L'amore ai tempi del Risorgimento
di LUCA MANCINI (FSI Lazio)
Una delle principali qualità di un rivoluzionario è quella di saper amare. Egli vive di passioni, ha una sensibilità maggiore degli altri e riesce a percepire meglio le ingiustizie di una società e a indignarsi profondamente per queste. Egli è follemente innamorato del suo popolo. Talvolta questo amore non è corrisposto, anzi il rivoluzionario viene additato come un traditore, un folle visionario e tanti altri bellissimi epiteti; tuttavia egli non se ne preoccupa, perchè in cuor suo sa che il popolo può non comprendere il suo sacrificio e la sua dedizione.
L’amore per il proprio Paese è stato indubbiamente uno dei motori principali della Storia, sicuramente lo è stato per noi Italiani ai tempi del Risorgimento. La visione di un’Italia quotidianamente stuprata da interessi stranieri era intollerabile agli occhi dei nostri compatrioti. Tale visione è stata immortalata da Francesco Hayez nel dipinto Meditazione sulla storia d’Italia.
In questo dipinto del 1848 l’Italia è rappresentata come una bellissima donna dai capelli corvini. Essa è svestita, ma non si preoccupa più della sua nudità, non ne prova più vergogna perchè è abituata da secoli ad essere guardata nuda dagli stranieri. Tuttavia, il suo sguardo fiero cela tutto il suo rancore e da esso traspaiono evidenti pensieri di vendetta. Essa tiene nella mano destra un crocifisso sul quale si può notare la data 1848. Hayez vuole sottolineare la cristianità del nostro Paese, ma forse, poiché la croce è tenuta con scarso entusiasmo, c’è anche una velata critica allo scarso coraggio dimostrato dallo Stato della Chiesa nei moti dello stesso anno. Nell’altra mano tiene un grande e evidentemente pesante libro, il cui titolo si può leggere in rosso dal dorso: Storia d’Italia. La ragazza lo tiene con estrema fatica, perchè il glorioso passato d’Italia le sembra un enorme fardello paragonato alla miseria in cui versa adesso.
Tale condizione di miseria, chiaramente percepita dai nostri compatrioti rivoluzionari, spinse uomini e donne a ribellarsi contro lo straniero che usurpava il suolo patrio. L’amore per la propria nazione veniva prima di tutto, anche dell’amore per la propria famiglia o per l’amata. Così migliaia di ragazzi partirono, lasciarono l’amore delle proprie madri e mogli per andare a combattere per un amore più grande, quello verso il proprio Paese. È il caso perfettamente colto dal dipinto La partenza del garibaldino di Gerolamo Induno.
Il ragazzo, prontamente vestito con la camicia rossa da garibaldino, si prepara a raggiungere i suoi compagni, ma prima l’anziana madre lo stringe a sé e lo bacia, nell’evidente timore che quella potrebbe essere l’ultima volta. Il pathos è arricchito dalla povertà con la quale il pittore descrive la casa: la signora potrebbe rimanere sola in quella povera abitazione, mentre il figlio parte proprio nella speranza di avere un futuro migliore per sé, per i suoi figli e anche per la sua anziana madre. Quest’ultima sicuramente teme il peggio, ma è anche ben consapevole che il sacrificio del figlio è necessario per la Patria.
Questa consapevolezza femminile è colta anche nel dipinto Le cucitrici di camicie rosse di Odoardo Borrani.
Questa volta l’ambientazione è borghese e le donne sono affaccendate nella cucitura delle camicie rosse per i garibaldini, magari sono i mariti o i fratelli o addirittura i figli. Esse sono silenziosamente intente a cucire e assorte nei propri pensieri, consapevoli che quella è la camicia con la quale il proprio caro potrebbe morire e perciò bisogna cucirla con maggiore cura. La fede in Garibaldi dell’intera casa è testimoniata dal ritratto del generale appeso sulla parete, nella parte destra del dipinto. La presenza centrale del colore verde (tavolo), del bianco (tende) e del rosso (camicie e foulard delle donne), carica il dipinto di un forte senso di patriottismo.
Alcuni di questi uomini riusciranno a tornare a casa sani, salvi e vittoriosi, altri non torneranno affatto, mentre ci sarà anche chi tornerà, ma non nel modo che sperava. È il caso del Ritorno del soldato ferito di Domenico Induno, fratello di Gerolamo, entrambi patrioti e combattenti.
Il garibaldino è tornato nella sua povera abitazione, dai suoi cari. La moglie, sdraiata sul letto, lo guarda con occhi sognanti, come se non ci credesse. La figlia maggiore guarda fuori dalla finestra, dalla quale entra un forte sole d’Italia: è una bella giornata, forse i garibaldini hanno riportato qualche importante vittoria, chissà dove, ma non è un bel giorno per il soldato. Il suo sguardo non è rivolto verso i suoi cari, è fisso nel vuoto: probabilmente sta pensando ai suoi commilitoni che ha dovuto lasciare perchè ferito. Che egli mentalmente non abbia abbandonato il campo di battaglia è dimostrato dal fatto che non indossa abiti civili, ma tiene ancora la camicia rossa e stringe con forza nella mano sinistra un fazzoletto, come se fosse un fucile.
Altre donne vivono quotidianamente nell’incertezza e nel terrore di ricevere brutte notizie dal fronte. È il caso perfettamente colto da Gerolamo Induno nel dipinto Triste presentimento.
Qui la giovane ragazza si è svegliata di buon mattino e, come suggerisce il titolo, ha avuto un triste presentimento riguardo l’amato che si trova chissà dove al seguito di Garibaldi. La fedeltà al generale è dimostrata ancora una volta da un piccolo busto tenuto in una specie di cappelletta ricavata nel muro, come se fosse un santo. La ragazza guarda con occhi tristi e carichi di speranza ad un ciondolo che tiene in mano, probabilmente l’ultimo regalo che egli gli ha dato prima di partire, proprio lì in quella stanza, su quel letto, dopo aver consumato il loro amore. La dimensione tragica e precaria del loro amore è aumentata dal dipinto Il bacio di Francesco Hayez, appeso alla parete, che in quegli anni era divenuto rapidamente il simbolo dell’eroe romantico che si batteva per la patria, nonostante il suo amore per la ragazza.
Nonostante l’ambientazione medievale, il quadro è diventato rapidamente uno dei simboli della lotta risorgimentale. I due amanti si stanno dando un ultimo bacio appassionato, prima della rapida dipartita di lui, chissà per quale avventura in difesa della sua patria.
Il rivoluzionario riesce ad amare in maniera più passionale, perchè consapevole che il suo amore vive nella precarietà, così lui prende teneramente la testa di lei e le regala un ultimo bacio carico di passione. La posizione del busto della ragazza testimonia quanto questa sia completamente abbandonata a lui. Lei lo sta amando profondamente, come solo le donne sanno fare, in maniera incosciente delle infinite possibili conseguenze. Egli è invece preoccupato dal futuro, come testimonia il piede appoggiato sulla scala, pronto a scappare. La posizione della sua gamba permette di far intravedere un pugnale, simbolo del fatto che lo aspettano dei combattimenti. Il pathos è aumentato da una sinistra figura che sale le scale alla sinistra del dipinto, forse qualcuno che sta arrivando per catturare il ragazzo, per questo il suo piede è sulla scala che va nell’altra direzione.
Doveva essere così l’amore ai tempi del Risorgimento, passionale ma precario, perchè surclassato da un altro amore, quello per la propria patria, che attendeva di essere riscattata dopo secoli di umiliazione.
Viva l’Italia Sovrana!
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