L’eredità
di LUCA RUSSI (FSI Arezzo)
Diversa gente afferma che la Costituzione del ’48 sarebbe stata una solenne presa per i fondelli, sulla quale non sarebbe possibile rifondare alcunché.
Per qualcuno la Costituzione ci sarebbe stata imposta – addirittura sotto dettatura – dagli “Amerikani” (cioè dagli Usa, nazione egemone già dalla fine della I Guerra mondiale, alla quale appartiene quella stessa grande banca d’affari che accordò un prestito-monstre di 100 milioni di Lire a Mussolini e che in un “paper” di qualche anno fa auspicava la riforma in senso liberale delle costituzioni nate in seguito alla lotta di liberazione dai regimi nazi-fascisti, che per ciò stesso sarebbero “troppo socialiste”);
per qualcun altro (che non riflette mai abbastanza sul fatto che la Costituzione è “solo” la fonte di diritto principale, ma poi spetta al legislatore mettere in pratica quei valori e quei princìpi conformando ad essi la propria attività legislativa) sarebbe troppo vaga, e quindi non sufficiente;
qualcun altro ancora la ritiene troppo moderata perché frutto di “compromesso” (parola che chissà perché dovrebbe connotare un qualche tipo di accordo da intendere sempre e comunque al ribasso) tra le diverse forze politiche che rappresentavano gli Italiani, che oramai avevano chiaramente rifiutato la disastrosa esperienza del Regime fascista (il consenso allo Stato-fantoccio della repubblica di Salò fu bassissimo, anche se tecnicamente si può ben parlare di guerra civile, essendo stata combattuta pur sempre anche da italiani contro altri italiani);
ed infine ci sono perfino quelli che si dolgono del fatto che la Costituzione assuma, per delineare la forma parlamentare, i princìpi “borghesi” della democrazia liberale (separazione dei poteri, suffragio universale, rappresentanza, etc.), invece che forme di diretta rappresentanza politica da parte dei “lavoratori” (cioè dal Trattato di Lisbona si pretenderebbe oggi di passare direttamente ai Soviet, e senza nemmeno ritirare le 20.000 Lire dal “Via”)…
Per cui per tutti quanti costoro bisognerebbe concludere che, insomma, fermi tutti: ci siamo sbagliati, anzi, per meglio dire, i Terracini, i Lelio Basso, Ruini, Calamandrei, Dossetti, Fanfani, le Jotti, i La Pira, Lussu, Di Vittorio, Moro, Costantino Mortati, Saragat, Togliatti, Ezio Vanoni – e chissà quanti altri ne avrei dovuti doverosamente citare tra i più famosi e meritevoli dei più di 500 grandi uomini che fecero parte dell’ Assemblea Costituente – si erano tutti sbagliati, e chi oggi, immerso fino al collo nella miseria morale, politica e intellettuale derivata da più di trent’anni di riflusso gastrico liberale (e liberista), al punto da non riuscire neppure più a discernere quel che è giusto e possibile da quel che è sbagliato o assolutamente, scioccamente utopistico, con i poveri mezzi a sua disposizione, avrebbe capito perfettamente tutto e sarebbe dunque nella ragione.
Beh, ascoltate una cosa, ragazzi: fatevi un bel bagno di umiltà, meglio se accompagnato da un tuffo vero e proprio in acqua gelata, ché la stagione è propizia e forse la cosa aiuterebbe a schiarirsi un pochino le idee…
In effetti, si dà il caso che l’unica fortuna che ha questo disgraziato Paese è proprio quella di poter contare sul fatto che quando usciremo (perché prima o poi ne usciremo) dal manicomio neo-liberista dell’Unione Europea e ci troveremo finalmente, nuovamente liberi, per non correre il rischio di essere sballottati come gusci di noce in mare aperto, avremo immediatamente a nostra disposizione la bussola della Costituzione, vale a dire l’immenso patrimonio dell’ eredità che ci lasciarono gli uomini di cui sopra (che mai avrebbero immaginato l’ abisso in cui anche per colpa nostra che non abbiamo più vigilato, partecipato, militato, saremmo stati nuovamente precipitati dopo pochi decenni), e allora la sfida più grande sarà quella di liberare nuovamente le sue straordinarie energie e potenzialità a beneficio di tutto il popolo italiano, buttando nella pattumiera della Storia tutte le cosiddette “riforme” con cui negli anni più recenti è stata sfregiata.
Questo è quel che ci siamo messi in testa di fare noi del Fronte Sovranista Italiano sin da quando abbiamo deciso di fondare il partito del ritorno al modello costituzionale – che può essere perseguito solo passando per il recesso unilaterale dall’ UE – nel 2016, e piccoli come eravamo essendo appena nati, ci siamo buttati a capofitto come un sol uomo e con tutte le poche forze che avevamo nella prima battaglia davanti alla quale ci siamo trovati (quella del No alla ennesima contro-riforma costituzionale, quella di Renzi e della Boschi), e questo è quello che faremo, pur con tutte le difficoltà immense che la costruzione dal basso di un nuovo partito popolare comporta, come dimostra la vicenda per noi dolorosa dell’ imprevisto stop nella presentazione di una nostra lista alle regionali del 2019 in Abruzzo, a causa di una legge elettorale al limite dell’ incostituzionalità che svilisce la partecipazione democratica e che sembra fatta apposta per sbarrare la strada a forze politiche nuove e non compromesse con la deriva degli ultimi decenni; dovessimo impiegare altri 20 anni per farlo.
Quindi buon 2019 a tutti gli uomini e le donne di buona volontà e pazienza per gli altri, perché ci toccherà liberare anche loro.
W la Costituzione del ’48 e viva la Repubblica sovrana!
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