nostri nemici. Non che questo basti. Tuttavia, se ci sono riscontri, e il quadro è credibile, perché non prendere in considerazione ciò che dice lo stesso Berlusconi? E comunque è semplicemente un espendiente retorico. Ora che, Economist e FT lo abbiamo attaccato senza soluzione di continuità in questi anni è un dato di fatto. Così come lo ha fatto Repubblica.
Io, in questi attacchi, ferma restando la mia condanna a tutto il sistema di potere e di allenaze berlusconiane, ci ho visto spesso disonestà intellettuale, pretestuosità, accanimento.
L'ovvia considerazione di aver visto queste qualità anche dall'altra parte non mi interessa. Siccome ritengo l'onestà morale una qualità essenziale in politica, sono disposto a riconoscerla ai miei avversari quando c'è, e anche, al contrario, a riconoscerne la mancanza in quelli che dovrebbero stare nel mio stesso campo.
Allora, indagare su come funziona il partito di repubblica, quali interessi difenda e obiettivi persegua, che, sottolineo, non sono i miei, e da questo indagare nel contesto internazionale in cui si muove, le alleanze oggettive, se contingenti o strategiche, mi sembra essenziale.
Berlusconi dice che i suoi nemici sono la grande finanza internazionale che l'economist rappresenta, e in italia il partito di repubblica. Dietro l'economist c'è Rotschild, esattamente come dietro a Goldman Sachs. I collegamenti con uomini che hanno gestito l'opposizione di questa banca d'affari sono noti e evidenti. Gli interessi messi in campo dalle privatizzazioni idem. Ti torna il quadro?
In questo articolo non ho insistito molto su questo argomento, perché altri lo hanno fatto meglio di me. Ho riportato questi articole nei precedenti articoli che cito all'inizio. Vedi ad esempio quello relativo alle posizioni in merito di Ferdinando Imposimato, che io ho conosciuto come persona intelligente, misurata, cauta, ma anche non priva di una certa ironia e arguzia. Persona sicuramente di sinistra. Persona sicuramente coraggiosa (vista la sua storia come giudice). Spero tu abbia letto e ascoltato, ciò che dice.
E tu, di fronte a tutto ciò, ti fermi all'espediente retorico usato di far semplicemente parlare Berlusconi nell'identificare i suoi nemici?
Va bon.
:::::::::::::::::::
@ Stefano.
Che l'attività di Napolitano sia stata febbrile, relativamente alla guerra contro la Libia è un dato di fatto. Che Berlusconi facesse il pesce in barile, pure. Non dimentichiamo che lo abbiamo accusato di renderci ridicoli con le sue dichiarazioni di amicizia, le accoglienze trionfali, eccetera,quando si trattava di Gheddafi.
Che Napolitano sia stato insolitamente determinato su la questione Libia, all'inizio e durante, mi pare una costante.
Che Berlusconi volesse ben poco, che la lega volesse per niente, (nella compagine di governo solo gli ex AN non vedevano l'ora, da una vita, di giocare ai soldatini in africa emulando i loro miti culturali) mi sembra un fatto.
Che i più fermi siano stati Napolitano e il PD anche.
Che i nostri interessi strategici, in quanto italiani e in quanto l'ENI italiana, fossero esattamente il contrario di andare a fare casino in Libia, visto che eravamo noi quelli che stavamo messi meglio, a livello internazionale, mi sembra, lo stesso, una certezza.
Allora, come spieghi questi due elementi in apparente contraddizione? Perché mai Napolitano è così deciso relativamente all'entrata in guerra quando questa lede pesantemente i nostri interessi?
Spiegami gli atteggiamenti dei vari attori in questa storia in un quadro politicamente credibile, in alternativa a quello che ipotizzo io e tranquillamente prenderò in considerazione quello che dici.
Non è che io segua una fede, nelle mie ipotesi, solo cerco di fare andare i pezzi di un puzzle a posto loro. Senza perseguire alcun fine precostituito e senza necessità di dimostrare teoremi.
Buzz,
quando ho scritto "che la guerra è stata imposta da Napolitano è ovviamente una cazzata" intendevo dire che alla fine la decisione la prende la maggioranza di governo. Il presidente del consiglio, il ministro degli esteri (che da un certo punto in poi è stato più attivo di Napolitano), il consiglio dei ministri e la maggioranza parlamentare.
In un momento di grande debolezza, Berlusconi, che è quasi cotto, non ha potuto sottrarsi alla figura meschina che ha fatto. O meglio non ha avuto il coraggio. Se avesse decisamente preso posizione; se avesse chiaramente detto: "Italiani, qui qualcuno è veramente stupidito o persegue interessi stranieri. Le guerre non si fanno, come si suol raccontare, per motivi umanitari. Si fanno per ragione di interessi e il nostro interesse è stare con la Libia", Napolitano non poteva fare nulla. Ecco il senso della mia frase. La guerra alla Libia va imputata in toto a Berlusconi.
Che il partito di La Repubblica sia un'appendice del partito democratico americano (non diversamente dal nostro PD) ormai è un dato di fatto. Tutti hanno constatato come, salvo articoli che dubitano su uno o più profili specifici, su La Repubblica non c'è mai stata e non ci sarà mai una critica sistemica di Clinton, di Obama, della Pelosi, della politica degli Stati Uniti, ecc. ecc. Né ci sarà mai una critica ai nostri politici per il fatto che essi identificano il nostro interesse con quello statunitense.
Il codardo Berlusconi ha perso l'occasione per dichiarare agli italiani: "italiani, forse io mi faccio spesso i miei interessi. Ma i miei avversari sono peggiori di me. Fanno gli interessi di gruppi stranieri". In fondo doveva soltanto dire la verità.
In questo senso sono completamente d'accordo con te. E' chiaro che la responsabilità ultima per questa infamia della guerra in libia (la definisco tale pur non avendo minimamente in simpatia il dittatore Gheddafi) ricada sul presidente del consiglio di questo governo, sul parlamento che l'ha votata, sul presidente della repubblica che non si è opposto sulla base dell'art. 11 della costituzione, sul ministro degli esteri cerchiobottista ma comunque allineato. Ad ognuno secondo le sue responsabilità costituzionali.
Se il governo non fosse assolutamente debole a livello internazionale, i franscesi e gli americani non avrebbero attaccato la Libia, costringendoci a rimorchio in guisa di Tafazzi.
Tuttavia che opposizione e presidenza della repubblica siano stati insolitamente solerti ad allinearsi sulle posizioni degli aggressori è stato un fatto tale da avere una rilevanza politica notevole. E' stato significativo. Potevano tenere, se disinteressati, un basso profilo.
Invece al contrario sono stati propositivi. Hanno dettato la linea, come si suol dire.
E io in questo ci leggo un messaggio ben preciso, non lo ritengo casuale.
@Buzz
Le mie critiche sono relative al metodo usato; in qualsiasi processo sensato il difensore non può essere fisicamente anche il giudice. Se io dico che Tizio mi perseguita sarebbe bene che ci fossero fonti della CONTROPARTE (amici di Tizio) che lo confermano, offrendo la prova definitiva.
Detto questo non ho mai capito nè capirò mai l'atteggiamento curioso di gente che ha in antipatia Berlusconi ma che ne prende in qualche modo le difese.
Per quello che riguarda le lotte intestine ai vertici della politica NON POSSO CHE RALLEGRARMENE. Mi auguro che Berlusconi, dopo avere scannato Murdoch (ve la ricordate la storiella dell'IVA?) venga scannato dal FT, che D'alema venga scannato da Bersani così come Fini fu scannato da Berlusconi, e via dicendo: tutto lavoro in meno per noi, che ci ritroviamo non un fronte compatto ed unito, ma tante persone frustrate e divise. Divide et impera: non succede solo a noi, per fortuna.
@ Stefano
"Tu credi che qualsiasi frase che non parli male del berlusca…."
Si chiama Argumentum ad personam, ed è quel sofisma che sposta l'asse del discorso da ciò che era l'oggetto della discussione al soggetto che sta argomentando.
Mi sarebbe piaciuto leggere argomentazioni, non essere iscritto nel libro dei cattivi (peraltro frequentato da una maggioranza che, evidentemente, conta gran poco).
Una volta per tutte: quando c'è da parlar male di questo centrosinistra ne parlo malissimo. E quando c'è da parlar male di questo centrodestra ne parlo malissimo. Perchè mi si chiede continuamente se penso che i primi siano meglio dei secondi? Dov'è, Cristo Santo, che avrei mai lasciato intendere questa opinione?
Alla domanda se siano meglio i primi rispetto ai secondi ho già risposto in passato con una domanda (lo so, lo so, che non risponde con una domanda, ma a questo punto se saltano le regole facciamo che saltino per tutti) :
ma voi preferite un pugno nello stomaco o un calcio sulle palle?
Possiamo tentare di uscire da questa inutile dicotomia?
Cioè, secondo te, tutto il problema sarebbe nella frase "Allora, chi sono questi nemici di Berlusconi? Lo dice lui stesso, nel tempo: grande finanza internazionale, partito di repubblica, partito dei giudici."
Per cui se avessi scritto: "In questi anni Berlusconi ha ricevuto attacchi continuati, oltre ovviamente dalle opposizioni, soprattutto da giornali come Economist e Financial Times e, più raramente, dal Wall Street Journal all'estero e dal network Repubblica-Espresso in italia. " eccetera eccetera… allora andava bene? Il fatto cioè di usare le stesse parole di Berlusconi come espediente retorico per buttare giù poi di seguito la *mia* analisi, non certo la *sua* difesa, inficia tutto il ragionamento?
Boh.Francamente mi pare una strana logica. Mi sarei aspettato critiche, distruttive o costruttive, di diverso tipo.
Ad esempio, non tocco per niente la questione "giudici". E invece la questione sarebbe da toccare eccome, ma è un ginepraio.
Non difendo assolutamente Berlusconi. Anzi, per quanto attiene i "meriti" che taluni cercano di riconoscergli, quelli di aver cercato di fare una politica energetica indipendente da quella americana, io affermo che lui probabilmente non ha fatto altro che appropriarsi (forse incautamente per lui stesso) dei risultati delle politiche ENI, azienda che si muove come ogni altra grande azienda multinazionale, cercando di fare i suoi interessi, di mangiare per non essere mangiata, e che, essendo italiana, codesti interessi possono essere visti come coincidenti con quelli italiani.
Scrivo: "Ma qui a questo punto stiamo distinguendo fra due diverse specie di criminali. Ma sempre di criminali parliamo."
E io difenderei Berlusconi?
Prendi il caso Mills. Condannato in secondo grado. Berlusconi si è affrettato a dichiarare ”All’interno del Pdl c’è la richiesta di una commissione di inchiesta per verificare se nella magistratura c’è un’associazione con fine a delinquere“. In quel periodo sono saltati fuori i manifesti "via le BR dalle procure". Ora mi sembra abbastanza evidente che Berlusconi abbia tutti gli interessi di qualsiasi inquisito: dichiararsi innocente e incolpare la giustizia di fraintendere i fatti.
Che ci siano due fazioni al riguardo è fuori dubbio. Il punto non è se ci sono fazioni, ma se la legalità viene in qualche modo violentata o rispettata. Accusare l'altra fazione di manipolare costantemente il giudizio per propri fini è semplicemente ridicola, perchè questo è lo scopo di qualsiasi dialettica: avere ragione. Il vero problema è capire se la ragione è presunta o reale. I fatti sono un'indubbio aiuto in tal senso. Le dichiarazioni di fumus persecutionis alla luce dei manifesti "via le BR dalle procure" suonano molto stonate. Se vuoi quindi protare avanti delle tesi, sarebbe opportuno che ci fossero dei fatti a supporto (e non le dichiarazioni dell'imputato). Che Repubblica ed Il Fatto (Travaglio in particolare) ce l'abbiano con Berlusconi per una serie di motivi è vero. Sarebbe questo un problema? Dimostra forse che esistono dei Poteri Forti che vogliono fargli la pelle o è un semplice indicatore di pluralità di informazione?
Ripeto comunque la mia posizione: stigmatizzo la necessità di aiutare le elites a massacrarsi a vicenda. Forniamo loro alabarde, fucili a pompa, mazze ferrate e qualsiasi altro oggetto che sia di utilità per il loro reciproco sterminio. Cadere nel tranello di sostenere una parte piuttosto che l'altra è un grossolano errore politico.
@Tonguessy fai del sofismo. Sei ideologizzato dal gruppo l'espresso, per te battere Berlusconi risolverebbe metà dei problemi dell'Italia.
Questo a distanza di due anni e mezzo non è successo nonostante B. sia stato fatto fuori.
@buzz ha fatto un analisi basandosi sui fatti.
Mica ti capisco. O meglio capisco che non mi spiego.
Repubblica può avercela con Berlusconi per un bel po' di motivi. E anche l'Econimist. Così come la magistratura, può inquisire Berlusconi per un bel po' di motivi, e lo fa.
Questo può significare solo che Repubblica e Economist dissentono da Berlusconi e che la magistratura ha trovato indizi (e magari prove) tali da inquisire Berlusconi.
Questo in teoria dovrebbe essere, né più né meno. In genere basta fermarsi ai fatti.
Dopodiché però, vedo che però Repubblica e Economist non sono animati dalla stessa apparente moralità o imparzialità su altri argomenti, e quindi mi chiedo perché Berlusconi sì e altri no. Idem potrei chiedermelo per la magistratura, ma non lo faccio, perché come ti dicevo è un ginepraio nel quale per ora non ho capacità di districarmi (anche se ho forti sospetti che non mi piacerebbe trovare quello che troverei).
Cercando di capire questo perché mi imbatto in interessi tali che, non già per difendere Berlusconi, quanto perché appare evidente che di costoro non c'è da fidarsi, in quanto della stessa risma, se non peggio, del suddetto Berlusconi.
Punto.
Non difendo nessuno, anzi il contrario.
E allora vediamo di capirci. La richiesta che la conferma dei fatti venga da "amico di Tizio" come dicevo, è la lettera di Mills (amico di Berlusconi) che affermava di avere intascato 600.000 $ per fuorviare le indagini. L'ha detto lui, non è stata una ricostruzione falsata da pregiudizi della controparte. In cambio cos'ha fatto Berlusconi? Ha dichiarato guerra ai giudici, accusandoli di essere dei comunisti che hanno in mente di sobillare lo Stato. Cioè esistono dei Poteri Forti che stanno tramando contro Berlusconi. Ora, comunque la si voglia vedere, tutta la questione ha del ridicolo. Ma forse sto dando per scontato troppe cose.
Proviamo adesso a osservare le cose da un punto di vista diverso. Murdoch sta passando dei guai seri. Prima si è visto raddoppiare l'IVA da Berlusconi, giusto per mantenere fede all'inviolabilità del conflitto di interessi. Può darsi che a seguito di questo abbia aizzato FT o l'Economist a stilare articoli al vetriolo nei confronti del nostro premier. Embè? Se ne fosse stato buono il premier, tutta sta cagnara non sarebe venuta fuori. Ma adesso le cose sono cambiate, e Murdoch è nell'occhio del ciclone per quelle intercettazioni da "media del dolore" che hanno causato la chiusura di News International. La differenza tra Murdoch e Berlusconi è che lui non ha contrattaccato i giudici bolscevichi e la stampa comunista che gli si è accanita contro. Semplicemente ha accettato quel confronto con le istituzioni che Berlusconi si è sempre rifiutato di fare, appellandosi ad un pretestuoso "scontro" con i Poteri Forti di cui, giova ricordare, è un esponente di spicco. Al punto da essere riuscito a rifilare quella stilettata a Murdoch che ho menzionato. Provate voi a fare lo sgambetto a Murdoch senza avere una posizione privilegiata come quella del premier.
Voglio poi fare un rapido discorso sugli orfani della sinistra: la perdita del padre (inteso come entità capace di proporre schemi e progetti) può portare ad una relativizzazione estrema. Se manca il mio progetto, manca qualsiasi progetto, questa in estrema sintesi il processo cognitivo e psicologico. Beh, non è così. D'accordo, è morto Berlinguer ed il PCI. Prendiamone atto. Nessuno è stato in grado di ricompattare la Sinistra alla sua morte. Vero. Tutto è diventato indifferenziato centro, con sfumature varie ma inconsistenti. Verissimo. E allora? Manca una proposta sensata, che sappia raccogluiere quell'eredità e portarla ai tempi nostri. Questo non può essere motivo di relativizzare i rapporti politici. Se esiste la sinistra, non è perchè qualcuno si è eretto a paladino della medesima, ma perchè è ancora presente nelle nostre memorie e nella nostra Storia cosa essa significhi, anche se non esiste corrispondenza nel quadro politico attuale. Gli interessi della sinistra non sono nè le poltrone nè gli atteggiamenti, ma l'equo accesso alle risorse da parte di tutti. Tentiamo di ricordarcene. Nel caso, forniamo alle elites che si stanno dando battaglia quei fucili a pompa che ci possono agevolare nel compito ingrato di sottrarre loro quell'egemonia su cui hanno basato il loro sfrontato successo.
La tua teoria delle elite che si fanno guerra e che il risultato di questa guerra porterebbe dei vantaggi a noi Popolo, fa acqua da tutte le parti.
Dopo che un unico gruppo di potere avrà eliminato tutti gli altri, chi comanderebbe?
Un unico gruppo di potere egemonico, a quel punto ci sarebbe lo scenario che qualcuno ha chiamatato New World Order.
Credo invece sia più importante per noi cercare di costruirci una Consapevolezza delle dinamiche del potere, basandonci esclusivamente sui fatti e non sulle Ideologie
Quindi secondo te non è verosimile che Berlusconi possa essere attaccato, oltre che per sacrosanti e giustificati motivi di divergenza politica, nonché perseguito per indizi (e prove) di comportamenti fraudolenti, anche da pescecani suoi pari, o più grossi anche, per meri motivi di interesse.
Ne prendo atto rispondendoti con totò: ma mi facci il piacere, mi facci.
Se Berlusconi è attaccato ANCHE da pescecani suoi pari, non può essere che motivo di gioia e NON di preoccupazione per noi tutti che combattiamo le elites. Ho cercato di spiegarlo a più riprese ma evidentemente qui esiste un radicamento ideologico che nessun ragionamento riesce a disarcionare. Vabbè, ti faccio il piacere, così la smettiamo.
Invece per me non è né motivo di gioia, né di preoccupazione. Lo considero un elemento importante, specie se riscontro oggettive convergenze di questi altri pescecani con quella parte politica che dovrebbe rappresentare l'alternativa alla banda berlusconiana. Questo dato mi fa ricostruire quello che è accaduto, il senso di certe scelte, la situazione presente e mi da modo di intuire le direzioni future. Ammesso ovviamente che la mia analisi, appena abbozzata del resto, tenendo conto della complessità dell'argomento, sia corretta.
Il radicamente ideologico di cui parli mi sembra coincida, semplicemente, con la voglia di capire. Il tuo mi sembra invece quello di un agit-pro di partito.
La logica sottesa al tuo ragionamento, "il nemico del mio nemico è mio amico" proprio non mi appartiene.