Sogni e simulacri
Uno Stato è una grande comunità. Funziona bene se esiste il senso della collettività, se ognuno si impegna a rispettare e far rispettare quelle regole che sono alla base della convivenza civile. Funziona bene se concetti come giustizia e dignità non restano parole astratte ma acquistano significato pratico. Ed acquistano significato pratico quando ogni persona si impegna nel rispettarle e nel farle rispettare.
Giustizia e dignità quando sono valori condivisi sono un collante eccezionale che cementa tutti gli strati sociali, riducendo le questioni di censo a battaglie locali che non minano la coesione sociale più profonda, e quindi il senso stesso di appartenenza ad una società.
Quando invece tali valori sono solo enunciati ma raramente vissuti, si assiste ad una penosa (e spesso dolorosa) serie di episodi che mettono a nudo una totale insofferenza ed un profondo senso di alienazione verso la società. Non più cooperazione attiva tra individui, ma sabotaggi tra simili (spesso appartenenti alla stessa classe subalterna). Il senso di socialità non è più percepito e distribuito a pioggia, ma viene consolidato all'interno di specifiche microculture che lottano furiosamente contro qualsiasi altra microcultura: giustizia e dignità acquistano la valenza relativista della Curva Sud.
Quando una società perde il suo sogno, e la sua visione viene proiettata in un futuro sempre più breve, succede qualcosa di catastrofico: nasce l'urgenza di dimostrare che si è ancora capaci di sognare. Mancando l'oggetto del sogno, il soggetto si deve inventare strategie di simulazione che permettano di continuare a creare quell'oggetto che ormai non esiste più ma la cui inesistenza è semplicemente inaccettabile. Baudrillard ha una parola per definire tutta questa operazione: simulacri.
Se giustizia e dignità in una società sana significano rispettare il più debole, in una società di simulacri acquisiscono significato contingente e personale, non applicabile in spazi temporali contigui o attigui. E' l'errore arbitrale che scatena masse inferocite di tifosi che esternano con violenza estrema la loro potenza nei confronti del simulacro, mettendo a nudo nel contempo la loro inadeguatezza ed impotenza nei confronti del sogno.
Lo sbaglio, l'errore umano è una parte fondamentale del percorso di realizzazione del sogno: è attraverso l'errore che si radica la parte induttiva dell'apprendimento. Nell'universo dei simulacri invece l'errore diventa una deviazione intollerabile dalla marcia trionfale verso una inesistente perfezione. Inoltre l'universo dei simulacri prevede, come nei videogames, una serie infinita di possibilità a disposizione, cosa che vanifica il senso profondo dell'esperienza legata all'errore umano. Se per il sogno l'errore è naturale e quindi tollerabile, per il simulacro è assolutamente inaccettabile ed irrilevante al tempo stesso.
L'episodio risale ad un paio di anni fa, e mostra chiaramente cosa significano giustizia e dignità per chi ha un sogno e per chi ha un simulacro. Luca Massari faceva il tassista a Milano. Nell'ottobre del 2012 investe un cane senza guinzaglio e sfuggito al controllo dei suoi padroni. Si ferma per vedere come sta il povero animale e per scusarsi dell'accaduto. Viene subito insultato e poi picchiato selvaggiamente da tre persone. Una ginocchiata in faccia lo fa entrare in coma. Dopo poche settimane muore.
Il prodotto del simulacro di giustizia e dignità non si ferma qui. C'è qualcuno che, memore di far parte di una Res Publica, urla di smetterla con quell'insensato massacro. La sua auto poco dopo viene data alle fiamme. E al fotografo che scatta le foto all'auto bruciata viene spaccata la faccia e sequestrata la macchina fotografica.[1]
E' abbastanza evidente che uno Stato composto da persone di questo tipo abbia completamente perso il senso della collettività, di giustizia e dignità condivise. Il “fittest to survive” sembra essere un mostro che la convivenza civile deve combattere.
L'episodio del povero tassista ancora una volta segna il confine tra sogno e simulacro, e tra le persone che percepiscono ed inseguono questi due sistemi di valori.
Roberto Poggiani (segretario del sindacato dei veterinari SIVeMP Veneto) dichiara: «Il nostro Paese si è dato delle leggi civili per tutelare la vita degli animali, ma se il risultato di tante campagne in loro favore è questo, allora siamo sconfortati». [2]
La solidarietà costa, ti fa esporre in prima persona. Ti rende partecipe del sogno di una società dove giustizia e dignità sconfiggono i simulacri. Il sogno è condivisione e chi sa sognare non può accettare di vedere la Res Publica trasformata in proprietà privata.
All'individuo viene chiesto di schierarsi: giustizia e dignità sono valori che ognuno è chiamato a difendere. E' quello che fece quel padre di famiglia che casualmente aveva assistito all'aggressione del tassista e che si era sentito in obbligo di denunciare tutto alla polizia. Per l'impegno civico dimostrato ricevette l'Ambrogino d'oro, che non riuscì a ritirare a causa di minacce ed intimidazioni.
«Quel giorno ha cambiato la mia vita. Ho perso il lavoro, la casa che ho dovuto svendere, la mia città». L'Ambrogino d'oro e la prospettiva di una vita senza dignità né giustizia: «Tante belle parole, ma poi le istituzioni ci hanno abbandonati».[3] Chi gli bruciò l'auto intendeva rimarcare come la collettività sia soggetta a regole personali e chi gli negò il lavoro (faceva l'elettricista) e la convivenza (dovette cambiare città) intendevano sottolineare il loro aderire a quella idea di società. Questo episodio rivela ancora una volta la duplice faccia di questa società: capace di seguire contemporaneamente il sogno ed il simulacro.
Come Giano bifronte possiede due facce distinte che hanno due visioni antitetiche, anche le istituzioni e le persone di questa società dimostrano identico dualismo: una parte difende il sogno di una comunità che fa di giustizia e dignità un impegno costante, mentre l'altra difende i propri simulacri, sottoprodotti culturali frutto di una visione miope e tragicamente limitata della potenza del sogno.
Il sogno modernista è ormai finito, definitivamente. Sarà il futuro a decidere se un nuovo sogno avrà la possibilità di estromettere i simulacri oppure se saranno i simulacri a sconfiggere ogni nuova rinascita culturale. Nel frattempo questi episodi sono destinati a moltiplicarsi. A noi è chiesto di capire. E di schierarci.
[1]http://www.ilgiornale.it/news/tassista-massacrato-omert-e-auto-bruciate-regnano-nel.html
[3]http://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/2013/04/11/871855-Luca-Massari-Tassista-Ucciso.shtml
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