Per la notizia si veda qui:
SULLA VICENDA DI ASIA BENETTI MORTA A 14 ANNI
di GIUBBE ROSSE NEWS (Marco Cosentino)
Il caso della quattordicenne Asia Benetti, morta a Brindisi di miocardite fulminante, riporta all’attenzione il problema di come vengono valutate le reazioni avverse da vaccino e del perché il nesso causale finisce per essere quasi sempre escluso.
Evito di regola di commentare singoli casi di cronaca, tanto più se recenti e tragici come questo, di fronte al quale cordoglio e silenzio sono d’obbligo sul piano umano. Le circostanze, tuttavia, impongono un breve commento dal momento che la vicenda è esemplificativa dell’impossibilità, stante l’attuale situazione, di condurre valutazioni obiettive sulla sicurezza dei vaccini covid.
I fatti in sintesi: Asia muore per una miocardite fulminante mentre pare sia positiva al covid e dopo aver ricevuto tre dosi di vaccino covid. Il medico curante dichiara che il vaccino non c’entra e che si tratta di capire se sia stato il covid o qualcos’altro.
È un ragionamento corretto? Formalmente sì, dal momento che i vaccini covid vengono definiti “vaccini” e, di conseguenza, si applica nella valutazione del nesso causale eventuale l’algoritmo WHO AEFI. In base a questo algoritmo, almeno due fattori portano quasi automaticamente ad escludere che il vaccino covid sia responsabile: (i) il tempo trascorso dalla vaccinazione e (ii) il covid in atto (ma, se anche fosse stato pregresso, sarebbe stato lo stesso).
(i) il tempo trascorso dalla vaccinazione
Le linee guida WHO AEFI raccomandano di considerare un intervallo di tempo “plausibile”. Con i vaccini convenzionali non si superano mai le 2-4, massimo 6-8 settimane (ma è rarissimo), dal momento che si dà per certo (e per la maggior parte dei vaccini non è neppure sbagliato) che gli effetti siano soprattutto legati all’azione pro-infiammatoria. Con i vaccini covid, però, le cose stanno diversamente. I vaccini a mRNA possono mettere in circolo la proteina spike per molti mesi, ma questo aspetto – pur ampiamente documentato – viene tuttora ignorato, anche per le sue implicazioni di farmacovigilanza. Tutto spiegato in dettaglio nella nostra recente pubblicazione.
(ii) il covid in atto
Le linee guida WHO AEFI per la valutazione della causalità per i vaccini convenzionali sono state ampiamente criticate perché sin dall’inizio della valutazione raccomandano di considerare tutte le possibili “altre cause” che potrebbero spiegare l’evento avverso ed escludere, quindi, il ruolo del vaccino. Successivamente, anche se esisteva una plausibilità biologica e una compatibilità temporale per un’associazione causale tra il vaccino e l’evento, le linee guida raccomandano di cercare ogni possibile evidenza che il vaccino non possa aver causato quell’evento. Le linee guida per i vaccini sono quindi molto rigide e tendono ad escludere i vaccini. Nel caso specifico, dunque, la presenza di un covid in atto (fosse anche solo una positività al test) rischia di essere suficiente per “salvare” il vaccino. Tutto spiegato in dettaglio nella nostra recente pubblicazione (cfr. sopra).
Vaccini covid e miocarditi
Deve essere chiaro a tutti che la valutazione del rischio associato ai vaccini covid implica solitamente l’esclusione preliminare di persone con pregressa miopericardite, nonché di persone con un precedente covid, in accordo implicito con le linee guida WHO AEFI che favoriscono l’esistenza di altre cause, escludendo, quindi, qualsiasi ruolo per i vaccini e in contrasto con le linee guida dell’Osservatorio di Uppsala per i farmaci, che considerano piuttosto malattie pregresse e/o comorbidità solo come potenziali con-cause. In effetti, uno studio basato sui dati del National Health Data System (SNDS) francese, che copre oltre il 99% della popolazione francese, ha recentemente dimostrato che il rischio di miocardite o pericardite associata ai vaccini covid era in media rispettivamente di 6,3 e 3,9 volte superiore. Con una storia di infezione covid nei 30 giorni precedenti, questo valore saliva addirittura fino a 140 e 250 volte in più. Ma per le linee guida WHO AEFI tutto questo non esiste. Tutto spiegato in dettaglio nella nostra recente pubblicazione.
In conclusione
Sospettare del vaccino covid nel caso di Asia è ragionevole e doveroso. Plausibile ipotizzare che il covid dopo il vaccino sia stato una concausa. Impossibile escludere che questo sia un esempio di malattia amplificata dalla presenza di anticorpi, in questo caso vaccinale (l’ADE, spesso evocata a sproposito). Purtroppo, stante l’attuale definizione di questi prodotti come vaccini e non come farmaci, anche questo caso non verrà considerato come imputabile ai vaccini. Anche per questo, nell’interesse pubblico, individuale collettivo, riteniamo indispensabile che ai vaccini covid vengano applicate le procedure valutative utilizzate per i farmaci in generale, e non quelle specifiche per i vaccini, molto più parziali e semplificate a soprattutto assolutamente inadeguate e del tutto sbagliate se impiegate per i vaccini covid.
- Nota 1. La definizione di “vaccini” e la sua recente modifica non c’entrano assolutamente nulla. Non vi fate fuorviare.
- Nota 2. Nella notizia di cronaca si dichiara che la povera Asia aveva ricevuto tre dosi, l’ultima a novembre 2021. Trattandosi di una quattordicenne, le due cose sono inconciliabili. Il vaccino Pfizer è stato autorizzato sotto i 16 anni a fine maggio 2021 e, dunque, un primo ciclo può essere stato fatto solo nell’estate. La terza dose non avrebbe potuto essere somministrata prima del 2022.
Marco Cosentino è medico e professore ordinario di Farmacologia presso l’Università degli Studi dell’Insubria.
FONTE:https://giubberosse.news/2022/10/12/sulla-vicenda-di-asia-benetti-morta-a-14-anni/
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