L’insanabile contrasto tra Costituzione della Repubblica Italiana e Trattati dell’Unione Europea (1)
Offro in lettura i primi due paragrafi (la prima parte) del Documento di analisi e proposte dell'Associazione Riconquistare la Sovranità. L'associazione è stata costituita il 21 marzo da trentacinque soci, tra i quali il sottoscritto. Il Documento del quale pubblico i primi due paragrafi è parte integrante dell'atto costitutivo dell'Associazione, la quale ha come scopo sociale quello di diffondere, in rete e attraverso la promozione di assemblee cittadine, le analisi e le proposte contenute nel Documento (Stefano D'Andrea).
Dal Documento di Analisi e proposte dell'Associazione Riconquistare la Sovranità: § 1 Premessa; § 2 L'insanabile contrasto tra Costituzione della Repubblica Italiana e Trattati dell'Unione Europea
1. Premessa
La parte più nobile e moderna della Costituzione della Repubblica Italiana è costituita dal titolo dedicato ai “rapporti economici” (artt. 35-47). Essa, da almeno due decenni, è totalmente disapplicata, in ragione della prevalenza dei Trattati dell’Unione Europea e del diritto derivato (emanato dagli organi dell’Unione) sulle norme costituzionali volte a disciplinare la materia economica. Una congiuntura internazionale favorevole, un lungo periodo di bassi tassi di interesse, la promozione dell’indebitamento privato, che ha supplito per molto tempo la diminuzione dei salari e dei redditi da lavoro tutti, e la diffusione della ideologia globalista, mercatista, transnazionale, idolatra della concorrenza e individualista hanno oscurato a lungo, agli occhi del popolo italiano, questo dato di fondamentale rilevanza. Oggi siamo giunti al tempo della verità e alla necessità di invertire la rotta.
I principi fondamentali dell’Unione Europea non sono in grado di far uscire l’Italia dalla crisi economica, bensì spingono verso l’aggravamento e generano un difetto di coesione sociale e territoriale che sta minando l’Unità della Nazione e impoverendo larghi strati della popolazione.
2. L’insanabile contrasto tra Costituzione della Repubblica Italiana e Trattati dell’Unione Europea.
Il modello di disciplina dei rapporti economici prefigurato dai Trattati Europei è irrimediabilmente in contrasto con il modello di disciplina prefigurato nella Costituzione. I valori e gli interessi promossi dalla Costituzione della Repubblica Italiana sono opposti rispetto ai valori e agli interessi promossi dai Trattati dell’Unione Europea. In Particolare:
– “La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni” , “aiuta la piccola e media proprietà”, “provvede alla tutela e allo sviluppo dell’artigianato” (artt. 37, 45), mentre l’Unione Europea: impone la deflazione salariale e la precarietà, come unico strumento per aumentare la produttività e reggere la competizione internazionale; spinge verso le liberalizzazioni a vantaggio del grande capitale, libero ormai di valorizzarsi anche nel campo delle professioni un tempo protette, anche là dove non vi è alcun odioso privilegio da estirpare; schiaccia gli agricoltori rendendo difficile o impossibile la libera organizzazione della loro attività, nell’interesse della grande distribuzione e dell’industria agroalimentare; costringe i commercianti a soggiacere al capitale marchio (in particolare tramite il contratto di franchising e in genere la valorizzazione dei marchi) e penalizza i piccoli esercizi commerciali, consentendo l’apertura anche nel tradizionale giorno di riposo.
– “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme” (art. 47, primo comma), mentre l’Unione Europea incoraggia l’indebitamento privato per l’acquisto di beni e servizi di consumo.
– La Repubblica “tutela il risparmio”, ossia lo preserva dall’inflazione. Mentre l’Unione Europea promuove le rendite – ossia la valorizzazione del denaro risparmiato senza che il risparmio sia investito, anche indirettamente, nella produzione di beni e servizi – e le plusvalenze derivate da scommesse finanziarie. Questo obiettivo è perseguito dall’Unione Europea sia direttamente, attraverso una ipocrita disciplina di tutela del cliente-investitore, sia indirettamente, vietando limitazioni alla libera circolazione dei capitali e quindi impedendo di tassare adeguatamente i proventi derivanti da plusvalenze, rendite e scommesse: in caso di elevamento dell’imposizione da parte di uno degli stati membri, i capitali fuggirebbero.
– “La Repubblica favorisce l’accesso del risparmio popolare… al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del paese” (art. 47, secondo comma), mentre l’Unione Europea impedisce all’Italia ogni vincolo di destinazione del risparmio degli italiani, sancendo la assoluta libertà di circolazione dei capitali, anche nei confronti dei paesi terzi, e garantendo il “diritto” dei risparmiatori, per lo più attraverso i grandi intermediari finanziari, di indirizzare il risparmio in ogni piazza finanziaria, alla ricerca della maggiore rendita e delle più attraenti scommesse.
– “ La Repubblica…disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito”, mentre l’Unione Europea ha imposto una disciplina del credito, attuativa di direttive comunitarie, che ha sancito l’abbandono dei tradizionali principi italiani, con il vincolo per l’Italia di non poter reintrodurre gli antichi principi.
-La Costituzione ammette, in presenza di determinate condizioni, monopoli pubblici o collettivi, sia originari, sia derivanti da espropriazioni con indennizzo (art. 43). L’Unione europea promuove la concorrenza in ogni campo dell’attività economica e impedisce all’Italia di introdurre monopoli anche in alcuni dei casi previsti dalla Costituzione.
– La Costituzione italiana non vieta e quindi ammette il ricorso al protezionismo e anzi promuove limitazioni della libertà di circolazione dei capitali (art. 47, secondo comma: “La Repubblica… Favorisce l’accesso del risparmio popolare… al diretto ed indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del paese”). Al contrario, l’Unione Europea, per un verso, instaura un “mercato aperto”, che impone la libera circolazione delle merci, dei servizi e dei capitali, anche nei confronti dei paesi terzi, privando gli stati della politica doganale anche nei confronti dei paesi estranei all’Unione europea; per altro verso, vieta gli aiuti di Stato. Ciò significa, per recare soltanto un esempio, che l’Italia, preso atto dell’elevato numero di computer, di telefonini e di televisori acquistati dagli italiani, non potrà mai destinare ingenti somme a imprese pubbliche o partecipate dallo Stato, che producano quei beni, inizialmente soprattutto per il mercato italiano, grazie a norme che garantiscano a quelle imprese quote di mercato, e che occupino i laureati italiani in informatica e in ingegneria, nonché i tecnici e gli operai del settore.
– La Costituzione Italiana promuove la piena occupazione (art. 4, primo comma) e quindi salari dignitosi, ammettendo, a tal fine, un’inflazione modesta o relativamente modesta. L’unione europea impone un’inflazione bassissima, impedisce la piena occupazione e promuove la deflazione salariale.
– La Costituzione non pone limiti al debito pubblico e al deficit pubblico e consente allo Stato di prevedere che i titoli invenduti siano acquistati dalla banca d’Italia. L’Unione Europea prevede precisi limiti al debito pubblico e al deficit, impedisce alla BCE e alle banche centrali nazionali di acquistare titoli del debito pubblico e vuole imporci l’introduzione del pareggio di bilancio nella Costituzione.
– In generale, l’Unione europea abbatte i confini degli stati europei, anche nei confronti dei paesi terzi e crea un mercato aperto nel quale deve vincere la logica del più forte. Al contrario, l’art. 41, terzo comma della Costituzione prevede che “La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”. L’Unione europea sopprime tutti i possibili poteri degli stati e quindi dei popoli di disciplinare l’economia, affidando il sistema economico alla pura concorrenza tra imprese e gestori dei grandi capitali internazionali. Mentre la Costituzione sancisce che il popolo italiano, attraverso lo stato italiano, disciplini l’economia.
I due programmi politico-economici sono in irrimediabile contrasto. O il Parlamento e il Governo italiani applicano l’uno o applicano l’altro. E in ragione del prevalere (nelle materie economiche) del diritto dell’Unione Europea sul diritto interno italiano (opinione giuridicamente infondata che, tuttavia, è un fatto), anche di rango costituzionale, sono ormai più di venti anni che Parlamento e Governo italiani svolgono il diritto europeo, anziché il diritto costituzionale dei rapporti economici. Quindi, “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservare la Costituzione e le leggi” (art. 54), salvo i membri del Governo e del Parlamento, che devono osservare il diritto europeo e violare sistematicamente il diritto dell’economia di rango costituzionale!
mi piacerebbe mettermi in contatto con voi sono presidente di un centro studi che ha una propsota economica da fare per riappropriarsi della sovranità monetaria a livello di comunità comunali in un processo per gradi
Gentile Turi,
ti ho appena risposto via email
Il Burundi sta fuori dall'unione europea, eppure sono poveracci
C'è qualcuno che ha proposto di adottare la Costituzione del Burundi, almeno nella parte che disciplina i rapporti economici? Non mi sembra. Dunque lei non è riuscito ad esprimere un argomento sfavorevole all'uscita dall'Unione Europea.
GLI ITALIANI SONO CITTADINI SOLO IL GIORNO IN CUI MALAUGURATAMENTE PER LORO METTONO LA SCHEDA NELL'URNA.POI PERDONO OGNI DIGNITA' ELETTIVA.DA LI' COMINCIA IL RUOLO MARGINALE DI SUDDITO CHE DEVE SUBIRE LE ANGHERIE DI SGHERRI CHE PER TUTTA LA DURATA DELLA LEGISLATURA LI SOBILLERA' DI PROVVEDIMENTI, LEGGI, LEGGINE E ALTRE ANGHERIE ATTE A RENDERGLI LA VITA IMPOSSIBILE.DOMANDIAMOCI SE E' MAI STATA FATTA UNA LEGGE CHE INVECE DI VESSARE AIUTI….
Uscendo dall'unione europea noi rischiamo di diventare il nuovo Burundi. La nostra costituzione é meravigliosa, ma il mondo é cambiato. I principi enunciati sono stupendi, ma la vita reale oggi ė diversa. Inutile enunciare principi inapplicabili, si rischia il donchiscittismo.
Caro Ilario, il mondo sara' cambiato (e questo è innegabile) ma in peggio e lo è grazie appunto a questi "fantastici" POLITICANTI che ci ritroviamo a livello Europeo e Nazionale (per non dire a livello Globlale), questa GENTAGLIA (non trovo definizione piu' soft di questa mentre ne potrei dire altre 1000 piu' hard !!!) pensa solo ed esclusivamente al mero interesse personale (o di casta o lobby se vogliamo) senza considerare che il MONDO è uno solo, che non ci appartiene, che una cosa distrutta a livello ambientale ed ECOLOGICO di solito è quasi impossibile farla "rinascere" !!! Quindi tutto quello che dice e afferma Stefano nelle sue disamine sulla differenza che c'è tra la Comunità Europea e lo stato Italiano (e sopratutto le nostre costituzioni) sono COSE SACROSANTE e difficilmente OPINABILI anche da professori di economia (non solo dall'uomo comune che potrebbe non avere le competenze e la profondità per capire semplicemente che ci stanno FREGANDO !!!), io sono papa' di una bellissima bambina di 5 anni e vorrei (come penso tutti i genitori di questo mondo che mia figlia possa vivere in tranquillità avendo la possibilità di studiare, crescere e lavorare per migliorare il suo e degli altri benessere (è questo dovrebbe essere il fine di ogni essere umano ma soprattutto CITTADINO che si rispetti ovvero ANELARE ad una crescita SOCIALE CONDIVISA e CONDIVISIBILE che possa portare GIOVAMENTO a TUTTI nel rispetto delle possibilità personali e delle leggi che regolano la CIVILE e COMUNE CONVIVENZA), mentre è proprio questo che la COMUNITA' EUROPEA e soprattutto la sua dirigenza (fatta da lobby economiche elitarie) NON VUOLE che si realizzi per TENERE SCHIAVE le persone non piu' con la violenza e la forza ma con il ricatto economico e sociale. Quindi anche se all'inizio dell'avventura europea ERO uno dei suoi fautori a distanza di ventanni dopo aver constato direttamente LO SFASCIO CAUSATO a tutta l'EUROPA INTERA da questa IMMONDA combriccola (con ovvio e solo giovamento per la GERMANIA intesa come non come NAZIONE e come TEDESCHI ma come gruppo economico TEDESCO e SIONISTA !!!) posso tranquillamente AFFERMARE che DOBBIAMO IMMEDIATAMENTE USCIRE da questa COMUNITA' di DELINQUENTI che ha come unico SCOPO quello di DISTRUGGERE quel poco di umanità e di solidarietà che c'era nella nostra costituzione e per farlo DOBBIAMO IMMEDIATAMENTE MANDARE A CASA TUTTI GLI ATTUALI POLITICANTI e STACCARCI SUBITO DALLA COMUNITA' EUROPEA RIAPPROPRIANDOCI della SOVRANITA' MONETARIA e TUTELANDO le nostre aziende NAZIONALI !!!!
Ilario,
restando dentro l'Unione Europea, noi prenderemo la strada Greca. Monti, forse, lo esclude ma discorre di venti anni di sacrifici (intervista sulle olimpiadi) e comunque ha asserito che la Grecia è la prova del successo dell'euro. Vedrai che a dicembre il pil italiano scende di oltre il 3%, se non del 4 o 5%.
Quando dici che uscendo diventeremmo come il Burundi, invece, accogli, una tesi che contiene una minaccia terroristica, tra l'altro espressa con estremismo. Se vincono i comunisti mangeranno i bambini; se resti fuori di casa dopo il tramonto viene il lupo mannaro; se usciamo dalla UE diventiamo il Burundi.Sono frasi che si dicono ai bambini; sono frasi che contengono previsione palesemente false; sono frasi che aspirano ad incutere terrore. Riflettiamoci prima di fare nostre proposizioni palesemente infondate e che qualcuno pronuncia per incutere su di noi terrore. Liberiamoci! Se usciamo dalla UE uns cosa è sicura: non diventeremo come il Burundi.
A mio avviso l'atteggiamento di Fernando è saggio. Anche io 15 anni fa ero favorevole all'Unione europea. Bisogna saper tornare sui propri passi.
Le preoccupazioni di Ilario sono preoccupazioni "indotte" dai media. Non passa giorno che non sentiamo ai TG o che non leggiamo sui giornali di come siamo stati fortunati a essere nella UE, di come siamo stati fortunati ad aver adottato l'euro, di come siamo fortunati ad avere un governo di tecnici comee chieda l'Europa. Ebbene penso che ognuno di noi deve confrontare la sua situazione personale e guardare a quello che gli sta intorno e poi, con la proprio zucca (per una volta),, ragionare e concludere se siamo proprio stati e siamo così fortunati. Sento parlare di Burundi. Di solito in questi casi si cita lo Zimbabwe, io citerei il Giappone, stato con sovrantià monetaria e aal cui livello, mi sbilancio, l'Italia potrebbe arrivare se riconquistasse la sua sovranità. Lo dico a ragion veduta, conoscendo il valore e la professionalità dei nostri lavoratori e dei nostri imprenditori. Dovremmo cambiare classe politica. Quello è il nostro problema. L'ARS è nata anche per questo.
Con il massimo rispetto per le opinioni di tutti, ad esempio pensare che l'Euro abbia impoverito l'Italia é una sciocchezza. Le monete, tutte, di per se sono solo il termometro dell'economia. Infatti ogni 7/8 anni noi svalutavamo pesantemente la lira. Svalutare vuol dire che il giorno dopo sei più povero del 30/40% rispetto al resto del mondo.Era proprio meglio quanto era cosí? I Mali dell'Italia soon di origins interna: corruzione, nepotismo, sprechi enormi, blocco dell'ascensore sociale, inefficienza della PA, TV spazzatura…e tanto altro. È molto comodo e auto assolutorio addossare tutti i problemi all'Europa, ma pensiamo veramente che sia così ? Errori storici che si ripetono…pensate che, almeno, é 67 anni che non ci sono guerre in Europa. La nostra costituzione nacque proprio dalle ceneri di una guerra micidiale….
Due piccole osservazioni: andavo in vacanza in Grecia moltissimi anni fa, era un paese molto povero senza industrie. Non è che sta fallendo perchè è entrato nella UE.
secondo: il Burundi ha sovranità monetaria, non soggiace al perfido Euro, eppure muoiono di fame. Sta a vedere che non ė l'Euro il problema….
Ricordate: la fortuna di un territorio ė legata al lavoro e alle capacitá della gente che vi abita
Ilario, tu continui a ripetere i luoghi comuni ("pensare che l'Euro abbia impoverito l'Italia è una sciocchezza") senza mai argomentarli. Facci caso. Potresti avere ragione (sul Burundi, sull'Euro) però è un fatto che tu condividi tutti i luoghi comuni e non li argomenti: se usciamo dalla Ue diventiamo come il Burundi; che l'euro abbia impoverito l'Italia è una sciocchezza. In questo modo finiscio per negare che esista il problema (la contraddizione) principale e segnalare altri profili indubbiamente di rilievo e che tuttavia non sono tipici dell'Italia: se in Francia al vertice del partito socialista ci sono marito e moglie; se all'estrema destra francese c'è stata una successione di una figlia ad un padre; se lo stesso fenomeno accade negli stati Uniti dove al vertice del partito democratico ci sono marito e moglie; se gli stati uniti hanno appena avuto un padre e un figlio presidenti degli stati uniti; dinanzi a questi dati tu dici che in Italia abbiamo un problema speciale che è il nepotismo? Stai attento ai luoghi comuni, Ilario. Ricordati che cominciamo a pensare soltanto quando poniamo in dubbio i luoghi comuni.
Ora il discorso sull'euro è lungo e un giorno lo dovremo svolgere lentamente, riassumendo ciò che ha illustrato Bagnai nel suo blog, affrontando analiticamente argomenti che i non economisti possono intuire soltanto in base ai principi. Comunque, solo per iniziare:1) tutti i più grandi economisti monetari del mondo (mica Prodi! che non è un economista monetario), al momento dell'introduzione dell'euro, si dividevano in due filoni: per alcuni era una scelta assurda; altri erano molto scettici; 2) se cerchi in rete le video lezioni di Prodi sull'euro (del 1998, mi sembra), ti accorgi facilmente che non ne ha azzeccata una; niente di ciò che aveva previsto si è verificato; 3) gli squilibri della bilancia commerciale e dei pagamenti a favore della Germania e a sfavore dei pigs sono oggi da tutti imputati all'euro (compresi Tabellini e altri Bocconiani); e d'altra parte sono cominciati da quando c'è l'euro; per eliminarli i bocconiani (ma nemmeno tanto Tabellini) vogliono soltanto liberalizzazioni, flessibilità e deflazione salariale; gli economisti critici vogliono un'unione europea diversa e che sia l'esatto opposto di quella che è; 4) tutti svalutano, o nominalmente o realmente (con deflazione salariale o più o meno nascosti aiuti alle imprese): la cina viene rimproverata di tenere bassa la sua moneta; il Brasile fa di tutto per tenerla bassa; la Federazione Russa figuriamoci; tutti vogliono evitare una moneta sopravvalutata e a noi la hanno fatta desiderare! Suppongo che ci sia almeno da studiare e pensare. O vuoi continuare a credere ai luoghi comuni, senza nemmeno sottoporli ad indagine?
Credo che Ilario (non me ne voglia) sia vittima della pressione mediatica che vuole sempre meno cittadini e sempre più sudditi/consumatori, così come Giancarlo sottolinea e cos' come ho tentato di spiegare nel mio ultimo articolo. I mantra che ripete Ilario sono le classiche storielle che pretendono di giustificare l'attuale disastro, come ad esempio la svalutazione della lira. Certo, se svalutiamo siamo più poveri all'estero, ma i prodotti che vendiamo (essendo la nostra un'industria di trasformazione) ne traggono grossi benefici. Quindi fioccano gli ordini, le industrie assumono e tutto il volano industriale funziona meglio e di più.
I miei complimenti a Stefano, dopo qualche visione sincera di economisti non venduti, era ora che un giurista spiegasse le ragioni per cui siamo arrivati a tale intricata situazione, e proponga una via d'uscita. Se tutto dovesse funzionare come auspicato si romperebbe il cerchio che vede nel monopolio mediatico la più terribile arma di distrazione di massa, e una nuova era potrebbe nascere. Il vero nemico, oltre alle solite infami elites, è tutto ciò che inebetisce le masse, e credo sia compito prioritario togliere potere a queste potenti fabbriche di consenso.
Ilario tu poni la classica tesi che i media ci hanno propinato: siccome siamo " mafiosi" ben venga l' Europa che ci mette in riga. I problemi italiani si risolvono solo se gli italiani cambiano mentalità, 20 e più anni di " vincolo esterno" non ci hanno resi meno corrotti. Anzi il messaggio " ci pensa l' Europa" è del tutto DISINCENTIVANTE rispetto a un cambiamento degli italiani. La seconda repubblica lo ha dimostrato ( come si poteva pretendere non vincesse Berlusconi ). Per di più questo vincolo è un mostro giuridico ( altro che costruzione " meravigliosa"…studiateli i trattati europei!) che AGGRAVA i problemi dei paesi mediterranei. Tutti i problemi ( sia morali che economici ) che sollevi sono affrontanti CON I DATI in questo blog ( goofynomics.blogspot.com) ti consiglio VIVAMENTE di leggere gli articoli che contiene fin dal primo.
Ragazzi, io non pretendo di avere la verità in tasca, come credo non l'abbiate voi. Il mio luogo comune pro- Europa non credo sia molto diverso dal vostro anti- Europa. Io comunque credo questo, in tutta onestá intellettuale: i guai dell'Italia non sono dovuti all'Europa, ma alla combinazione dei seguenti fattori:
– accordi WTO, con entrata della Cina come produttore mondiale
– caduta del muro di Berlino, che ci ha resi meno indispensabili
– internet, che permette a capitali e informazioni di spostarsi in un click, producendo dove conviene di più
– inadeguatezza della classe dirigente italiana, specchio fedele della popolazione.
Non voletemene, ma penso che con quello che è successo in questi anni, la nostra costituzione sia uno stupendo libro dei sogni. E Bruxelles non sia il problema.
Comunque, chi vivrà vedrà.
@ilario: scusate se consiglio un sito http://goofynomics.blogspot.it/ , li ci sono tutti i dati che restare in europa e' sbagliato come lo e' stato entrare nello sme , come lo e' stato eliminare leggi contro il capital flight etc , tu non vuoi motivazioni legali o etiche che sono la specialita del autore per cui ha il mio rispetto , vuoi fare un discorso economico con dei numeri , dal blog che ti ho linkato trovi tutto per sconvolgere le tue credenze.
@Ilario
La verità non ce l'abbiamo in tasca, ma in testa. Prova a leggere il Trattato di Lisbona, il funzionamento della BCE e di come l'Italia prende gli Euro in prestito dalle Banche pagando interessi assurdi come se fosse una famiglia che chiede un mutuo anzichè essere uno Stato. Prova a capire come si forma il debito pubblico al giorno d'oggi che è a tutti gli effetti un debito estero. Se tu avessi studiato queste cose saresti d'accordo con chi vuole il ritorno alla moneta sovrana. Il fatto di svalutare poi..lo sapevi che prima dell'entrata dell'euro e fino al 1996 l'Italia era in surplus di bilancio nel rapporto export/import proprio grazie alla svalutazione della moneta? Perchè non leggi i dati REALI invece di scrivere critiche, legittime, ma senza alcun fondamento scientifico?
Coll’ultimo messaggio Ilario pone un nesso cruciale, che forse andrebbe meglio approfondito su questo blog: il rapporto fra euro e globalizzazione. Essere contro l’euro vuol dire essere anche contro la globalizzazione oppure no?
La mia risposta è: certamente, perché sono due aspetti del medesimo progetto.
Ilario, condivido il tuo breve elenco colla parziale eccezione dell’ultimo punto, che è un luogo comune alquanto abusato. Ma chiedo: non pensi che l’ingresso della Cina nel WTO sia solo un momento del colossale progetto di smantellamento della sovranità – politica ed economica – degli stati nazionali, portata avanti sistematicamente dalle élites dirigenti occidentali – ormai transnazionalizzate e sempre più asservite al potere usuraio dell’alta finanza – a partire dagli anni settanta-ottanta?
Non credi che sia questo processo, inevitabilmente proiettato trasformare il primo e il terzo mondo in vasi comunicanti (e quindi a falcidiare il tenore di vita del primo mentre rialza progressivamente quello del secondo), che sta all’origine delle nostre sventure? Che l’attuale macelleria sociale sia semplicemente un momento nell’ambito del processo di confluenza fra le condizioni di lavoro italiane (ma anche spagnole, tedesche ecc.) da una parte e quelle cinesi e bulgare dall’altra?
E se quel che ho scritto è giusto: non pensi che l’euro e l’unione europea sia un momento – uno fra i tanti, ma certo momento qualificante – di tale sciagurato disegno di civiltà; e che per questo meriti di essere combattuto?
I signori dell’oro hanno cambiato il mondo a loro vantaggio e ci hanno portato via dignità e benessere: tu sei fra quelli che vogliono chinare la testa, per non perdere quel tanto che lorsignori gli han lasciato, o sei fra quelli che vogliono combattere l’oppressione?
Ilario ripete i luoghi comuni dell’europeismo, le risposte che gli sono state date sono tutte giuste esclusa l’ultima, che in sostanza accoglie il tentativo, condiviso da tanti, di dirottare almeno in parte sul fenomeno “globalizzazione” l’ individuazione delle cause che hanno portato alla crisi e all’impoverimento dei popoli europei. E’ il tentativo di una destra povera e sempre incline alla demagogia, che vorrebbe magari l’uscita dall’Euro (ma fino a che punto?) e poi vorrebbe la chiusura delle frontiere e quindi l’isolamento totale dell’Italia: non ci siamo proprio! I Trattati europei non c’entrano niente con la globalizzazione, con l’entrata della Cina nel WTO ecc. I primi sono stati un atto politico con fondamenti ideologici rigidamente liberali al servizio di una elite economica e finanziaria transnazionale e soltanto adesso stiamo aprendo gli occhi su ciò ( io stesso fino a quindici anni fa ero un tiepido europeista).
La seconda cosa (globalizzazione ecc.) è una sorta di bradisismo geoeconomico, sostanzialmente apolitico che nessuno ha mai progettato a tavolino, generato da concause di diversa natura e in parte addirittura ignote ( per esempio la Cina -il gigante Cina!- esporta contemporaneamente nel mondo capitale e forza lavoro: un paradosso!) . Molti cercano anche cinicamente di specularci sopra, ovvio, ma poi spesso si ritirano perché la paura prevale sulla prospettiva di profitto immediato. Cioè il singolo imprenditore o finanziere, malgrado le perplessità del suo referente politico, è tentato a delocalizzare o minaccia di farlo perché vede a breve una occasione di profitto, ma a media o lunga scadenza non è chiaro chi sarà l’attore vincente. Già, perché gli attori sono tanti e non sono -checché se ne pensi- coordinati fra loro, non esiste una “governance” planetaria che pianifica contemporaneamente i flussi finanziari e quelli migratori, gli andamenti delle quotazioni in borsa o le quote di import export fra i vari Paesi.
E’ singolare che contro questa “governance” immaginaria si scaglino contemporaneamente in perfetta sintonia tanto i “destri” quanto i “sinistri” pur partendo da presupposti formalmente antitetici. Si tratta di una vera e propria sindrome dell’intelletto, a sfondo monistico e paranoico, che però offre il vantaggio di tenere insieme a breve termine falsi ideali con falsi interessi. I falsi ideali sono, dal lato sinistro, la riproposizione dell’internazionalismo classico (“proletari di tutto il mondo unitevi!”) sempre più universale, sempre più astratto e infine ascaro nelle guerre imperialiste contro i “dittatori”. Dal lato destro i falsi ideali sono la riproposizione delle “piccole patrie” alla ricerca disperata di una perduta identità (per es. Padania e dintorni). I falsi interessi sono la difesa protezionistica, ma illusoria, dei residuali livelli di wellfare per i lavoratori dipendenti (a sinistra) o dei residuali margini di profitto per il popolino delle partite IVA (a destra).
Ne consegue che il “nemico principale” rimane un’entità indistinta che può assumere inizialmente il volto bianco di Godmann Sachs, FMI, banchieri europei ecc. e che poi vira verso il giallo o il bruno.
Infatti Lorenzo scrive:
“questo processo, inevitabilmente proiettato a trasformare il primo e il terzo mondo in vasi comunicanti (e quindi a falcidiare il tenore di vita del primo mentre rialza progressivamente quello del secondo), sta all’origine delle nostre sventure…”
Certo, il tenore di vita dei cinesi è aumentato e pure quello dei brasiliani: è questo il punto! Se a noi questo dispiace, certamente non possiamo pretendere che dispiaccia anche e comunque, guardiamoci bene dal dire o anche soltanto dal pensare che loro stanno meglio a spese nostre, cioè perché noi stiamo peggio.
Qui si arriva veramente al cuore del problema. Per capire, dovremmo uscire dalla mentalità economicista imperante e adottare un’ottica storicista.
I profitti di cui l’Occidente ha goduto per così lungo tempo mentre il “secondo mondo” languiva nella povertà o nella fame, di che cosa sono frutto? Dell’ingegno e della superiorità delle sue classi dirigenti? Questa sarebbe solo una risposta autoreferenziale, per non dire di peggio.
Sono il frutto di una lunga accumulazione avvenuta in modo predatorio a livello planetario nei confronti del “secondo mondo”: si tratta di colonialismo e di imperialismo, più che di “capitalismo”.
Il wellfare di cui i lavoratori hanno goduto in Occidente dopo la seconda guerra mondiale è stato in parte una conseguenza “benefica” (ma a spese altrui!) del processo di accumulazione di cui sopra, e in parte conseguenza della terribile Rivoluzione comunista originata dalle contraddizioni dell’imperialismo (I e II guerra mondiale) e che grazie a queste contraddizioni ha dilagato su quasi metà del pianeta. Questa minaccia costrinse la borghesia occidentale da un lato a unificarsi sotto l’egida della borghesia più potente, cioè quella anglosassone, e dall’altro lato a farsi più prudente, virtuosa e generosa verso le classi subalterne: così nacquero lo “stato sociale” e la “democrazia” come li intendiamo oggi. Ma oggi tutto è rimesso in discussione: l’onda lunga del Comunismo si è esaurita da almeno tre decenni, perciò la cupola anglofona della borghesia occidentale e imperialista (creatura animale, a differenza del capitalismo che è creatura vegetale) riscopre i suoi vecchi vizi e tenta di riappropriarsi di ciò che aveva perduto. Però il quadro attuale pur essendo per lei vantaggioso, presenta gravi incognite e sgradite sorprese, perché una parte consistente del “secondo mondo” svanita l’illusione del socialismo, ha comunque trovato, anche grazie alla riscoperta del mercato, la forza di proseguire sulle sue proprie gambe e di svilupparsi, minacciando la supremazia economica dell’Occidente.
Tornando dunque alla globalizzazione: è una immensa scacchiera dove si fronteggiano molti attori che giocano diverse partite e su questa scacchiera è posta, sia pure marginalmente, anche l’Italia con i suoi particolari problemi. Attualmente, anzi da sempre, siamo una pedina costretta a fare il gioco altrui. Se vogliamo diventare autonomi come nazione e fare il nostro gioco dobbiamo sganciarci dal giogo euroatlantico e su questo i frequentatori del nostro blog sono più o meno tutti concordi, ma dovremo essere ben consapevoli che dopo si navigherà in mare aperto, quindi non meno, ma più globalizzazione: dovremo stabilire rapporti di partership con il secondo mondo, per esempio raccogliendo l’eredità di Enrico Mattei. Hic Rhodus, hic saltus, chi cova sentimenti di superiorità nei confronti di Cina , Brasile, India, Vietnam ecc. (retaggio razzista borghese? Dite voi!) è bene che si faccia un severo esame di coscienza e decida chi è il nemico principale, perché è ovvio che non si può combattere su più fronti, solo un mentecatto lo può pensare!
non ho capito come vi ponete rispetto al signoraggio bancario..
Ribadisco: Noi non sappaimo mai cosa pensano di scuola, di agricoltura, di sanità, di settori industriali strategici, sul protezionismo, sul dirigismo, sul risparmio, sul consumismo i signoraggisti. Quando essi prenderanno posizione su questi temi capitali, allora diremo cosa pensiamo del signoraggio
ma non devi dire cosa pensate dei signoraggisti ma del signoraggio.
guarda.. ho letto l'altra tua risposta: https://www.appelloalpopolo.it/?p=6508#comment-3008
lasciamo perdere..
ciao.
Si cambi la Costituzione…..
Ho letto con interesse l'articolo e mi è piacciuto. Ma non ho potuto non notare come il riferimento alla nostra Costituzione sia chiarito enumerando i diversi articoli, mentre per quanto riguarda i trattti europei questo non viene fatto. Mi è sembrato tanto un dare contro senza realment mettere in confronto Costituzione e Trattato europeo
Poi, "In generale, l’Unione europea abbatte i confini degli stati europei, anche nei confronti dei paesi terzi e crea un mercato aperto nel quale deve vincere la logica del più forte. " cioè? A cosa ci si riferisce esattamente? Non necessariamente deve vincere la logica del più forte.
Poi la prima cosa che mi viene da pensare è che, da questo punto di vista, la nostra Costituzione è meravigliosa. Perchè non se ne intravede neanche lontanamente l'applicazione di nessun punto? E' un dato di fatto che fare impresa, di qualunque tipo, in Italia non ha più senso con una tassazione smisurata ed un costo del lavoro altrattanto smisurato
Ci siamo chiariti, credo, su facebook.