La libertà è un altalena
di Francesca Recchia
Ė venerdì pomeriggio, il giorno dedicato alla famiglia: l’aria è fresca e pulita dopo la pioggia, il parco è affollato. Musica a tutto volume, gruppetti di ragazze che chiacchierano sedute sull’erba, coppie timide che si tengono per mano.
Passeggiando ci fermiamo per una chiacchiera nella parte del parco attrezzata per i bambini: genitori seduti sulle panchine che guardano i bambini correre e andare su e giù su scivoli e altalene.
Mi dice: non posso assolutamente perdermi un giro sullo scivolo.
Prendo la macchina fotografica per fare foto.
Gli scivoli sono coperti di fango, è piovuto e ai bambini, si sa, piace arrampicarsi e sfidare la salita.
“Proviamo le altalene” dico io.
Ce n’è una verde, ci avviciniamo ma lo strusciare dei piedi per frenare ha creato delle buche che dopo la pioggia sono pozzanghere di fango. In ogni caso, un bambino con la maglietta a righe è stato più veloce di noi: si siede e comincia a dondolare. L’altalena non ha spalliera, prende velocità e rotola all’indietro: cade giusto nella pozzanghera; arriva la mamma a tirarlo fuori.
Poco oltre c’è un’altalena bianca: due sedili arrugginiti e un po’ storti, la catena è piuttosto precaria.
Non resisto, mi siedo e comincio a dondolare. So che non posso. Sono una donna adulta non sta bene: eppure non resisto. Pian piano mi accorgo che tutti gli occhi del parco-giochi sono su di me. Lo so e non mi importa: dondolare è liberatorio e rido e rido e lui fa fotografie. Ce lo diciamo: questa micro infrazione delle regole ci riporta in bocca il senso della libertà e ridiamo e dimentichiamo.
Vedo che un uomo con il cartellino attaccato alla cravatta ci guarda e pian piano si avvicina.
“Sta arrivando”, gli dico. “Ma no, non c’è niente di male”, mi risponde.
Il responsabile del parco giochi arriva e non parla con me, ma parla con lui: non capiamo il curdo. Ci dice:”Mushkila – Ė un problema”
Va bene così – o forse non va bene neanche un po’, ma lo sapevamo… la libertà è davvero un’altalena!
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