La Spagna abolisce la pubblicità sui canali televisivi pubblici
di Tonino Fabbri
La decisione del governo spagnolo di eliminare la pubblicità dalle reti televisive pubbliche, annunciata nell'aprile del 2009, è apparsa come un’imitazione rispetto alle iniziative del presidente francese Sarkozy. In realtà l'iniziativa francese è arrivata a offrire al governo Zapatero un'apparente soluzione a un conflitto in corso da anni tra la televisione pubblica spagnola e le televisioni private, in una situazione nella quale l'offerta televisiva si sta arricchendo con l'avvento della televisione digitale (tema significativo che in questo intervento trascuro).
In Spagna il panorama televisivo presenta le seguenti tv generaliste nazionali: tve1 (che ha preso il nome di La 1 o La primera); tve2 nota da tempo come La 2; Cuatro; Telecinco; La sexta; Antena 3. Alle tv generaliste nazionali si aggiungono dodici tv autonomiste (cioè tv regionali); a queste tv si aggiugono poi quelle digitali, tra le quali si trovano anche le precedenti tv in versione digitale.
Delle tv generaliste tve1 e tve2 sono i canali pubblici (Televisiòn Española) compresi nella fondazione statale Radiotelevisión Española Rtve (la fondazione è una conseguenza della riforma dell'ente televisivo pubblico messa in atto da Zapatero) finanziata attualmente per il 50% da fondi pubblici; per il 40% dalla vendita di spazi pubblicitari e per il rimanente dalla vendita di programmi televisivi. In Spagna il canone televisivo è stato abolito poco dopo l'introduzione della televisione pubblica (1956), per l'incapacità di contrastare l'evasione.
Il mercato pubblicitario spagnolo nel 2008 è stato di 2590 mln di euro e su questo mercato da anni si combatte una battaglia che contrappone principalmente le televisioni pubbliche e quelle private.
Le televisioni private, unite in una “Unione delle televisioni commerciali associate” spagnole (Uteca: Unión de Televisiones Comerciales Asociadas) già da alcuni anni fanno pressione sul governo per aumentare i tempi delle inserzioni pubblicitarie nei canali privati e ridurre i tempi delle inserzioni nelle tv pubbliche. Nel 2006 il problema era di assorbire una domanda crescente di pubblicità la quale si voleva preferibilmente diffusa sui canali commerciali privati a scapito dei canali pubblici. Per favorire il canale privato, l'Uteca aveva proposto di ridurre la pubblicità sulle reti della televisione pubblica da 12 minuti per ora a 9 minuti per ora, lasciando ovviamente invariati i tempi delle televisioni privati.
Come lobby l'Uteca ha condotto una continua pressione contro le tv pubbliche accusandole, per esempio, di sforare i limiti di inserzioni pubblicitarie, o accusando il governo di aver messo in atto una riforma televisiva che avrebbe avuto un costo pubblico di 800 milioni di euro all'anno per il finanziamento della riforma dal 2007 al 2015 (nel 2007 la tv pubblica avrebbe perso 946 mln di euro secondo l'Uteca) (http://www.gaceta.es/06-11-2008+gobierno_se_compromete_tv_privadas_eliminar_publicidad_tve,noticia_1img,28,28,37394).
Nel 2008 l'Uteca ha proposto l'introduzione di un canone per finanziare la televisione pubblica, togliendole la pubblicità, ma la proposta è stata respinta perché si è invocata la mancanza di una “cultura” del canone in Spagna (ricordo che il canone è stato abolito per l'incapacità di contrastare l'evasione).
Nel giugno del 2008 Teresa Fernández de la Vega, vicepresidente del consiglio del governo spagnolo, ha annunciato la riduzione della pubblicità sulle televisioni pubbliche in modo graduale: da 12 minuti per ora a 11 minuti per ora nel 2008; una ulteriore riduzione di un minuto nel 2009 fino a 9 minuti per ora nel 2010. Subito la Uteca ha sostenuto che la pubblicità avrebbe dovuto essere ridotta a 7 minuti sulle televisioni pubbliche (http://www.elmundo.es/elmundo/2008/06/17/comunicacion/1213695995.html).
Nel mezzo della guerriglia mediatica tra l'Uteca e il Governo spagnolo, alla fine del 2008, arriva la crisi globale i cui effetti sono stati notevoli sulla comunicazione pubblicitaria spagnola. Il dato della contrazione della pubblicità in Spagna può essere sintetizzato in alcuni numeri: la diminuzione degli spot trasmessi dalle sei televisioni generaliste (comprese quindi le due pubbliche, tve1, o La 1 e La 2, o tve2) è stata del 9%, con una perdita di 350 mln di euro di entrate rispetto al 2007 (http://www.europapress.net/default.aspx?opcion=teletipo&fechor=20090530124503). A febbraio 2009 inoltre è stata diffusa una stima della contrazione delle entrate delle televisioni generaliste per gli spot trasmessi di 1600 mln di euro nell'anno in corso (http://www.elmundo.es/accesible/elmundo/2009/02/09/comunicacion/1234202590.html); in questo quadro catastrofico per le televisioni spagnole solo i nuovi media dovrebbero crescere quanto a inserzioni pubblicitarie.
Il 14 aprile 2009 è il giorno in cui José Luis Rodríguez Zapatero, presidente del governo iberico ha annunciato durante la riunione del gruppo socialista in seno al Congresso che sarà avviata una "drastica riduzione della pubblicità sulla televisione pubblica"(drástica reducción de la publicidad en la televisión pública) (http://www.elmundo.es/elmundo/2009/04/14/comunicacion/1239703667.html).
La misura è stata annunciata per favorire la soluzione della crisi nel settore audiovisivo, duramente colpita dalla crisi, soddisfacendo le richieste dell'Uteca completamente.
Il cinque maggio scorso il governo ha annunciato di lavorare alla nuova legge sul finanziamento della televisione pubblica, la Rtve, che da settembre 2009 sospenderà la pubblicità sulle televisioni pubbliche e limiterà l'acquisizione di programmi quali i film e i diritti sportivi (http://www.elpais.com/articulo/sociedad/ley/financiacion/TVE/limitara/acceso/contenidos/deporte/cine/elpepisoc/20090505elpepisoc_12/Tes). Per gli eventi sportivi in particolare il limite dell'acquisizione è indicato nel 10% del bilancio. Per la trasmissione di film americani questa dovrebbe essere ridotta a 80 al massimo per anno su tutti i canali pubblici. Sono inoltre annunciate riduzioni per la tv destinata ai ragazzi (un mercato appetibile dai privati).
La tv pubblica avrà un bilancio di 1200 milioni di euro dei quali 550 erogati dallo Stato per i servizi pubblici forniti dalla televisione; il rimanente finanziamento proverrà da una tassa sulle tv private pari al 3% del reddito annuale alla quale si aggiunge un'altra tassa sul reddito, pari allo 0,9%, ai fornitori dei servizi telefonici (gli operatori in Spagna sono Telefónica, Orange, Vodafone e Ono).
Altre fonti di finanziamento per la Rtve saranno una parte delle concessioni per l'utilizzo dell'etere da parte degli enti privati e la vendita di programmi della Tve. Le televisioni private grazie alla fine della pubblicità sulle reti pubbliche dovrebbero assorbire circa 520 milioni di euro.
L'accelerazione del governo spagnolo sulla pubblicità nei canali televisivi di stato ha sollevato delle reazioni immediate.
Il GroupM, che è costituito da quattro grandi agenzie di media in Spagna (Maxus, Mediacom, Mediaedge e Mindshare) ha subito denunciato quella che ritengono una fretta eccessiva del governo. A loro dire l'iniziativa di togliere la pubblicità dalle televisioni pubbliche avrebbe effetti deleteri sulle agenzie pubblicitarie e sugli inserzionisti. Il GroupM ha compiuto uno studio i cui risultati sono stati presentati il 15 giugno 2009 (sostenuti da un numero notevole di associazioni di imprese del settore pubblicitarie). La presentazione è diffusa su youtube come “Manifiesto” dal titolo “Sin Publicidad en TVE perdemos todos” (http://www.youtube.com/watch?v=LD7PLuVMaqs). Si tratta di un attacco contro l'iniziativa di legge del governo per il finanziamento della televisione pubblica.
Proviamo a illustrare le loro argomentazioni. La pubblicità trasmessa dalle reti pubbliche spagnole assorbe circa un quarto del mercato. La legge spagnola limita a 12 minuti per ora le trasmissioni pubblicitarie. Secondo i pubblicitari l'eliminazione della pubblicità dalle reti pubbliche da settembre implicherebbe la riduzione del numero degli spot trasmissibili ogni giorno, poiché le televisioni private non potrebbero assorbire completamente gli spot non trasmessi dalle televisioni pubbliche. La domanda di trasmissione di spot quindi eccederebbe l'offerta di spazi pubblicitari; questo avrebbe diverse conseguenze, tutte gravi: la prima sarebbe una contrazione del mercato legato alla creazione degli spot, per cui le 4637 imprese pubblicitarie spagnole andrebbero in crisi con una perdita stimata in 18000 posti di lavoro. A ciò si aggiungerebbe la perdita di capacità generale delle imprese di comunicare ai consumatori le loro proposte commerciali.
Inoltre dei 520 milioni di euro liberati dall’eliminazione della pubblicità sulle reti pubbliche solo 100-120 milioni sarebbero assorbiti dalle televisioni private; altri 120-140 mln di euro sarebbero assorbiti dagli altri media (radio e internet). Una parte consistente (stimata tra 100 e 260 milioni di euro) scomparirebbe, favorendo una crescita dei prezzi degli spazi pubblicitari che potrebbe raggiungere tra gli 80 e i 160 mln di euro di valore monetario (http://www.elmundo.es/elmundo/2009/06/01/comunicacion/1243867869.html). Con questi aumenti si determinerebbe una perdita di competitività delle imprese.
Dal punto di vista degli ascolti, secondo il GroupM, a dicembre del 2009 (dopo tre mesi dalla soppressione della pubblicità sulle reti pubbliche) tve 1 (La “primera”) dovrebbe mantenere la sua quota di spettatori; La 2 dovrebbe perdere spettatori (perché è la televisione pubblica con maggiore presenza di eventi sportivi); mentre crescerebbero La Cuatro e La Sexta. Sarebbero invece penalizzati Telecinco e Antena 3 perché finirebbero vittime della frammentazione della televisione digitale terrestre. Le televisioni regionali potrebbero invece mantenere il pubblico locale.
Alle contestazioni dei pubblicitari spagnoli al governo si aggiunge la protesta degli operatori di telefonia che sono pronti a sostenere l'incostituzionalità del finanziamento che dovrebbe essere prelevato dai loro introiti.
La Spagna sopravanza la Francia in tema di abolizione completa della pubblicità dalle reti pubbliche e ci mostra gli interessi contrapposti e le loro argomentazioni.
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