Cerchiamo di essere onesti
di MARCO TROMBINO (FSI Genova)
Un partito non è populista nel momento stesso in cui non dice al popolo quello che comunemente la gente vuole udire, ma quello che è giusto fare. Il tema principale in cui è bene essere chiari riguarda l’onestà in politica. C’è la diffusa opinione che la nostra economia vada male perché la classe politica è corrotta, perché i parlamentari “mangiano”, ed ecco che riforme che di fatto limitano la rappresentatività dei cittadini (e quindi la democrazia) come la riduzione dei parlamentari diventa, nella percezione comune, un fatto meritorio. Se sono meno i politici sono meno i furti, e quindi l’economia andrà meglio, deve avere pensato qualcuno. Il Movimento 5 Stelle ha basato il proprio successo politico su questo paradigma.
Prima di tutto il risparmio dovuto ad una riforma del genere è irrisorio e ridicolo: i M5S hanno millantato un risparmio di 1 miliardo in 10 anni, ma questa cifra è quasi sicuramente gonfiata: cifre dell’Osservatorio Italiano dei Conti Pubblici parlano di 57 milioni netti all’anno, il che significa che il famoso miliardo sarà risparmiato in 20 anni (signori: un quinto di secolo!) mentre ogni legge di stabilità cuba dai 10 ai 30 miliardi all’anno.
Nei fatti, il taglio dei parlamentari comporta un risparmio dello 0,007% della spesa pubblica italiana; un po’ poco, per un paese in crisi come il nostro, e non è difficile intuire che il restante 99,993% del denaro sarà sfilato dalle tasche di chi lavora. Ma, a parte le cifre assolute, è l’assunto di base che è sbagliato.
Innanzitutto non è un partito che può portare l’onestà in politica. L’onestà è un valore pre-politico, è un comportamento del cittadino di tutti i giorni, e non è un movimento con alcuni parlamentari che lo possa portare nella società, specie se questo movimento si abbandona ad alleanze e bizantinismi con i partiti che, non più tardi di un anno fa, indicava come “mafiosi”.
Ad essere onesto deve avertelo insegnato tuo papà: se ti è mancata questa educazione, se fin da piccolo ti hanno insegnato che rubare al vicino di casa è giusto perché tanto tutti lo fanno, non c’è partito che possa cambiarti. Quindi mettersi ad urlare “onestà” come slogan politico è una menzogna tanto più grande quanto più, chi la adotta, a parte tagliare i parlamentari non ha promulgato nessuna significativa legge contro la corruzione, pur avendo governato per un anno in ben due governi diversi.
Poi è sempre bene ricordare che la corruttela non è presente solo in politica. Atti di disonestà ve ne sono nel mondo imprenditoriale, fra le aziende private di vario dimensionamento; in Italia non è ancora risolto il problema della criminalità organizzata che macina parecchi miliardi all’anno, nella quasi totale indifferenza di chi grida “onestà”, possiede responsabilità di governo e non ha saputo (o voluto) varare leggi più severe per i reati mafiosi. Da quando è al governo il M5S, non si sono viste risolutive retate nelle regioni afflitte dalla criminalità organizzata, che controlla ancora parti di territorio fra le regioni più povere del paese.
In generale, dipingere i politici come una massa di delinquenti ignorando i fenomeni di corruzione presenti nel resto della società è solo un modo per demonizzare il settore pubblico e giustificare la privatizzazione dei servizi essenziali, che il lavoratore dovrà poi profumatamente pagarsi presso i fornitori privati. Come se questi ultimi fossero tutti onesti e integri.
L’unica maniera che ha il potere legislativo per combattere la corruzione è promulgare leggi più severe per i reati di corruzione: tutti i reati, non solo quelli che coinvolgono le pubbliche amministrazioni. E l’esecutivo ha il dovere di fare rispettare queste leggi. Altre riforme, quali appunto le privatizzazioni, sono solo un modo per fuorviare l’attenzione dal problema e per illudere i cittadini. E naturalmente non risolvono nulla.
Al tempo stesso, va riconosciuto che sottovalutare o minimizzare la corruzione è a sua volta un errore. Ferme restando le critiche di chi ha speculato su una distorta percezione della disonestà in politica, partire dal presupposto che l’immoralità sia un fatto fisiologico e che quindi non valga la pena contrastarlo è l’errore opposto; quindi, l’unica soluzione possibile, ossia l’inasprimento delle pene di cui sopra, qualsiasi forza politica seria deve ad ogni modo tenerla debitamente in considerazione. E concretizzarla.
Commenti recenti