Sovranismo vs. globalismo capitalista
di Luca Mancini (FSI Roma)
Il sovranismo è indubbiamente destinato ad essere una grande ideologia socio-economica, che giocherà un ruolo importante nella storia del XXI secolo. Essa è basata su due concetti molto semplici: libertà per la propria patria e giustizia sociale per il proprio popolo. Tuttavia, a questo punto, noi del FSI che siamo stati i primi ad utilizzare questo termine in questo senso, dobbiamo porci una questione cruciale: esso è esportabile? La risposta è ovviamente no.
Il sovranismo non può in nessun modo essere imposto ad un altro Paese con la forza, poiché andare a ledere la sovranità di un altro Stato sarebbe contro la natura stessa del sovranismo, il cui principio primario è il rispetto della sovranità, sia propria che altrui. Si può non essere d’accordo con le scelte intraprese da un altro Paese e con esso si può discutere anche animatamente al riguardo, ma non gli si può imporre la propria visione socio-economica con la forza, anche perchè ciò violerebbe palesemente l’art.11 della Costituzione, il quale afferma a chiare lettere che “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Ciò dovrebbe già essere sufficiente a mettere a tacere per sempre coloro che accusano il sovranismo di essere l’anticamera della guerra. Tra l’altro, questi signori che si riempono la bocca con frasi del genere sono gli stessi che hanno seminato guerra e instabilità in Siria, Yemen, Ucraina, Afghanistan, Libia etc. La verità è che mentre il sovranismo non ha nessun motivo di ledere la sovranità di un altro popolo per imporre la propria visione socio-economica, il suo contraltare ideologico, il globalismo capitalista-liberista, ha un palese interesse nel farlo, poiché è un sistema che genera cicliche crisi di sovrapproduzione e che ha continuamente bisogno di nuovi mercati per esportare i propri prodotti, oppure ha necessità di accedere a materie prime a basso costo (neocolonialismo), oppure per soddisfare la smodata avidità del capitalista cerca sempre di abbassare il costo del lavoro e per questo gli fanno comodo situazioni di instabilità in determinati Paesi e conseguenti migrazioni. Il globalismo capitalista-liberista è la fonte della guerra in questo mondo, poiché accetta soltanto la propria visione del mondo e ognuno che vi si oppone diventa automaticamente un terrorista o un fascista, a seconda dei casi, da eliminare fisicamente. In questo modo, esso opprime la libertà degli altri popoli con una spietata e subdola forma di neocolonialismo e, inoltre, semina dappertutto disuguaglianze e ingiustizie sociali.
Il sovranismo, al contrario, accetta serenamente la diversità per il principio suddetto e ora se ci si sta chiedendo quanti sovranismi possono esserci, la risposta è: uno per ogni Stato. D’altronde tutte le grandi ideologie hanno delle sfumature: il capitalismo statunitense è sempre stato diverso da quello italiano, tanto che “il capitalismo all’italiana” era una frase simbolo della Prima Repubblica; il comunismo si è manifestato in innumerevoli varianti e anche il fascismo era diverso da Stato a Stato, basti pensare alle differenze tra la Germania nazionalsocialista e l’Italia fascista o la Spagna franchista etc.
Ogni popolo deve essere libero di gestire la propria sovranità come meglio crede, senza ledere quella del vicino. Era il sogno di Mazzini: una comunità di libere nazioni in liberi Stati. Un sogno che siamo ancora molto lontani dal realizzare, ma che costituisce indubbiamente la via per la pace.
La guerra come strumento di offesa serve soltanto a opprimere un altro popolo. Essa è ben diversa dalla rivoluzione la quale è uno strumento sociale e serve al popolo e ai rivoluzionari per liberarsi dal giogo neocoloniale del globalismo capitalista-liberista. Essa si verifica soltanto laddove non c’è giustizia sociale e/o la propria patria è soffocata dai conquistatori, ovvero in assenza di sovranismo. Non va dimenticato che la sovranità è uno strumento per affermare la giustizia sociale e ovviare alle disuguaglianze generate dal globalismo capitalista-liberista. Un Paese sovrano, libero, indipendente e socialmente giusto non ha alcun interesse a far la guerra ad un altro Stato, anzi esso sarà sicuramente più incline al dialogo. Invece, se un Paese siffatto vuole opprimerne un altro significa che non sta riconoscendo la sovranità, la libertà e l’indipendenza altrui e ciò per un sovranista è veramente intollerabile.
Dunque il nemico è definitivamente individuato nel globalismo capitalista-liberista, al quale va mossa una lotta senza quartiere poiché esso è la fonte primaria di guerre e disuguaglianze sociali. In queste condizioni, il militante sovranista non può che simpatizzare per il proprio simile che in un altro Paese combatte per riconquistare la propria sovranità e garantire, attraverso essa, giustizia sociale al proprio popolo. In tal senso, l’Italia sovranista dovrà riconoscere come propri alleati i popoli che lottano per la propria sovranità e libertà contro il globalismo capitalista-liberista, pur ripudiando la guerra come strumento di offesa, ma accettando la rivoluzione come strumento di liberazione. In fondo, essa non è altro che un atto di amore verso il proprio popolo.
Viva la Repubblica Sovrana!
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