Due diritti della crisi e il destino di una generazione
di STEFANO D’ANDREA
Dopo il 1929 il diritto della crisi fu soprattutto un diritto pubblico dell’economia e servì a rimuovere le condizioni che avevano consentito e promosso la crisi, oltre che a nazionalizzare le banche entrate in crisi, e con esse le società delle quali le banche detenevano quote e nei confronti delle quali vantavano crediti insoddisfatti.
Oggi il diritto della crisi non rimuove le condizioni che hanno consentito e promosso la crisi, non nazionalizza le banche e le imprese, ma anzi agevola il recupero dei crediti, quindi, fondamentalmente, è un diritto privato dell’economia, eccezionale ma che sta introducendo deroghe che si vogliono far assurgere a principi. Le banche quindi non vengono nazionalizzate ma agevolate. E ad essere colpite non sono le grandi imprese ma soltanto le piccole e le medie: è una selezione concepita come politica industriale.
Siamo TOTALMENTE dentro il quadro neo-liberale. Il neoliberalismo per ora al livello di ordine giuridico ha retto alla grande.
Al livello giuridico, l’ordine capitalistico non è stato nemmeno scalfito.
Al livello ideologico, non si va oltre la confusa protesta.
Al livello politico si affacciano forze che si proclamano giuste ed efficienti ma liberali.
Servirà una generazione. Oggi per impegnarsi in politica, bisogna credere nelle IDEE, ossia agli interessi di domani, dei figli e dei nipoti. Se si pensa ai propri interessi, è insensato impegnarsi in politica.
Ciao Stefano, ho un quesito da porti. Tu usi il termine “neoliberale” e “neoliberalista” laddove chi parla di economia e politiche economiche utilizza invece il termine “neoliberista”. Li consideri sinonimi oppure c’è una distinzione netta da fare come quella che fa Massimo Bordin qui? http://micidial.it/2016/12/la-differenza-tra-liberale-e-liberista/
Cara Marzia, direi che noi con il termine liberalismo designiamo ciò che gli altri definiscono come liberismo.
Credo che anche in questo campo, se non siamo stati i primi, siamo stati comunque tra i primi a voler usare le parole liberalismo e liberali piuttosto che liberismo e liberisti.
Siamo stati seguiti da tanti altri e comunque abbiamo ormai al nostro fianco tante riviste che discorrono di liberalismo e di liberali.
Qua trovi un elenco di articoli che noi abbiamo pubblicato: https://appelloalpopolo.it/?s=liberali
Qua in particolare trovi alcune considerazioni mie.
Qua qualche altra osservazione: https://www.facebook.com/stefano.dandrea.10/posts/1878242032266532
che comunque copio e incollo qua:
LIBERALI E LIBERALISMO
Voi che parlate bene del liberalismo e dei liberali, alludete a Guido Carli, che volle porre agli italiani il vincolo esterno per educarli?
O parlate dei liberali alla Malagodi, che negli anni settanta andavano (tutto documentato) a perorare il golpe inglese contro l’apertura di Moro ai comunisti e che già agli inizi degli anni sessanta chiedevano l’intervento USA o della GB contro la formazione e la continuazione del centrosinistra?
Oppure parlate dei liberali che nel 1947 si rifiutarono di approvare il testo definitivo della Costituzione (evidentemente perché non liberale)?
O vi riferite ai liberali che nel 1922 si allearono con il Fascismo, lo lodarono o addirittura a quelli che lo promossero?
O vi riferite a quelli – pressoché tutti in ogni luogo dell’occidente – che difesero strenuamente e più a lungo possibile il voto censitario?
Oppure a quelli statunitensi e inglesi, che furono schiavisti?
Quali sono i politici liberali che la storia ci ha consegnato e che corrispondono al vostro ideale?