Chiudete la borsa (inizialmente USA s.p.a.)

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  1. stefano.dandrea ha detto:

    Uriel ha spiegato con la consueta acutezza e violenza (in queste materie sono la medesima cosa) un concetto evidente. Molto brutalmente, senza ragionamenti tecnici, avevamo sostenuto la medesima tesi: Popoli e intermediari finanziari https://www.appelloalpopolo.it/?p=3947 . In qualche modo Uriel con più pazienza ha dato la spiegazione logica delle ragioni per le quali un popolo e una classe dirigente che voglia essere tale non devono sottostare alla dittatura dei mercati. La conclusione, a rigore, deriva anche da una semplice valutazione morale. Noi infatti avevamo scritto:

    "Un popolo e uno stato non sono dignitosi se si assoggettano al giudizio dei “mercati finanziari”. "; "Non è dignitoso il popolo che si lascia assoggettare dai mercati finanziari. Perciò molti popoli meritano la sorte che subiranno".

    E' giunto il momento di dire basta. E non serve a nulla paventare sacrifici che deriveranno per uno o altro ceto economico o sociale. Se la logica e la morale palese e quindi universale (dunque la vera morale) impongono a un popolo di liberarsi dalla schiavitù imposta dai mercati finanziari, l'obiettivo deve essere posto e raggiunto costi quel che costi. Ma su questo punto dovremo tornare.

  2. Daniela ha detto:

    Non sottoscrvo per intero questo articolo ma ne aprovo il succo, come segnalato da D'Andrea. Dice una gran verità quando rileva che è necessario, per un popolo, imbrigliare il mercato, non adeguarsi ad esso, bloccare la speculazione, con un governo forte, in grado di farlo, retto da princìpi che camminano sulle gambe di una classe dirigente responsabile, autorevole.
    Occorre però guardare le società attuali con occhio critico ma soprattutto per imparare. I fatti di Londra di questi giorni ci dicono che non sta iniziando una rivolta al sistema capitalistico consapevole, o non c'è solo pura lotta razziale nei ghetti. Secondo quello che appare a prima vista ci sono bande di ragazzini che fanno razzia di prodotti tecnologici rompendo le vetrine. E' anarchia in senso deteriore, caos. La società occidentale è malata in tutti i sensi e la barbarie può rischiare di prevalere.

  3. stefano.dandrea ha detto:

    Cara aniela,

    la tua osservazione è ineccepibile. Ma non può diventare un freno all'azione politica.

    Credevamo che fossero finiti i tempi rivoluzionari; come altri credevano finita la storia. Ma la storia è molto più vitale degli spenti giovani anglosassoni.

    I ragazzini di cui parli, potrebbero essere pronti a diventare forze di sostegno a idee egemoniche. Perciò è importante conquistare l'egemonia. Essi, che in una situazione di stabilità andrebbero rieducati, oggi vanno persuasi e guidati. In ogni caso o sosterranno idee buie e reazionarie o idee rivoluzionarie. O saranno truppe del nemico; o saranno truppe delle idee rivoluzionarie. Fino ad ora milioni di consumatori hanno dato forza alle idee liberistiche; e miliardi di dollari a credito hanno spento l'animo dei consumatori. Tutto questo sta finendo (ma potrebbero volerci anche altri cinque anni). E' chiaro che la condizione di quei ragazzi fa di loro semplicemente una truppa – questa è una verità che può dispiacere ma è una verità. Io credo che saranno piuttosto truppe del nemico e in tal caso non si dovrebbe avere alcuna pietà. Ma la lotta contro le caste, le idee che hanno sostenuto e gli istituti che hanno introdotto sarà lotta di Fronti (popolari) molto compositi. Perciò bisogna andarci cauti con le condanne e conquistare l'egemonia. Bisogna avere pazienza prima di esprimere il giudizio e fiutare l'aria con attenzione (cito il cinico Tonguessy). Per quanto possa sembrare assurdo, credo che ogni grande rivoluzione (non diversamente dalle più terribili reazioni) sia stata realizzata (non da, bensì) anche grazie a truppe come quelle che stiamo vedendo in azione. 

    Il cambiamento implica l'assunzione di rischi. Le conquiste implicano sacrifici. Le forze sopite si sveglieranno. Gli attriti aumenteranno. La violenza aumenterà. Tutto ciò non è in sé bello. Ma è la condizione in cui si sono verificati tutti i grandi cambiamenti della storia.

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