Germania PIIGS 2 – 0
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Due articoli molto interessanti, ve li posto (georgia)
Banche, i veri rischi a Parigi e Berlino
Morya Longo e Fabio Pavesi
Sono più tossici i titoli che da anni tutti chiamano «tossici», oppure i titoli di Stato che per anni sono stati da tutti considerati a «rischio zero»? L'European banking authority (Eba), imponendo aumenti di capitale per 106 miliardi di euro solo agli istituti più esposti sui titoli di Stato di Italia, Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda, ha dato la sua risposta: sono più pericolosi i bond governativi. Punto a capo. Sta di fatto che, così facendo, l'Eba ha penalizzato banche come quelle italiane o spagnole, ma ha salvato le francesi e le tedesche. Eppure, a ben guardare, in quei Paesi i problemi non mancano: gli istituti sono pieni di titoli tossici, hanno banche, a leva finanziaria più elevata, hanno sempre fatto molto meno credito alle imprese. Il «Sole 24 Ore», numeri alla mano, è in grado di dimostrarlo.
I titoli «tossici» e di Stato
Per titoli «tossici» si intendono quelle obbligazioni a salsiccia, create impacchettando mutui subprime e titoli strutturati, che da anni non hanno più un mercato. Sono classificati a «livello 3» nei bilanci e pesano in Europa per 337 miliardi. Dove stanno? Soprattutto nelle grandi banche del Nord Europa. Solo il 4% è in Italia. Intesa Sanpaolo e UniCredit, infatti, hanno asset «tossici» in bilancio per soli 3,5 e 10,4 miliardi: si tratta, rispettivamente, dell'8% e del 18% del patrimonio di vigilanza. Percentuali tranquille. Ben diversi, invece, i numeri delle banche tedesche e francesi: Deutsche Bank a fine 2010 aveva 46,6 miliardi di euro di titoli «Livello 3», Commerzbank 5,9 miliardi, Bnp Paribas 32,7 miliardi. Rispetto al patrimonio di vigilanza, Deutsche Bank ha titoli «tossici» per un valore pari al 96%. Ben più del 18% di UniCredit.
Discorso opposto per l'esposizione sui titoli di Stato: è ovvio che le banche dei Paesi in crisi siano piene di bond di casa. Le italiane hanno fatto incetta di BTp italiani (58 miliardi per Intesa e 48 per UniCredit), le spagnole di Bonos locali (53 miliardi il Bbva e 41 il Santander). E questo è il problema: imponendo il rafforzamento parimoniale solo a chi ha tanti titoli di Stato periferici, e non a chi è pieno di titoli «tossici», sono state le italiane e le spagnole ad essere penalizzate. È vero che i titoli di Stato sono rischiosi, ma perché non sono stati considerati tali i tossici?
La leva finanziaria
Stesso discorso per la leva finanziaria, cioè la quantità di attività rispetto al capitale. Ebbene: le banche italiane – calcola l'Abi – hanno la leva più bassa in Europa: gli attivi sono appena 14 volte più grandi del patrimonio netto. Le banche tedesche e francesi, invece, su questa voce hanno l'allarme rosso acceso da anni: la leva è mediamente di 35 in Germania e di 30 in Francia. Insomma: da loro le banche svolgono attività 35 volte maggiori del capitale che hanno, ricorrendo al debito. Per capire la sproporzione: è come se una persona, disponendo di 100mila euro, ottenesse un mega-mutuo per la casa da 3,5 milioni di euro. Impossibile vero? Eppure l'Eba non ne tiene conto.
Il credito alle famiglie
Le banche italiane e spagnole, per contro, sono tradizionalmente più vicine a imprese e famiglie: nel Belpaese (dati Abi) il credito tradizionale rappresenta il 62% degli attivi e in Spagna il 61,4%, contro il 31,7% di Germania e il 30,3% di Francia. Questo significa che in Italia e Spagna le banche hanno sempre fatto più attività bancaria e meno speculazione sui mercati. Questo, ovvio, le espone ai rischi congiunturali: non a caso in Italia i crediti deteriorati – calcolava Mediobanca a fine 2010 – sono molto maggiori che all'estero.
Ma ora si rischia di aggravare la situazione. Se non riusciranno a realizzare gli aumenti di capitale, le banche italiane dovranno per forza ridurre gli attivi: cioè il credito a imprese e famiglie. Mediobanca securities stima un de-leverage (dimagrimento) tra il 17% e il 32% a seconda degli istituti. Questo, di conseguenza, rischia di peggiorare la congiuntura economica e – in estrema conseguenza – di far aumentare i crediti in sofferenza. Il rischio, insomma, è di un avvitamento della crisi bancaria ed economica nei Paesi già deboli
Il sole 24 ore, 29 ottobre 2011
Berlino ridisegna il capitalismo Ue
Joseph Halevi
Sul Sole24Ore di sabato 29 ottobre è apparso un importante articolo di Morya Longo e Fabio Pavesi: «Banche, i veri rischi a Parigi e Berlino». Viene quantitativamente confermata l'osservazione che facciamo da tempo: i sistemi bancari più infetti sono il tedesco e il francese e quindi anche il belga, strettamente legato a Parigi.
Dallo studio emerge che le banche gallico-teutoniche tuttora detengono un grande ammontare di titoli provenienti dagli anni di bengodi finanziaria in cui sparivano i denari di cassa per trasformarsi in scatole cinesi di derivati e pacchetti strutturati.
Tali titoli appaiono ancora col valore attribuito al momento della loro creazione ma in realtà oggi avrebbero un valore zero o quasi, cosa che comporterebbe il crollo delle banche più esposte. In rapporto al patrimonio di vigilanza la Deutsche Bank é la più contaminata con un'esposizione di oltre il 95%. La altre però non scherzano affatto. La Bnp-Paribas ha un rapporto pari al 37% ed il Credit Agricole del 28%.
Complessivamente la presenza di questi titoli in Italia é molto bassa, solo il 4% del totale; lo stesso dicasi per la Spagna.
Nell'articolo analitico di spalla Fabio Pavesi osserva come nulla sia stato fatto per sterilizzare quei prodotti mentre vengono resi tossici, grazie alle decisioni prese a Berlino, Francoforte e Bruxelles, i titoli pubblici nazionali che sono invece preferiti, proprio perché di Stato, dalle banche italiane e spagnole.
Longo e Pavesi forniscono inoltre un'informazione cruciale per capire le strategie in atto. La European Banking Authority (Eba) ha imposto aumenti di capitale alle banche italiane, spagnole, irlandesi, portoghesi e greche perché piene di buoni del tesoro.
In tal modo l'Eba protegge le banche tedesche e francesi infette e penalizza quelle dei paesi sotto tiro. E' un atto istituzionale il cui messaggio é preciso: sui franco-tedeschi non viene fatta alcuna pressione per liberarsi dei titoli tossici, mentre l'intero peso della paura dell'infezione e del fallimento viene spostato sui buoni pubblici e sulle banche dei paesi dichiarati colpevoli.
Non sono errori di valutazione. Si tratta dell'esercizio puramente machiavellico dei rapporti di forza intercapitalistici a livello europeo. Ancora una volta viene dimostrato che é assurdo parlare di Europa come se fosse uno spazio politico condiviso e comune le cui istituzioni si occupano dei membri discoli.
Francia e Germania vogliono esonerare il proprio sistema bancario da ogni controllo e giudizio esterno mentre intervengono liberamente negli affari degli altri paesi tramite il falso alibi del debito pubblico. A tal fine mobilitano le istituzioni dette europee che non sono per niente democratiche bensi riflettono l'evoluzione dei rapporti di forza.
La crisi del 2008 ha aperto una nuova fase nella dinamica della riconfigurazione del capitalismo europeo. Il processo é diretto dalla Germania convinta che, grazie all'espansione delle sue esportazioni extraeuropee, possa far pesare l'aggiustamento finanziario sia privato che pubblico dell'eurozona soprattutto su alcuni paesi terzi.
Tra questi la Francia non può esserci più di quanto decida Parigi stessa, altrimenti l'impianto su cui poggia la Germania franerebbe. Non possono esserci nemmeno l'Austria e il Benelux perché costituiscono parte essenziale del blocco neomercantilista tedesco. Il fuoco é diretto sia verso i paesi dell eurozona col maggiore debito pubblico che verso quelli che pur essendo stati virtuosi si trovano ora risucchiati nel baratro della depressione economica.
Il Manifesto, 1 novembre 2011
Un paio di proposte per allentare la strozza della finanza mondialista: quella di Sahra Wagenknecht, vicesegretaria della Linke tedesca, e di Marine Le Pen, segretaria del Front national francese.
http://www.faz.net/aktuell/feuilleton/debatten/kapitalismus/europa-in-der-krise-schluss-mit-mephistos-umverteilung-11554102.html
http://www.frontnational.com/pdf/argumentaire-dette-montel.pdf