La guerra commerciale: bando ai moralismi
di STEFANO D’ANDREA
La guerra commerciale.
La guerra commerciale promessa da Trump in campagna elettorale, sebbene sia appena iniziata, ha già scaldato gli animi e dato vita sia a scaramucce verbali che a provvedimenti governativi con i quali sono stati posti dazi e contro-dazi.
Ingenuità sovranista.
Nell’ambiente sovranista – soprattutto in quello, frettoloso e sovente ingenuo, talvolta, purtroppo, persino di ispirazione socialista, che sostiene il governo, sia pure nella forma del sostegno al “meno peggio” -, si è andata diffondendo una tesi assurda che semplifica e banalizza. Essa muove dal punto di vista che tutti faranno ciò che dice Trump e che nessuno reagirà ai provvedimenti di Trump o che, se qualcuno reagirà, sarà travolto. Sul fondamento di tale insensato presupposto, i nostri ingenui amici concludono che l’Unione Europea è di fatto finita, o che Trump costringerà la Germania a uscire dall’euro, o che la costringerà a inflazionare, con pretesi vantaggi per noi europei del sud. Alcuni poi, avendo avuto le traveggole, hanno visto un’Italia già allineata con Trump.
Siccome poi gli ingenui hanno la necessità di convincersi che tutto ciò che è conveniente è anche giusto, vi sono sovranisti che avvertono il dovere di precisare che i dazi di Trump sono sacrosanti perché colpiscono paesi – gli europei e in particolare Francia e Germania, ma anche il Giappone, la Cina e il Canada – che sono in sistematico avanzo commerciale con gli Stati Uniti. In particolare i provvedimenti di Trump sarebbero giusti nei confronti della Germania che, servendosi di una moneta (l’euro) sottovalutata rispetto alla sua economia, conseguirebbe nei confronti degli USA un vantaggio particolarmente ingiusto.
Al merito del tema dedicherò un successivo articolo. Per ora è necessario sgombrare il campo da alcune forme di moralismo, che traggono fondamento da residui (spesso inconsapevoli) di ideologia liberoscambista e globalista, nonché da alcuni cattivi insegnamenti che divulgatori di successo hanno diffuso, assieme ad altre buone e utili informazioni e valutazioni.
Bando al moralismo (e al liberoscambismo) quando si discorre di dazi.
Si tratta di impostazioni apparentemente sovraniste ma in realtà liberoscambiste e moraliste, oltre che ingenue. Liberoscambiste perché considerano i dazi giustificati solo se posti da chi è in deficit e in particolare contro chi è sistematicamente in avanzo. La moralità dei dazi consisterebbe nel generare un riequilibrio della bilancia commerciale, ponendo fine a uno squilibrio posto in essere da un furbo o da un approfittatore o da un manipolatore di valuta. I “cattivi” in questa occasione sarebbero principalmente Germania, Francia, Canada, Cina e Giappone. Nemmeno si riflette sul fatto che il “buono” che avrebbe subito anni o decenni di ingiustizia sarebbero nientemeno che gli Stati Uniti!
In realtà i dazi sono sempre esercizio di sovranità e sono sempre morali, dal punto di vista dello Stato che li mette, anche se decisi da uno Stato in surplus con riguardo a uno specifico settore strategico nel quale è rimasto indietro e che rischia di scomparire se non protetto o rilanciato, oppure per colpire il maggior settore industriale di uno Stato un tempo alleato ma ora, per varie vicende, avversario geopolitico. I dazi, come tutte le bardature economiche, tutelano interessi di una parte del popolo e ne sacrificano altri. Essi poi nel rispetto dei trattati commerciali, bilaterali o multilaterali, stipulati da uno Stato, sono sempre legittimi. E addirittura, in un tempo di sei mesi, ogni Stato si libera da tutti i vincoli assunti come membro dell’Organizzazione Mondiale del Commercio e di tutti i vincoli nascenti dai Trattati multilaterali stipulati in qualità di membro dell’OMC, e quindi sarà libero di mettere pressoché i dazi che vuole. Prevede infatti, sotto la rubrica “Recesso”, l’art. XV, primo comma, dell’ Accordo che istituisce l’Organizzazione mondiale del commercio che “Ciascun Membro può recedere dal presente Accordo. Detto recesso si applica al presente Accordo e agli Accordi Commerciali multilaterali ed ha effetto allo scadere del termine di sei mesi a decorrere dalla data in cui il Direttore generale dell’OMC ha ricevuto notifica scritta del recesso”.
Bando al moralismo (e al liberoscambismo) quando si discorre di mercantilismo.
Un’altra accusa moralistica è indirizzata spesso, anche e direi soprattutto in ambiente sovranista, agli Stati mercantilisti, ossia agli stati che perseguono un sistematico avanzo nella bilancia commerciale. Ora, soltanto una impostazione liberoscambista e l’idea che gli scambi internazionali debbano crescere continuamente con equilibrio delle bilance commerciali, può condurre a muovere un’accusa a uno Stato mercantilista. A parte che la Cina secondo questa visione ingenua e moralistica sarebbe una cattiva potenza che colonizza gli Stati Uniti da anni, la verità è che un paese mercantilista non può fare niente di male a un altro paese, se quest’ultimo non decide di accettare disavanzi. La possibilità di mettere dazi, di fissare quote e prima ancora di vincolare la circolazione dei capitali, non autorizzando importazioni o certe importazioni o una certa percentuale di importazioni dal paese mercantilista, assicura a ogni stato la possibilità di rimanere in pareggio con ogni altro stato, se soltanto lo desidera. Qualunque prolungato deficit nella bilancia commerciale è stato “voluto” dal paese in deficit, che avrebbe potuto per tempo evitare importazioni (a parte fonti di energia e materie prime). Gli USA hanno voluto l’enorme squilibrio nella bilancia commerciale che hanno con la Cina, compensato, nella bilancia dei pagamenti, dall’acquisto di titoli del debito pubblico e altri pezzetti di carta da parte della Cina.
Una situazione particolare è quella che si verifica in Unione Europea, dove il mercantilismo tedesco, all’interno dell’Unione Europea, è stato reso “automatico” dall’adozione dell’euro, una moneta sottovalutata per l’economia tedesca e sopravvalutata per altre economie, sebbene oggi tutte le economie europee siano in surplus nella bilancia commerciale, considerati anche i rapporti con i paesi esterni all’Unione Europea, perché è bastato deflazionare a sufficienza per rimettere a posto i conti con l’estero (e salvare, momentaneamente, l’Unione europea). Tuttavia, anche in questo caso non vi è ragione di prendersela con la Germania, che si avvantaggia del mercato unico e dell’euro (bisogna prendersela con Maastricht e con l’Euro e quindi con la classe dirigente italiana che ha voluto e mantenuto i vincoli di Maastricht ed è voluta entrare nell’euro). La soluzione è a portata di mano. Basta che Governo e Parlamento esercitino la sovranità e recedano dall’Unione europea e lo squilibrio nella bilancia commerciale con la Germania cesserà immediatamente. Tutte le tesi che danno colpa alla Germania sono liberoscambiste, unioniste e moraliste. Esse vorrebbero che l’Unione europea continui ad esistere con l’Italia dentro; condividono l’obiettivo di ampliare continuamente il commercio estero perseguendo il libero scambio; e perciò vorrebbero che la Germania, per realizzare questi fini che sono i fini dei critici (non è detto che siano i fini della Germania), accettasse modifiche dei trattati ad essa sfavorevoli! Moralismo liberoscambista allo stato puro!
Ideologia sovranista.
I sovranisti negano che l’Italia debba perseguire continuamente l’aumento del commercio estero; rammentano che le industrie dell’IRI, negli anni settanta, producevano per il 90% per la domanda interna; sanno che lentamente si deve proseguire una riduzione del commercio estero; sanno che più l’economia si chiuderà (che non significa perseguire l’autarchia), più sarà possibile far crescere la quota salari (sulla quota profitti) e i redditi da lavoro autonomo di chi si abbevera sul mercato interno; sanno che economia “non aperta”, sebbene non autarchica, e socialismo democratico stanno e cadono assieme; sono consapevoli che ciò è possibile soltanto recedendo dall’Unione Europea; non pretendono niente dai governi di Germania, Francia o di altri Stati; non li accusano e quindi non alimentano sciocco nazionalismo; sanno che la tragedia italiana è stata colpa esclusivamente della classe dirigente italiana; hanno appreso la lezione che un popolo se non esprime una classe dirigente adeguata, che sappia volere e sapere con lungimiranza, precipita sulla scena del mondo fino a scomparire e prima cade in povertà e depressione; vogliono diffondere queste convinzioni tra i cittadini italiani, perché sanno che dall’Unione Europea si uscirà soltanto se andranno al governo partiti che avranno chiesto voti principalmente se non esclusivamente per uscire; e devono cominciare a distinguere sé stessi dai falsi sovranisti che in realtà sono soltanto critici dell’Unione Europea perché altro-europeisti o addirittura più-europeisti.
Nel merito del tema della guerra commerciale, i sovranisti lo affrontano senza moralismi pro e contro dazi e mercantilismo, al solo fine di prevedere in quale misura, direttamente o indirettamente, essa potrebbe condizionare la soluzione della “questione italiana”: l’unica che ci sta a cuore; la ragione della nascita dei sovranisti italiani.
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