Le quarantene e la DAD
di Stefano D’Andrea
Concentrati come siamo sul green pass, tra l’altro raramente per mettere in discussione il contenuto del provvedimento – se dopo sei mesi i vaccinati debbano fare il tampone, come in Israele; se gli immuni naturali non debbano farlo, come in Israele; se il green pass non debba applicarsi sui mezzi pubblici e nelle biblioteche, come in Israele, se convenga utilizzare, su base volontaria, i poco costosi tamponi salivari come in Germania; ecc. -, bensì quasi sempre per schierarci per il si o per il no sul provvedimento vigente, come purtroppo avviene da una trentina di anni su tutte le questioni, ci stiamo disinteressando a ciò che dovremo fare a breve, quando avremo un’ondata che durerà mesi e che causerà milioni di positivi, centinaia di migliaia di sintomatici e, stando alla recente ondata in Gran Bretagna, tra i dieci e i ventimila morti in quattro mesi.
Giova invece anticipare i tempi e cominciare a pensare come dovremo vivere in autunno e in inverno.
Le questioni principali mi sembrano quella delle quarantene e quella della DAD.
Prendo spunto da una pagina del Corriere della Sera di Bologna, dalla quale si apprende che 300 alunni di una scuola secondaria di secondo grado, non stanno andando a scuola, sebbene poco più di dieci siano positivi. Gli alunni appartengono a dodici classi, “di cui adesso quattro sono in quarantena e otto in sospensione dell’attività didattica”. Una parte degli alunni “già vaccinati e con una sola settimana di quarantena obbligatoria, sono vicini al rientro tra i banchi se i tamponi a cui si sottoporranno a inizio settimana daranno esito negativo. Mentre le otto classi in sospensione dell’attività didattica aspettano l’esito del tampone per capire se dovranno mettersi in isolamento o rientrare in aula”.
Tralascio la pochezza dell’articolo nella parte in cui avanza l’ipotesi, senza indicare alcun indizio, che tutto sia partito da una docente non vaccinata ma con il tampone, la quale, chi sa perché, avrebbe infettato altre due docenti vaccinate, mentre non sarebbe probabile il contrario, come non sarebbe probabile che qualche studente abbia infettato una o altra delle docenti, che poi si siano infettate tra loro. Conviene concentrarsi sul modo in cui andrà fatta la quarantena in autunno e in inverno.
Quando in una classe, in un’aula universitaria, in una palestra, in un conservatorio, in una fabbrica, in un ufficio, in una squadra di calcio o gruppo di attività sportive all’aperto, ecc., accadrà che una persona è positiva, visto che oggi il risultato del tampone si sa in mezz’ora, tutti i docenti e i compagni di classe, di ufficio, di palestra, di squadra, ecc., che siano stretti contatti (soltanto loro obbligatoriamente), dovranno fare il tampone e in caso di esito negativo, dovranno tornare a scuola, in Università, in ufficio, e potranno tornare in palestra, in piscina, al campo da calcio e nei luoghi degli allenamenti, il giorno dopo o al massimo in quello successivo. Resteranno a casa soltanto i positivi, con i familiari conviventi.
Se non applicheremo questa regola, che sicuramente sarà applicata da tutti i popoli governati da classi dirigenti non meschine, paranoiche e mediocri, vorrà dire che siamo proprio diventati un popolo di stupidi, governato da una classe dirigente meschina, paranoica e mediocre.
In Gran Bretagna ci sono stati centinaia di migliaia di under 18 che si sono infettati. Accadrà anche da noi. Dove vogliamo andare con le regole stupide che stiamo applicando?
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