Perché la felicità è condivisa o, semplicemente, non è
di RICCARDO PACCOSI (FSI Bologna)
Ogni uomo ha diritto al perseguimento della felicità, dice il primo articolo della Dichiarazione d’Indipendenza americana.
Ma se poi questo perseguimento – che è per forza di cose solitario e individuale – non riesce, si diventa poveri. E se si diventa poveri e soli, e se poi arriva pure una pandemia, ecco che si finisce in una fossa comune.
Mai come in questo periodo in cui è stata soppressa ogni forma di socialità, dobbiamo renderci conto della superiorità etica e giuridica di una Costituzione come quella italiana che, al primo posto, enuncia invece una democrazia fondata sul lavoro: fondata, cioè, su quell’insieme di attività che relazionano, concatenano e fanno cooperare gli uomini fra loro.
Perché la felicità o è condivisa o, semplicemente, non è.
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