Ce la Faremo ? Va spiegato una volta per tutte come funziona l'economia
di Stefano D'andrea
L'articolo che offro in lettura è di una chiarezza illuminante e al tempo stesso disarmante. L'autore, certo meglio provvisto rispetto a me di studi e concetti economici, giunge tuttavia alla conclusione che vado proponendo da tempo. Non soltanto le ricette europee sono sbagliatissime; non soltanto, quindi, il centrodestra e il centrosinistra, stanno spingendo l'Italia in un baratro senza fondo, che condurrà, se le politiche di austerità proseguissero, a una nuova Grande depressione, con calo del PIL di anche trenta punti; decine di migliaia di morti (per violenza, alcool, chiusura di ospedali e di prontosoccorsi, fallimenti esistenziali e suicidi); diminuzione notevole della vita media; e rischio concreto di dissoluzione dell'unità nazionale. La cosa più importante è che le ricette che occorrerebbe applicare implicano tutte la riconquista assoluta della sovranità nazionale: non soltanto recuperare la moneta nazionale e abbandonare l'euro; bisogna proprio uscire dalla UE.
Non ha senso dunque ed è pavida, ipocrita e quindi malefica la critica delle ricette europee, quando non sia accompagnata dalla proposta di uscire dalla UE
Suggerisco di leggere l'articolo con calma ed attenzione. Esso evidenzia come la questione più rilevante, nei prossimi anni, sarà la questione nazionale. E' tutto un sistema che rischia di crollare. Una storia che rischia di arrestarsi. Una civiltà che, dopo essere entrata in crisi da circa venti anni, rischia di estinguersi.
Se escludiamo il 10% degli italiani, che vivono soprattutto di rendite e che nell'immediato possono avere interesse alla permanenza dell'Italia nella UE (sempre che per essi conti esclusivamente la sfera economica), tutti gli altri italiani dovrebbero unirsi in un Fronte Popolare Italiano che sfidi la casta, proponendo l'uscita dalla UE. Se non si costituisce al più presto il Fronte Popolare, tra alcuni anni avremo soltanto la possibilità di affidarci a un Fronte di Liberazione Nazionale.
di Giovanni Zibordi Cobraf
La questione del "ce la faremo…?" in Italia ora sta coinvolgendo sempre più gente che di solito non si pone problemi sull'economia. Sento direttori di filiali di banca che dicono ai clienti di smobilitare BTP, dirigenti che pensano che la loro pensione sia in forse, cugine che chiamano chiedendo se è meglio la barretta d'oro o l'ETF Oro, ristoratori marchigiani che per la prima volta in vita loro vogliono vendere short l'Euro…Ma non è solo psicologia dovuta a oscillazioni dei mercati ed amplificata dai media. I numeri che ho riportato più volte e citando fonti diverse, dicono che la matematica del debito italiano non sta in piedi.
Un modo semplice di vederlo è che quest'anno il reddito nazionale crescerà del 3% (0.2% reale e 2.8% inflazione) cioè di circa 40-45 miliardi e gli interessi sul debito pubblico saranno sui 45 miliardi (il costo del debito è ancora per fortuna in media al 3%, anche se le NUOVE emissioni di titoli di stato ora costano allo stato italiano tra il 5.1% e il 6.2%). Al momento quindi abbiamo già che l'incremento del reddito nazionale annuo va SOLO a pagare gli interessi annui sul debito. Già questo dovrebbe far fermare un attimo a pensare: oggi la gente lavora in Italia non più per migliorare il tenore di vita, ma per pagare gli interessi annuali sul debito… (senza contare che questo è solo il debito pubblico, poi c'è il debito privato da aggiungere che è circa 1/3 di quello pubblico).
Ma ai livelli raggiunti dai rendimenti dei BTP questo mese, in circa 3 anni il costo medio del debito italiano supererà il 5% che su più di 2.000 miliardi di debito si traduce in 100 miliardi di interessi l'anno. Questo però non è nemmeno il vero problema. Con queste manovre di sacrifici, se le implementano la crescita reale del PIL diventerà negativa già dal 2012 e e probabilmente anche l'inflazione si azzererà. Questo perchè se risucchi via dalle famiglie ed imprese 40-50 miliardi di "manovre fiscali" e li usi per ripagare rate di debito ed interessi quello che fai in sostanza è distruggere moneta. Ogni miliardo di "sacrifici" sono soldi che erano in tasca a famiglie ed imprese e spariscono in un buco nero, il pagamento del debito pubblico, SONO SOLDI TOLTI ALL'ECONOMIA, ALLE FAMIGLIE, ALLE IMPRESE, AL COMMERCIO.
A questo punto occorre spiegare una volta per tutte come funziona un economia come la nostra perchè sembra che non lo facciano bene quasi da nessuna parte. Questo suona arrogante, ma ho studiato questa tema per anni e qui in Italia non vedo nessuno che spieghi chiaramente il meccanismo che ora vado a raccontare nella prossima pagina (chi è interessato poi può avere i riferimenti e le fonti…). Se si hanno quindi alcuni minuti di tempo ci si siede comodi e si legge fino in fondo questo pezzo. Attention please.
Un avanzo di bilancio dello stato, (entrate maggiori delle uscite), E' UNA DISTRUZIONE DI MONETA, PER LE FAMIGLIE ED IMPRESE. Perchè nella nostra economia basata sulla "cartamoneta" la moneta la crea essenzialmente il deficit pubblico annuale. In realtà era così anche ai tempi dei romani o del medioevo o rinascimento, era lo stato che emetteva moneta in varie forme per coprire parte delle spese. Se lo stato in un anno spende 1100 miliardi e ne incassa 1000 ("è in deficit") crea 100 miliardi in più per il pubblico e le imprese da usare. Viceversa se lo stato spende 1000 e incassa 1100 (è "in attivo") riduce il denaro disponibile di 100 miliardi per il pubblico e le imprese.
C'è però un altra fonte di moneta per le imprese e le famiglie: l'INCREMENTO DEL CREDITO. Se le banche incrementano il credito di 100 miliardi in un anno questo compensa il fatto che lo stato abbia un saldo di bilancio in attivo di 100 miliardi (che significa che sta riducendo la moneta in circolazione di 100 miliardi).
Ma SE LE BANCHE RIDUCONO IL CREDITO E IN PIU' LO STATO RIDUCE LE SPESE E AUMENTA LE TASSE, allora LA MONETA SI RIDUCE NELL'ECONOMIA
Ora, se c'è inflazione elevata o crescente velocemente e anche una buona crescita reale dell'economia, questa riduzione di moneta può essere utile, per tenere a freno l'inflazione (se si limita ad un anno o due)
Questo meccanismo è stato capito in qualche modo dopo la Grande Depressione, per cui da allora succedeva quasi sempre così: se le banche avendo esagerato di colpo riducevano il credito, gli stati compensavano questa distruzione di moneta con qualche cosa d'altro, riducevano le tasse o aumentavano la spesa, insomma incassano meno di quanto spendono in modo da CREARE MONETA PER LE FAMIGLIE ED IMPRESE.
Quindi se sei in una situazione con inflazione bassa, recessione e le banche che riducono il credito (che costituisce MONETA!) allora bisogna che lo Stato stampi MONETA in misura proporzionale per evitare una brusca riduzione del reddito. La quale riduzione del reddito poi porterebbe a fallimenti e default, i quali a loro volta a catena spingerebbero le banche a ridurre il credito ulteriormente, lo stato a perdere entrate e a dover aumentare tasse per pareggiare il bilancio ecc.. in una spirale in cui la moneta si riduce e il reddito si riduce automaticamente. Se lo stato non è in grado di andare in deficit e le banche ad un certo punto di aumentare il credito di nuovo questo meccanismo ti crea la Grande Depressione. Questo è quello che è successo in sintesi in America e altri paesi negli anni '30, il sistema bancario era paralizzato e lo stato non era in grado di spendere a sufficienza per cui la moneta veniva distrutta, calava del -30% e con lei il PIL calava del -30%. Non c'è bisogno quindi ora che leggiate dei libri sul tema, il nocciolo è stato spiegato qui…
Bene, anzi male. Applicando ora questo ragionamento a quello che succede oggi capisci cosa succede in Grecia, Irlanda, Portogallo, Lettonia… e poi tra un poco in Italia: se fai una "manovra di sacrifici" da 50 miliardi con tasse e riduzioni di spesa, in presenza di bassa inflazione e crescita zero, devi poi finanziare l'economia in qualche modo. E come ? Tramite maggiore credito, le banche devono essere in grado di erogare credito. Ma le banche hanno esteso troppo credito per 20 o 30 anni di seguito, si sono indebitate loro stesse, per ogni miliardo di capitale ne hanno 30 o 40 di impieghi. E le famiglie sono molto indebitate.
Se le banche di colpo riducono il credito nell'economia devi fare per compensare una "manovra di spesa" da 50 miliardi, con MENO tasse e AUMENTI DI SPESA, creando un DEFICIT annuale di bilancio pubblico. Perchè un deficit dello stato, significa un "surplus" per le famiglie ed imprese, le quali non possono vedersi tagliare il credito e simultaneamente aumentare le tasse e ridurre i trasferimenti della spesa pubblica
In sintesi: IN UN'ECONOMIA MOLTO INDEBITATA, IN RECESSIONE E CON BASSA INFLAZIONE NON PUOI RIDURRE SIMULTANEAMENTE IL CREDITO E IL DEFICIT PUBBLICO.
PERCHE' ALTRIMENTI RIDUCI DEL 10% o 20% LA MONETA NELL'ECONOMIA, COME STA SUCCEDENDO IN IRLANDA, GRECIA, PORTOGALLO. E l'economia automaticamente si riduce del 10% o 20%. E questo fa diminuire automaticamente le entrate dello stato, inducendo lo stato a spendere ancora meno per mantenere il pareggio di bilancio, e aumenta i fallimenti e bancarotte spingendo le banche ad erogare ancora meno credito. SE RIDUCI LA MONETA L'ECONOMIA MODERNA SOFFOCA.
L'unica altra via d'uscita in questa situazione sarebbe svalutare la VALUTA del -20% o -30%. Questo fa aumentare di un 5% ad esempio il reddito nazionale grazie alle esportazioni all'estero e in questo modo INCREMENTA LA MONETA GRAZIE A MAGGIORI ESPORTAZIONI, CHE LA RISUCCHIANO DALL'ESTERO (vedi la Cina, Corea, Taiwan e gli altri astuti asiatici che da 20 anni tengono le loro valute depresse…)
In sostanza la moneta deve aumentare ogni anno almeno di un 3-5% in qualche modo perchè il reddito nazionale cresca. Tu puoi anche lavorare molto e tanti altri come te e altri ancora essere disposti a lavorare di più, MA SENZA MONETA HAI DISOCCUPAZIONE E L'ECONOMIA SI CONTRAE ANCHE SE LA GENTE VORREBBE LAVORARE. Anche se la popolazione non è pigra e indolente, anche se sono americani, giapponesi o tedeschi e non greci e boliviani si ritrovano in decine di milioni ad essere disoccupati con le aziende che chiudono. E tutti si chiedono come mai visto che tante gente lavora bene come prima, tanti vorrebbero lavorare e ci sono tante tecnologie utili
Ma milioni di persone non possono lavorare perchè: i) le banche gonfiatesi troppo e piene di "sofferenze" riducono il credito; ii) lo stato passa all'"austerità" e alle stangate fiscali per ridurre il deficit, per cui assorbe denaro dal pubblico; e iii) le esportazioni non salgono rispettono alle importazioni come valvola di sfogo. Per cui LA MONETA NELL'ECONOMIA SI RIDUCE SEMPRE. E automaticamente l'economia si contrae e la cosa peggiore è che questo meccanismo continua a ridurre la moneta e a ridurre il reddito continuamente e automaticamente, se non fai qualcosa. Come negli anni '30 quando inesplicabilmente americani, inglesi e tedeschi, popoli diligenti e per niente pigri, erano tutti senza lavoro…SENZA MONETA L'ECONOMIA MODERNA SOFFOCA!
In conclusione: la situazione attuale è di enorme accumulo di debito, bassa inflazione, crescita zero e tasso di cambio sopravvalutato. Per evitare la spirale della depressione devi
i) svalutare la moneta oppure
ii) aumentare il defici pubblico stampando moneta oppure
ii) fare aumentare il credito alle banche (ad esempio nazionalizzandole o garantendole dallo stato).
SENZA MONETA L'ECONOMIA MODERNA SOFFOCA!
Ma se non fai nessuna di queste tre cose, perchè sei nell'euro, perchè ti impongono i sacrifici e le stangate fiscali, perchè la Banca d'Italia non ha poteri e la BCE non stampa moneta e perchè le banche sono cotte…. hai UNA CONTINUA RIDUZIONE DELLA MONETA NELL'ECONOMIA CHE SI AUTOALIMENTA IN UNA SPIRALE CHE CREA non una normale recessione, MA UNA DEPRESSIONE come negli anni '30
Beh, che l'unica salvezza sia l'indipendenza nazionale, questo è ormai fuori discussione. Ma bisogna capire e dire chiaramente anche un'altra cosa: chiunque si opponga per una volta con argomentazioni più o meno articolate, ma in piena onestà, alla lotta per la nostra libertà e indipendenza dimostra di essere stato vittima del martellamento propagandistico di regime che si è sviluppato senza tregua negli ultimi 20 anni. Chiunque perseveri invece, dopo aver affrontato l'imponente mole di prove e documenti che giungono ormai da intellettuali di tutto il mondo, nel sostenere un qualunque assembrato di stati nazionali europei, farneticando su una eventuale lingua sovranazionale che magari già si parla tra i giovani, di una comune identità europea, di una nazione europea fondata sulla medesima cultura e via discorrendo, o è in malafede o è come quei celerini che portano il Tricolore d'Italia sulla divisa mentre si schierano a proteggere chi l'Italia la vuole estinguere fisicamente: cioè sottoposto ad ordini dall'alto. L'europa non esiste. Il popolo europeo, la nazione europea non esistono. Questi sono peti cerebrali che solo le menti di banchieri o fascisti avrebbero potuto generare. Esistono le nazioni d'europa, esistono i popoli d'europa. Lottiamo per essi, in primis per il nostro, perchè qualunque delirio federativo, confederativo, unionistico e quant'altro è fuori dalla storia, fuori dalla ragione, ma soprattutto, fuori dal futuro.
Qui bisogna agire, senza se e senza ma, perchè o si rifà l'Italia o si muore!
Giuseppe,
il mio accordo con te è totale.
In certo senso, io che non uso spesso l'aggettivo fascista per indicare ciò che non mi piace – credo che la sinistra abbia fatto un abuso di questa qualifica e, sotto alcuni profili, abbia terrore di un fantasma – condivido l'idea che in fondo nell'idea di europa c'è una certa dose di fascismo. Quel fascismo secondo il quale lo stato fa e crea la nazione (non la trova e la sviluppa condizionandola).
Qui non siamo in presenza dello stato italiano che voleva rendere italiani gli slavi, che era una cosa tristemente seria. Qui siamo in presenza di un tentativo, non apertamente violento, di creare, mediante inganni, accordi di elite interessate ad ampliare i mercati, e creazioni di strutture burocratiche – ossia mediante qualche cosa di molto inferiore a uno stato – una nazione europea, la cui unità discenderebbe dal fatto che i "cittadini europei" sono tutti indebitati con banche e finanziarie, che è qualcosa di molto ma molto inferiore a una nazione vera.
Insomma, il fascismo era una cosa tristemente seria; la velleità europea è un tentativo di imitazione farsesco, del quale i posteri rideranno.
siamo ancora dietro a parlare di fascismo?
Geppo, ti riferivi, probabilmente, a "Questi sono peti cerebrali che solo le menti di banchieri o fascisti avrebbero potuto generare".
La frase effettivamente non è esatta.
Oltre a banchieri e fascisti che attendono una europa unità che si affermerà sul mondo come faro di civiltà, l'idea di europa unita fu concepita da un ex comunista, al confino a Ventotene, Altiero Sinelli (quando fu scritto il manifesto di ventotene Spinelli era stato già espulso dal PdCI, a causa della critica assoluta allo stalinismo). Essendo un uomo che per fedeltà alle sue idee fece 11 anni di carcere e 6 di confino, io gli tributo onore. L'idea dell'europa unita fu sostenuta anche dal socialista (liberale) Eugenio Colorni, martire della resistenza, dopo aver scontato mesi di carecere e cinque anni di confino, al quale pure tributo onore. Infine l'idea fu concepita da Ernesto Rossi, allievo di Salvemini e militante di Giustizia e Libertà, poi del partito d'azione e infine del partito radicale, il quale scontò quasi dieci anni di carcere e altri tre o quattro al confine, e al quale pure tributo onore.
Erano ingenui. Soprattutto, imprigionati o rinchiusi al confino, avvertivano un’ansia di libertà e di liberazione dell'europa dai regimi totalitari. E per questa ragione si ispirarono, nello scrivere il manifesto di ventotene, alle idee di Junius (pseudonimo del liberale Luigi einaudi). Erano idealisti che credevano nei principi nati dalla Società delle Nazioni, sostenitori di un'europa unità e libera. Tanto ingenui che Spinelli credeva che finita la guerra Stati Uniti e Unione sovietica sarebbero andati via dall'europa! Inoltre, l'esperienza recente che avevano vissuto, quella dei nazionalismi imperialisti, li aveva spinti a riconoscere il ruolo storico di progresso svolto dalle nazioni ma a temere che queste si fossero trasformate per sempre in fonti di nazionalismi (e negli stati uniti questo non sarebbe stato vero?). Scrivevano anche che non poteva esservi pace in Italia con la germania militarista; né si poteva spezzettarla (come invece avvenne).
Insomma, oltre alla matrice fascista-imperialista (l'europa come faro di civiltà che dominerà sul mondo intero per millenni) e alla matrice capitalistico-bancaria (l'europa come grande mercato aperto – è quella che ha vinto), c'è la matrice liberal socialista, ingenua (le potenze straniere sarebbero andate via dall'europa; la germania non sarebbe stata spezzettata) e intrisa di idealismo pacifista.
Anzi va detto che la spinta della Francia a volere l'euro è stata legata proprio alla riunificazione della germania. Alla paura di uno stato europeo troppo potente. Il risultato è stato di avere uno stato europeo potentissimo, la Germania, la quale ha un marco sottovalutato, che è al tempo stesso una lira sopravvalutata.
Comunque mi sembra ovvio che oggi le due matrici "ideali", quella imperialistica e quella socialista-liberale sono smentite dalla storia; e che l'unione europea è soltanto una organizzazione internazionale che schiavizza i popoli, con l'unico vantaggio di non avere guerre interne.
Io preferisco la libertà, con il rischio di guerra e con l'impegno per la pace, alla schiavitù che mi assicura che in europa non ci sarà più guerra. A parte il fatto che se proprio ci devono essere guerre (e non ci devono essere), mi sembrano meno insensate guerre tra stati europei che guerre di aggressione mosse da alleanze di stati europei alla Somalia, all'Afghanistan, alla Libia, all'Iraq e alla Serbia
Con la solita profondità di veduta Stefano coglie un aspetto essenziale del fascismo, caratterizzandolo come una forza politica che pretende di creare la nazione impadronendosi dello Stato. Ma forse gli sfugge che questa è una caratteristica del giacobinismo e lo stesso leninismo è una forma di giacobinismo: Gramsci docet. Concepire la nazione come preesistente allo Stato è una visione premoderna, ripresa dal Romanticismo. Io, da antimoderno, sono d'accordo con questo antifascismo che è anche antigiacobinismo. Geppo non ha tutti i torti a raccomandare di guardare avanti ma si discute di questi temi perché hanno a che fare con l'attualità, per esempio con la possibilità o meno di costruire un'Europa comunitaria.
Avevo scritto un commento ma è andato perduto nell'etere per un blocco del sito.
Comunque, mentre noi purtroppo perdiamo tempo a pensare se l'europa la si può fare comunitaria, federata, confederata, unita e amenità discorrendo, la finanza privata e internazionalista ci distrugge la vita. La difesa del nostro diritto ad esistere in quanto popolo ed in quanto nazione è l'unico vero obiettivo per cui valga la pena coordinare gli sforzi, ma soprattutto le idee di uomini di buona volontà, e che racchiude in sè tutta quella riconquista di diritti e di avvenire che ho già visto ben esplicati nei diversi articoli di questo sito. Senza patria non esistono rivoluzioni, e da questo punto di vista in Italia siamo parecchio indietro rispetto ai risultati politici e culturali ottenuti da altre nazioni (basti pensare ai Veri Finlandesi di Timo Soini, o all'UKIP britannico). Tuttavia non bisogna commettere l'errore di pensare che, considerato il proporsi come anti-globalisti, protezionisti e quan'altro, si voglia finire a recitare il ruolo di bigotti autarchici che aspirano al dominio mondiale della propria razza e bla bla bla. Il nostro progetto deve essere di respiro storico e globale, nella prospettiva di quella adunanza mazziniana di nazioni libere, sovrane ed eguali che unico strumento possono essere per condurci forse ad una possibile collaborazione (non saprei come definirla altrimenti) di tutti i popoli della terra, perchè solo lo stato nazionale in sè può racchiudere e proteggere i diritti e l'esistenza, ma anche la spinta all'espressione creativa dei popoli, qualunque sia il sostrato su cui essi intendano o siano capaci di esprimere la loro civiltà. Detto ciò, la lotta per l'indipendenza d'Italia, a mio parere, può passare solo attraverso i tre pilastri di Sovranità, Identità e Democrazia.
Da neofita inveterato su questioni monetarie ho due dubbi da porre:
1-gli USA ne beneficeranno di questo auspicato crollo dell'Euro? Ricordo che Saddam diventò tiranno solo dopo avere dichiarato di volere convertire gli scambi commerciali esteri (petrolio) in Euro.
2-Scrive Zibordi che una ricetta per diminuire la spirale depressiva consiste nello
ii)aumentare il deficit pubblico stampando moneta
Ricordo che la la Repubblica di Weimar, tra il 1919ed il 1933 effettuò la liquidazione di enormi risarcimenti per i danni di guerra in marchi oro, più il 26% delle esportazioni tedesche (pagamenti in ottemperanza all'ultimatum di Londra), che innescarono una spirale perversa che portò ad una svalutazione del marco e ad un'inflazione a tassi stratosferici (iperinflazione). Salari e stipendi venivano pagati ogni giorno affinché il loro valore non venisse abbattuto a livelli tali da quasi azzerare, nei fatti, il loro valore. Tra il giugno e il dicembre del 1922 gli indici del costo della vita salirono di 16 volte. Nel 1923 i francobolli vennero a costare miliardi di Reichsmark e per comprare un uovo occorreva una quantità notevole di carta moneta. La spirale inflazionistica fece sì che la gente, appena veniva pagata correva a comperare qualsiasi tipo di merce prima di trovarsi con denaro privo di valore reale in mano, aggravando così la scarsità di beni in circolazione. (cit.wiki)
Stampavano marchi a più non posso, e la gente andava con la carriola piena di banconote al mercato per fare la spesa. Non mi pare che questa possa essere la soluzione anche nel momento tragico come quello attuale in cui abbiamo da "ripagare" dei debiti (seppure non così elevati come quelli tedeschi di allora).
Non riesco quindi a capire se la Storia abbia sconfessato TUTTE le proposte di Zibordi o solo questa. Giusto per commentare l'ultima (nazionalizzare le banche): mi pare che la Northern Rock sia stata nazionalizzata. Eppure non è che il Regno Unito se la passi tanto bene. Adesso il governo centrale pensa addirittura di rendere la Scozia indipendente pur di lasciare loro la rogna della RBS (Royal Bank od Scotland) anche quella ormai in default.
Commenti?
Concordo infine con tutti i commenti precedenti.
Tonguessy ti poni le domande giuste. Spero che nessuno le sottovaluti, perché non devono essere sottovalutate con l'obiezione superficiale che quasi sicuramente uscendo dall'euro ci sarà solo una lieve inflazione. Nessuno ha la ricetta in tasca e le soluzioni facili sono quanto meno sospette.
La domanda n. 1 è da considerare con profondità. Gli attacchi all'euro provengono da forte speculazione americana. Si attacca un paese alla volta con metodo e senza remore. Mi preoccupa altrettanto e ancor di più la sorveglianza del FMI. L'uscita dall'euro non è una soluzione.
La questione Europa sì Europa no raggiunge dei livelli estremistici che non mi trovano d'accordo. Non c'è alcuna legge che impone ai popoli europei di annullarsi in un super-stato burocratico come sta diventando l'UE, così come non è scritto da nessuna parte che si debba tornare a un sistema di alleanze contrapposte in stile Europa vittoriana col rischio di guerra per il controllo di un valico montano o di una costa. A me la soluzione sembra incredibilmente semplice: Mazzini parlando dell'Europa parlava di "banchetto delle nazioni sorelle", cioé di un gruppo di nazioni libere e indipendenti che, riconoscendosi nell'appartenenza alla comune civiltà europea, ripudiavano conflitti fratricidi e cooperavano qualora ciò si fosse reso necessario. Naturalmente, il punto cardinale del discorso era, appunto, la libertà e l'indipendenza delle nazioni, considerato che alla sua epoca c'erano Italia e Germania ancora non formate (ed entrambe sotto l'influenza disgregatrice dell'Austria-Ungheria) e la Polonia "smembrata" tra altre potenze. Insomma ci vuole tanto a immaginare un blocco di nazioni europee che collaborano, che so, su progetti scientifici e universitari, che consentono la libera circolazione dei propri cittadini (con limitazioni sulla durata), che attuano politiche di difesa comune in caso di aggressioni esterne, ma che per il resto corrono sulle loro gambe? No perché qua sembra che UE demonio assoluto (e non è errato) e "ognuno per sé e il ciel l'aiuti" paradiso ideale… La realtà offre molte più opzioni di questo. Lo dico con simpatia, apprezzo molte idee che escono fuori dai vostri articoli.
Marco,
l'Europa, come comune civiltà – in realtà insieme di civiltà con molti elementi comuni – non è la UE. La UE è davvero senza senso: sotto il profilo economico, culturale, geopolitico, morale.
Il disegno europeo che tu tratteggi è l'utopia da raggiungere. E' più difficile di quanto sembri credere. Ma è un progetto concreto; una utopia, appunto. Non una frase massimalista priva di significato come "un’europa unita che sia il faro di civiltà del mondo" o simili.
Quindi credo che siamo competamente d'accordo. L'importante è che ricordiamo che altro è la UE altro è l'idea di europa, pur nelle sue varie declinazioni.
Ciao, Stefano,
non pensi che dopo l'uscita dell'Italia dall'UE si ricomincerà a parlare di secessione?
Venti anni di politiche globaliste e unioniste(europee) hanno minato la coesione sociale e territoriale. I movimenti separatisti e soprattutto l'opinione pubblica separatista non sono più fenomeni marginali e caricaturali. Inutile chiedere a questi signori dove erano fino a venti anni fa. Inutile cercare di far ad essi capire che sono il globalismo e l'Unione europea ad aver prodotto determinati fenomeni. Comunque, secessioni non ve ne saranno. Al più, se qualcuno le tenta vi sarà la gierra civile.
Sembrate la sagra dei luoghi comuni del barbiere.