Forze inglesi a Damasco. Non è Assad a massacrare i Siriani
L'articolo che pubblichiamo è stato scritto prima dell'attacco da parte dell'Esercito Siriano Libero alla città di Aleppo, che ha provocato 28 morti e 200 feriti. All'attacco alla città di Aleppo è dedicato l'articolo che segue di Matteo Bernabei Il Libero esercito siriano tentenna sugli attentati, prima li rivendica poi smentisce e infine ammette di aver attaccato la città. E' ormai chiaro anche agli stolti che lo Stato Siriano è stato aggredito da milizie islamiste, foraggiate da alcuni stati occidentali, oltre che dalle monarchie petrolifere, e coperte dalla Turchia. Il veto al consiglio di sicurezza dell'ONU non ha scoraggiato gli islamisti. Gli aggressori islamonazisti (dove la parte dei nazisti la recitano alcuni stati occidentali) continuano ad agire secondo i loro piani, come se il veto non ci fosse stato. E la CGIL, l'ARCI e la Rete della conoscenza manifestano contro la repressione di Assad, accogliendo l'invito del Consiglio Nazionale Siriano! Militanti della sinistra, è giunto il momento di abbandonare le vostre organizzazioni e schierarvi contro di esse! O se davvero volete stare dalla parte dei nazisti imperialisti, almeno sostenete palesemente le vostre idee criminali (SD'A)
Stanno macellando la Siria, a cannonate: non i presunti “boia” del regime di Assad, ma i brutali miliziani armati dall’Occidente. «Sono loro che ci terrorizzano», dichiara un testimone in una drammatica intervista realizzata a Homs dalla prestigiosa giornalista indipendente Silvia Cattori: «Ci minacciano se solo mettiamo il naso fuori di casa, siamo noi a chiamare l’esercito in nostro aiuto». E la versione dei media, che propongono una rivolta popolare contro l’oppressione della dittatura? Un diluvio di menzogne, senza uno straccio di prova. Per questo, Russia e Cina hanno posto il veto all’Onu contro una risoluzione anti-Assad. Ma c’è di peggio: oltre alla “legione libica” proveniente da Bengasi, in Siria – contro l’esercito di Damasco – sarebbero in azione reparti scelti del Qatar e addirittura forze speciali inglesi.
«Truppe speciali di Londra – insieme a quelle dell’onnipresente Qatar – starebbero già combattendo ad Homs contro l’esercito siriano», scrive Marco Santopadre su “Contropiano”. A rendere noto ciò che tutti i più attenti analisti sapevano da mesi è stata l’8 febbraio la Cnn: «Gli Stati Uniti – scrive “NenaNews” – avevano parlato di invio di aiuti umanitari alla popolazione siriana e invece fanno sapere di “aver preso in esame” l’ipotesi di un intervento militare contro la Siria», escluso fino a ieri. Lo hanno detto a Barbara Starr, corrispondente della Cnn al Pentagono, due alti funzionari dell’amministrazione Obama, confermando l’irritazione della Casa Bianca nei confronti del veto opposto dalla Cina e dalla Russia la scorsa settimana alla risoluzione dell’Onu contro Damasco.
Washington in ogni caso non tiene in alcun conto l’esito dell’incontro dell’8 febbraio a Damasco tra il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov e Bashar Assad, al termine del quale il presidente siriano ha affermato che «coopererà con qualunque sforzo per risolvere la crisi». Lavrov, accolto a Damasco da decine di migliaia di siriani, ha affermato che è stato recepito «il segnale» mandato da Mosca di «andare avanti in modo più attivo su tutte le linee». Il presidente siriano, ha aggiunto il ministro degli esteri russo, si è impegnato ad aprire un dialogo con tutte le forze politiche in campo e a scrivere in tempi brevi una nuova Costituzione da approvare con un referendum popolare, oltre ad accettare un’estensione e un ampliamento della missione della delegazione di osservatori della Lega Araba.
Assicurazioni che però non scuotono le monarchie del Golfo, storiche avversarie di Damasco, che hanno espulso i rappresentanti diplomatici siriani mentre Italia, Francia, Spagna, Olanda, Germania e Tunisia hanno allontanato diplomatici siriani o richiamato i propri ambasciatori “per consultazioni”. Per contro, le cancellerie dell’Unione Europea continuano a ribadire che nessun tipo di intervento militare contro la Siria è in discussione, neanche sotto forma di una “No Fly Zone”: l’Unione Europea non ha nulla da guadagnare nella destabilizzazione violenta e incontrollata di una regione che potrebbe deflagrare se le pressioni militari indirette finora adottate dall’Occidente e dalle petromonarchie arabe dovessero trasformarsi in guerra aperta. Inoltre, aggiunge sempre “Contropiano”, dopo il veto di Russia e Cina all’Onu e l’impegno diretto del governo di Mosca nel tentativo di mediazione tra Assad e le opposizioni, un sostegno europeo alla guerra potrebbe incrinare rapporti economici e commerciali vitali.
Eppure, le notizie di un possibile intervento sul campo di truppe straniere si moltiplicano. Il “Sole 24 Ore” rivela che secondo “Debka File”, il sito web israeliano di intelligence, «unità delle forze speciali di Gran Bretagna e Qatar si sono infiltrate a Homs e, pur non partecipando direttamente ai combattimenti, stanno fornendo assistenza tecnica e militare ai ribelli». La notizia è accreditata da altri servizi occidentali, anche se in casi come questi è arduo individuare il confine tra informazione e disinformazione. «E’ molto difficile districarsi fra le notizie provenienti dalla Siria», scrive “Megachip” in una nota: «C’è un forte “fumo di guerra” che proviene dall’Impero, che va a grandi tappe verso la guerra contro Damasco, mobilitando da mesi enormi risorse sui media, da “Al-Jazeera” (a lungo in mano a un asset della Cia) fino a Facebook e ad altre reti, da saturare di propaganda e manipolazioni».
Lo schema proposto è quello classico dello scontro fra tiranno e dimostranti pacifici, mentre quella siriana è una partita «in cui si confrontano strategie militari complesse, con molte armi in mano a milizie spietate, spalleggiate da chi non vuole vedere spiragli di dialogo e vuole il “regime change” costi quel che costi: soffia non solo un vento di guerra, ma un vento di guerra totale». E’ il contesto ad avvalorare i peggiori sospetti, aggiunge Marco Santopadre: com’è noto, la Turchia ospita ai suoi confini il Free Syrian Army (l’Esercito Siriano Libero) e a Iskenderun, nella provincia di Hatay, l’antica Antiochia, si è insediato da diversi mesi un comando multinazionale ristretto composto da ufficiali americani, inglesi, francesi, canadesi e arabi degli Emirati, del Qatar e dell’Arabia Saudita. Inoltre la provincia di Hatay, nel sud della Turchia, ospita una consistente comunità di origine siriana, eredità dei tempi dell’Impero Ottomano, e costituisce il retroterra migliore per un possibile intervento contro Damasco. Infatti il leader turco Erdogan preme per una “conferenza internazionale sulla Siria” per contendere a Mosca l’egemonia sulla regione.
Il livello di pericolosità della situazione è confermato da un servizio di Guido Olimpio sul “Corriere della Sera” il 10 febbraio: la stampa di Bengasi, racconta Olimpio, ha celebrato la missione in Siria da parte della “legione libica”, forse 600 uomini inviati a Damasco per contribuire a destabilizzare il regime di Assad. «Non stupisce – scrive il “Corriere” – che la missione di sostegno alla rivolta sia coordinata dall’ex qaedista Abdelhakim Belhaj, figura di spicco della nuova Libia, e dal suo vice Mahdi Al Harati», noto come agente della Cia “nonostante” la sua militanza nell’organizzazione di Osama Bin Laden. Harati è in Siria dalla fine di dicembre, scrive Olimpio, citando la testimonianza del reporter francese con il quale l’ex dirigente di Al Qaeda si muove nei villaggi al confine con la Turchia.
Di nuovo, aggiunge il “Corriere”, i libici mostrano di essere ben preparati per la guerra: visori notturni, telefoni satellitari Thuraya e molti kalashnikov. Fonti arabe sostengono che i “volontari” hanno raggiunto la Siria attraverso Cipro, il Libano, la base di Iskenderun in Turchia e forse anche la Giordania. «Nuclei che avrebbero l’appoggio di piccoli gruppi di forze speciali del Qatar, saudite e occidentali, in particolare britanniche», scrive Olimpio. I due paesi arabi, oltre ai consiglieri, ci mettono anche i soldi: «Denaro con il quale verrebbe acquistato materiale trasferito con aerei cargo proprio a Iskenderun», dove sarebbe stato installato un “ufficio avanzato” gestito da 007 incaricati di assistere i gruppi di disertori siriani. «I movimenti di combattenti “stranieri” non sono sfuggiti all’occhio attento dei russi», annota il “Corriere”: l’ex Kgb ha uomini ovunque, nella realtà siriana, e il 10 febbraio Mosca ha espresso il proprio allarme.
Lo avevano inutilmente annunciato, da subito, diversi osservatori indipendenti: attenzione, non è stato il regime di Assad ad aprire il fuoco sui dimostranti. I primi a sparare sono stati misteriosi “miliziani”, forse sauditi, che hanno ucciso agenti di polizia. Solo allora le forze di sicurezza hanno cominciato a rispondere al fuoco, fino all’attuale caos, vicino alla guerra civile. Ormai da mesi è in campo direttamente l’esercito, ma non è l’unico a ricorrere all’artiglieria: i “ribelli” sparano sui soldati con lanciagranate e mortai. Drammatica la testimonianza raccolta a Homs da Silvia Cattori e ripresa da “Clarissa”: a parlare, sotto le cannonate che scuotono il quartiere dove l’11 gennaio è stato ucciso dai “ribelli” il giornalista francese Gilles Jacquier, è un uomo terrorizzato: «Hanno armi pesanti, distruggono, uccidono, feriscono. Stanno bombardando, proprio ora. Sono loro, i gruppi islamisti armati, che fanno esplodere i palazzi, che minacciano le persone, ovunque, non solo nel nostro quartiere. Gli abitanti chiamano l’esercito in aiuto».
Sono gli oppositori armati che assediano, rapiscono, uccidono e torturano i bambini di cui poi vediamo le foto su “Al Jazeera”, continua il testimone: «Attribuiscono i loro crimini all’armata siriana. Le distruzioni, i morti, i feriti… la responsabilità è degli oppositori armati». L’uomo racconta come tutto è cominciato: «Sono entrati nei quartieri, si sono installati con il terrore; tengono la popolazione sotto minaccia, li obbligano a collaborare se vogliono protezione, li obbligano a chiudere i loro negozi, le scuole». Neppure lui sfugge al regime di terrore: «Non posso andare a lavorare, fuori ci sono continui bombardamenti. Ci ammazzano non appena mettiamo la testa fuori; la casa del mio vicino è stata distrutta».
Eppure, ribatte Silvia Cattori, i giornalisti dei media tradizionali parlano di manifestazioni pacifiche, una rivoluzione che promette democrazia. «No, non ci sono manifestazioni pacifiche da parte loro», risponde l’uomo di Homs: «Tutte le manifestazioni sono violente, sono incitamento alla violenza». Il siriano ringrazia la Russia e la Cina per il veto posto all’Onu: «Se anche loro lasciassero fare quello che vogliono agli altri paesi, ciò che è accaduto in Libia arriverebbe anche qui, ma molto peggio». Il testimone conclude la sua drammatica deposizione con un appello: «Vorrei dire ai giornalisti e ai responsabili politici che con le loro menzogne e le loro parzialità a favore degli oppositori armati che ci terrorizzano, distruggono lo spirito e soprattutto l’anima dei nostri giovani».
Il Libero esercito siriano tentenna sugli attentati, prima li rivendica poi smentisce e infine ammette di aver attaccato la città
di Matteo Bernabei rinascita
Nella mattinata di ieri due attentati hanno colpito la sede delle sicurezza militare siriana e quella del distaccamento delle forze armate presso la città di Aleppo provocando, secondo i dati forniti dal ministero della Sanità di Damasco, 28 morti e oltre 200 feriti. Si tratta tuttavia di un bilancio ancora parziale, le autorità locali hanno fatto sapere che nel pomeriggio di ieri ambulanze e soccorsi erano ancora all’opera nelle aree colpite per tentare di recuperare i copri delle vittime e quelli dei superstiti da sotto le macerie.
Dall’inizio della crisi questo è il primo attacco compiuto contro la città più popolosa della Siria, che nei mesi scorsi era stata soltanto sfiorata dagli scontri tra l’esercito e le milizie illegali presenti nel Paese arabo. Ad Aleppo infatti la popolazione è quasi interamente schierata con il presidente Bashar al Assad e il suo esecutivo, a favore dei quali si sono svolte in più occasioni oceaniche manifestazioni di sostegno. E potrebbe essere stato proprio questo a spingere i gruppi terroristici vicini all’opposizione a colpire ieri le due sedi delle forze di sicurezza: dare un segnale ai cittadini perché non si oppongano al cambio di governo che dissidenti, governi occidentali e monarchie del golfo si preparano a compiere. A far crescere i sospetti a riguardo ha contribuito inoltre lo strano atteggiamento del sedicente “Libero esercito siriano” – una milizia composta da pochi soldati disertori e molti mercenari stranieri che da mesi ormai compie attacchi contro obiettivi sensibili delle autorità di Damasco – che prima ha rivendicato l’attentato, poi lo ha smentito, per giungere infine a una via di mezzo decisamente poco credibile.
“Questa è una risposta al bombardamento del regime contro Homs”, aveva dichiarato inizialmente all’agenzia spagnola Efe il colonnello Riad al Asad, presunto comandante del Les, contraddetto però poco dopo dal portavoce della stessa organizzazione armata, che ha invece accusato il governo siriano. “Lo hanno fatto per distogliere l’attenzione da quello che stanno facendo ad Homs”, ha affermato il colonnello Maher Nouaimi ai microfoni della France Press.
La discutibile giustificazione finale è poi giunta attraverso un intervento del comandante al Asad all’emittente satellitare qatariota al Jazeera, nel quale spiega che “questa mattina abbiamo effettivamente attaccato Aleppo e le due basi militari che si trovano al suo interno, ma gli attentati sono avvenuti dopo il ritiro dei nostri uomini”. Uno squallido tentativo di scrollarsi di dosso la responsabilità della morte dei civili senza dare, al tempo stesso, una dimostrazione di debolezza ai propri sostenitori. Si tratta in ogni caso di affermazioni che non tolgono nulla alla gravità della situazione, anche qualora il cosiddetto “Libero esercito siriano” avesse davvero attaccato le basi prima degli attentati. Ed è gravissimo anche il silenzio dell’Occidente, delle organizzazioni umanitarie e dei Paesi del golfo, che tanto si sono spesi per la presunta repressione di Damasco e che, invece, continuano con il loro silenzio a legittimare gli attacchi di una milizia illegale che sta dando vita a una guerra civile nel Paese. E dovrebbero essere queste stesse entità a rispondere a tutti quei siriani che si chiedono sempre più insistentemente perché gli attentati contro la popolazione e le sedi governative in Iraq e Afghanistan vengono condannati, e definiti atti di terrorismo, e quelli compiuti in Siria invece no. Chissà, potrebbe essere perché i governi di Baghdad e Kabul sono stati scelti dagli Usa e dai loro alleati, ma si tratta solo di congetture.
Conferme indiscutibili: http://blog.panorama.it/mondo/2012/02/10/brigate-islamiche-e-occidentali-in-siria-per-combattere-assad/#more-67252
L'intervista citata nell'articolo si legge qua: http://www.megachip.info/tematiche/guerra-e-verita/7707-homs-un-testimone-racconta-il-terrore-gruppi-armati-non-damasco.html
In Siria c'è la guerra civile, che ha cause interne, anche di settarismo religioso, ma è alimentata dall'esterno. Nelle guerre civili si scatena l'odio e ci sono eccessi da tutte le parti. Per questo l'elemento discriminante per decidere da che parte stare non è la crudeltà dei contendenti, ma il contesto politico. I rivoltosi sono evidentemente foraggiati dai colonialisti e molti di loro chiedono esplicitamente l'intervento esterno, cioè l'invasione del loro Paese. Per questo e solo per questo bisogna stare con Assad. Plaudo all'appello di D'Andrea perché i miltanti della sinistra abbandonino le loro organizzazioni, i cui capi sono clamorosamente subalterni alla logica imperialista. Bisogna capire che questa aggressione alla Siria si inquadra nella grande manovra per destabilizzare l'Iran, una manovra complessa perché l'attacco diretto a quel grande Paese comporta rischi.
Un articolo illuminante,che fa giustizia non solo della squallida propaganda mainstream,ma anche di incaute e apodittiche affermazioni sulla pacifica "rivolta di popolo".D'accordissimo con Luciano Fuschini:bisogna stare con Assad,non perché sia un tipetto raccomandabile (non lo è), ma perché ora come ora sta difendendo il suo paese da un'aggressione straniera,particolarmente odiosa perché ipocrita fino al midollo; inoltre, la Siria rappresenta un baluardo ,caduto il quale,potrebbero aprirsi scenari terrificanti per la stessa pace nel mondo
Saluti
dunque, Assad non sarebbe un "tipetto raccomandabile", neanche Gheddafi lo era, come non lo sono Chavez, Lukashenko, Ahmadinejad ecc. per non parlare di Castro o dei grandi del passato. Domanda: qualcuno sa indicarmi, tra i circa centoottanta capi di governo che comandano su questa terra, qualcuno che sia veramente raccomandabile, senza riserve? fatemelo sapere, per favore! Puntualizzare ogni due per tre che il Tizio di turno demonizzato dall'Occidente non è "raccomandabile" porta comunque acqua al mulino degli imperialisti e nient'altro: ve ne rendete conto? io non intendo concedere un'oncia alle false ragioni di costoro.
>>>> In Siria c'è la guerra civile, che ha cause interne, anche di settarismo religioso, ma è alimentata dall'esterno
Non solo in Siria, ma in quasi tutti i Paesi arabi (o per meglio dire medioorientali) la struttura statale è affiancata da strutture tribali e/o confessionali che non hanno conosciuto il processo di espropriazione delle loro prerogative tradizionali realizzato dagli stati europei fra seicento e settecento. Ne consegue che l'autorità centrale è sempre la risultante di rapporti di potere – quindi anche di oppressione – fra gruppi etnico-religiosi.
E' questa la realtà che l'impero anglosassone ha deciso di sfruttare per realizzare invasioni a basso costo e basso profilo: tramite i servizi segreti, le ONG, i finanziamenti, i rifornimenti di armi e laddove si desideri creare anche un certo seguito di massa anche l'uso di internet, ci si inserisce nei giochi di potere interni allo stato che si vuole rovesciare promettendo il potere alle fazioni di opposizione ed organizzandole in un fronte semicoerente.
Queste forniscono la manovalanza buona per camuffare l'invasione da guerra civile; tutto il resto lo fanno i missili a guida satellitare. E' lo schema che va avanti fin dall'invasione dell'Afghanistan.
Evidentemente i circoli dirigenti dell'impero hanno deciso di reagire aggressivamente al disfacimento economico interno, sfruttando a fondo la supremazia tecnologica delle armate occidentali per garantirsi il monopolio delle fonti petrolifere ed accerchiare strategicamente Russia e Cina. Contemporaneramente si garantiscono gl'interessi di Israele e della finanza giudaica.
Credo si tratti di una scelta politicamente e strategicamente – prima che militarmente – corretta nell'ottica di garantire la sopravvivenza dell'impero (e quindi la conservazione della nostra pace civile e di ciò che rimane del nostro benessere). La sua superiorità militare è ancora ineguagliata, e gran parte degl'interventi di regime change hanno finora avuto successo.
Va da sé che io personalmente mi auguro che la strategia interventista del regime si risolva in un'apocalisse da cui la civiltà occidentale non sia più in grado di sollevarsi. Tuttavia credo che per arrivarci ci vorranno ancora uno o due decenni.
Se Luciano Pietropaolo mi invita a segnalare qualcuno di raccomandabile, vince facilmente ogni scommessa, perché ha ragione:nessun capo,di una media o grande-ma forse neanche piccola-potenza è veramente raccomandabile.Quello che volevo dire è che il regime di Assad non è immune da difetti anche gravissimi (l'intervista a Ossamah al Tawel su Campo Antimperialista è significativa,e non ho ragione di pensare che le cose che dice non siano vere).
Ma di fronte alla prospettiva agghiacciante di una libizzazione della Siria,propedeutica a una sempre più probabile aggressione all'Iran,non si può non sperare che Assad ce la faccia.Anche perché i massacratori dei Libici, da gran tempo dei Palestinesi e di chissà quanti altri,passati ,presenti e futuri,non sono solo poco raccomandabili, sono fra la peggiore feccia che l'umanità abbia spurgato dalle sue fogne.
Saluti
Certo che ve ne inventate di storie. Da paura, tutti gli articoli che citate e che sono recenti guardacaso corrispondono a notizie non esistenti su corriere della sera e sole 24 ore e via dicendo.
Potrà pure essere una teoria possibile, ma la violazione del territorio straniero da parte di stranieri in massa è impossibile e costituisce un gravissimo affronto. Porta alla guerra mondiale e come una dichiarazione di guerra. E' impossibile che tantissime truppe si siano ammassate nel territorio siriano.
E' invece possibile e ho anche delle prove fotografiche che ci siano stati degli addestramenti da parte di forze americane sul confine con la siria in irak o turchia. E' difficile comunque che stia avvenendo quello che dite in turichia con gli stati uniti e che dico anche io, visto che stati uniti e turchia non sono in buoni rapporti per quanto ne so io.
Al di la di questo su siti come questo e tanti altri simili tipo disinformazione.it o quello libreidee e tanti altri devo dire che di fantasia ne avete tutti davvero parecchia.
Tom,
"la violazione del territorio straniero da parte di stranieri in massa è impossibile e costituisce un gravissimo affronto." Dove hai letto questa affermazione, che sembra anche a me inverosimile?
Inoltre ci sono riferimenti al Corriere al sole 24 ore e alla NN. E infine, in Libia, abbiamo scoperto che le fonti che tu citi hanno mentito per mesi.
Non hai risposto perchè i vostri link non funzionano? Forse raccontate solo boiate?
Forse no – infatti ho trovato questa fonte letta 2 minuti fa:
http://rt.com/news/jordan-syria-intelligence-training-859/
Allora, il discorso è questo. Se non siete nel giro (e manco cosi si capsicono le cose visto che si è impegnati a fare altro quando si è in un'attività di traffico, business e "non si ha tempo per informarsi") o magari siete nel luogo e state effettivamente vedendo o facendo parte di quello che sta accadendo allora potrete sapere IMMEDIATAMENTE la verità. Altrimenti la verità arriva con il tempo, leggendo piu fonti e piu cose perchè tutte, anche questa che c'è scritta sopra dall'autore dell'articolo è piena di storie romanzate e boiate incredibile… ma non perchè lo dico io. E' così.
Il problema di chi fa informazione è che spesso si trova gente al 99 percento dei casi, che vuole tirare acqua al suo mulino, profetizzare, diffondere il proprio pensiero o fare comprare la gente qualcosa indirettamente o sostenere qualcosa economicamente o con la propria idea in qualche modo.
Basti vedere come la paura che è stata diffusa del comunismo fece spostare tutte le caserme al nord est per paura di che ? un Invasione russa in italia ? Ma quando??!! Eppure l'informazione è usata per questo.
Basti vedere l'uso che ne è stato fatto addirittura e sembra ieri, 5 anni fa durante la guerra di libano dagli Israeliani che hanno raccontato una marea di balle sulle loro attività … è stato usato anche spesso fosforo bianco nei bombardamenti e sono stati tirati giu una marea di palazzi.
In poche parole cosa sostenete voi?
Voi sostenete semplicemente "lo status quo" in questo caso siete dalla parte della Russia, della Cina e di Assad, non sto dicendo che sia male. Ma non siete dalla parte della verità. "Siete" … l'articolo voglio dire racconta una serie di "strampalaggini"
perchè alla gente piace leggersi una storia cosi come su una marea di siti (disinformazione.it, effedieffe.it e un'altra marea di blog e siti che sono esplosi da anni in questa direzione).
Tutti si credono di essere wikileaks, nuovo nato e nuova vera bomba ma nessuno capisce che quella è vera informazione … è troppo complicato leggere le informazioni vere, i documenti pagine e pagine di corruzione crimini …
LA GENTE PREFERISCE LE STORIELLE.
Voi portereste 10.000 persone per fare un numero a caso in una nazione, cosi è scritto in questo articolo. Grazie a Me so l'inglese e ho una mente molto aperta e posso leggere una marea di cose che tanta gente non può permettersi.
portereste migliaia di guerrieri o permettereste a forze speciali di entrare nel vostre paese ? A me sembra un po' strano … parecchio.
Non nego che ci siano delle operazioni a manetta di flase flag in giro per il mondo. E' probabile che le stesse operazioni in Italia degli anni di piombo etc siano in parte operazioni dello stato stesso o di nazioni stranierie (interessante è infatti l'articolo di questo sito su Ustica … davvero … però limitatevi e non lasciatevi andare al sensazionalismo piu oscuro e deviante)
E' una grave perdita per il giornalismo perchè a quel punto non si informa ma si diventa solo un giornalino di gossip … forse nemmeno quello.
Non serve leggerlo. Invadere con delle forze armate un territorio straniero significa andare contro la giurisdizione di un altro paese. E' come se tu negassi che entrando nelle acque territoriali italiane a 12 miglia tu non fossi sotto la giurisdizione italiana! E' cosi e basta Stefano.
Ti ringrazio per la pacatezza della tua risposta.
Si trovano spesso dei pazzi online. Spero di non essere ritenuto tale.
No., per niente pazzo.
Caro Tom,
dici cose interessanti e che in parte condivido. Però ci tengo a spiegare alcune cose.
Noi, in linea di principio, non facciamo informazione. Almeno con gli articoli che scriviamo noi, generalmente non facciamo informazione. Io, anzi, sono convinto che l'informazione sia, sotto certi profili, un grande inganno. Il discorso sarebbe lungo. Ma diciamo che preferisco nella misura in cui sono capace, fare formazione che informazione. Ora, siccome qui non scriviamo di materie specialistiche, la formazione può essere soltanto relativa. Invece, si possono svolgere riflessioni. Si può pensare. Elaborare pensieri coerenti. Illustrare i presupposti dei discorsi. E siccome siamo nel campo della politica, si possono enunciare scelte assiologiche di fondo e spiegarle, cercare di fondarle.
Raramente, pubblicando articoli tratti dalla rete, forniamo ai lettori testi e link che servonono ad acquisire informazioni. Sono d'accordo con te che spesso la cosiddetta "controinformazione" sia l'altra campana della disinformazione, perché sceglie l'altro campo o perché va alla ricerca di fonti alternative che tuttaqvia spesso sono inflluenzate dall'altro campo. Però in Libia, depurata la controinformazione di un certo entusiasmo per la resistenza di Gheddafi che portava a non valutare oggettivamente le forze in campo, grosso modo la controinformazione ci ha preso. Nel senso che complessivammente in otto mesi ha sparato un numero di balle enormemente inferiore a quelle megagalattiche sparate quotidianamente dai quotidiani. E ha mostrato, anche attraverso video, parecchie verità.
Io, per esempio, non sto con Assad e non sto con i ribelli. Ti allego un mio intervento nell'attivo di Alternativa, che considero come la bozza di un prossimo articolo, per illustrarti che differenza c'è, a mio avviso, tra informazione e riflessione (io sono persuaso che un uomo che sa pensare può dire mille cose sensate pur non disponendo di quasi alcuna informazione su un argomento; mentre un uomo che non sa pensare e che pure conoscesse alla perfezione tutti i faatti del mondo, non può dire niente di sensato). Copio e incollo, lasciando anche gli errori di battitura (questi testi ormai si scrivono, "a razzo" nel giro di un minuto):
"Proviamo a fissare alcuni punti indiscutibili
1) Comunque siano andate le cose, ossia anche se le forze del regime hanno represso con la forza inizialmente una, alcune o molte manifestazioni, quando una parte della opposizione ha preso le armi e attacca i militari siriani e li caccia dai quartieri, SIAMO IN UNA GUERRA CIVILE. Non siamo in presenza di semplici attacchi contro le forze militari del paese (in tal caso potremmo dire che c'è soltanto "terrorismo" – categoria molto amnbigua, come noto). Se invece i militari con i carriarmati sono stati cacciati da alcuni quartieri di città (e non sono stati certamente cacciati con manifestazioni pacifiche, bensì con bazuka e mine in grado di far saltare in aria i carri armati), allora siamo in presenza di una guerra civile
2) secondo il diritto interno della Siria, in questo in tutto e per tutto identico, credo, al diritto russo, statunitense o italiano, e di qualsiasi altra nazione, in presenza di una guerra civile le forze fedeli allo stato hanno TUTTO IL DIRITTO DI STERMINARE i rivoluzionari. I matti che in italia attaccarono il campanile di san marco con un corretto armato artigianale si sono fatti DIECI ANNI DI GALERA! La guerra più sanguinosa combattuta dagli stati uniti è stata la guerra di secessione, che a quel tempo, con la popolazione e con le armi che c'erano causò oltre duecentomila morti
. Credo che stando agli abitanti di oggi e aller armi di oggi, dobbiamo immaginare una guerra con almeno VENTI MILIONI DI MORTI. Eppure nossuno ha mai rotto i coglioni agli stati del nord per non essere venuti a patti con gli stati del sud per evitare una carneficina.
3) Ovviamente i guerriglieri rivoluzionari invocano il DIRITTO DELLA RIVOLUZIONE, che è un diritto che creano loro stessi. In base a quel diritto essi sono LEGITTIMATI a STERMINARE L'ESERCITO DI ASSAD. Se vinceranno saranno eroi, instaureranno un altro ordinamento, prenderanno le leve del potere e eventualmente giustizieranno i vertici del regime (o li amnistieranno, secondo convenienza – secondo convenienza, non secondo diritto; o meglio i rivoluzionari vincitori detteranno a sé stessi il diritto più conveniente in ordine al problema se giustiziare o amnistiare)
4) Essendo in corso una guerra civile, gli altri stati sono OBBLIGATI SECONDO IL DIRITTO INTERNAZIONALE (quello che esisteva prima che gli stati uniti lo distruggessero, offuscando anche le menti di tanti buonisti e benpensanti) a NON INTERVENIRE; a NON INGERIRE NELLE FACCENDE INTERNE AD UNO STATO SOVRANO (IL PRINCIPIO DI DIRITTO INTERNAZIONALE SI APPLICA A TUTTI GLI STATI; non come credono gli offuscati dalla cultura e dalla politica statunitense ai soli stati democratici). E se domani scoppiasse una guerra civile negli stati uniti nessuno si sognerebbe di intervenire a favore di una delle parti, anche se stesse vincendo la "più cattiva" e si fossero già verificati quaranta milioni di morti.
5) Chiunque senta di volersi recare a combattere al fianco di una delle parti o desideri finanziarle è legittimato a farlo. Se deciderà di combattere sarà un combattente irregolare e come tale verrà trattato secondo il diritto internazionale. Almeno fino a quando non indosserà una divisa. Il diritto internazionale di guerra tutela di più i combattenti regolari che gli irregolari
6) I vertici del regime di Assad POSSONO – NON DEVONO MA POSSONO – decidere di venire a patti con l'opposizione, secondo una valutazione di convenienza che la storia potrà dimostrare sbagliata (vengono a patti e la storia li smentisce; non vengono a patti e la storia li smentisce) o opportuna (dal punto di vista di Assad). Allo stesso modo i capi dei guerriglieri POSSONO – NON DEVONO MA POSSONO – decidere di venire a patti con i vertici del regime di Assad. Anche qui la storia giudicherà se la scelta (dal loro punto di vista) è stata opportuna.
Le cose stanno così. SONO OGGETTIVE. Non c'è niente altro da dire. Lasciamo che combattano e condanniamo ogni ingerenza esterna. Al più, se ce la sentiamo, andiamo a combattere a favore di una o altra parte come combattenti irregolari.
LASCIAMOLI COMBATTERE e PENSIAMO A ORGANIZZARE LA RIVOLTA ITALIANA, che ci sarà tra qualche anno"
Come vedi, a me i fatti nemmeno interessano.
A presto
Stefano