Sbagliato chiedere aiuto a un intellettuale organico come Recalcati
di JACOPO D’ALESSIO (FSI Verbania)
Nella lettura delle contraddizioni odierne del Capitale, Recalcati va apprezzato moltissimo per almeno un motivo. Esattamente come Costanzo Preve, nella sua rilettura del Marxismo e della sua degenerazione operaista-antistatalista-antifrontista sessantottina e, ancora peggio, settantasettina, è l’unico intellettuale italiano che è stato in grado di proporre una risposta articolata e sistematica contro la teoria decostruzionista degli anni ’70, e in particolare contro quella di Deleuze e Guattarì. Il merito di Recalcati sta nell’aver rovesciato il senso di accumulazione illimitata, che si esprime in forme patologiche cliniche post-moderne, quali l’anoressia, l’obesità, la tossicodiependenza, la schizofrenia, il narcisismo, ecc.
Il suo merito consiste nell’aver completato l’opera di Herbert Marcuse sulla definizione e spiegazione del “fascismo morbido”: ovvero nella descrizione di un potere che, diversamente dal passato, non si basa più sulla coercizione diretta, quanto piuttosto sull’imperativo di un desiderio assoluto, quale si presenta il fenomeno consumistico; il divertimento come forma di intossicazione e distrazione dalla vita; la precarietà del lavoro come nuova versione della libertà; il disimpegno politico e sociale per un tipo di emancipazione civile; la deresponsabilizzazione nei rapporti familiari e sociali come regola alla base delle relazioni umane.
A queste patologie Recalcati ripropone termini ormai dimenticati come il senso dell’attesa; la fede; l’impegno; la costruzione di rapporti sociali significativi; la vita intesa come progettualità e investimento nel futuro; il passaggio di testimone tra le generazioni. Insomma, Recalcati denuncia senza sosta la schizofrenia adottata come modus essendi dell’uomo contemporaneo, privo di radici, il quale, al contrario, viene legittimato ed esaltato dall’attuale intellettuale organico di sinistra.
Anzi, Recalcati intercetta proprio le due vie di oppressione tipiche, lontane e vicine, apparentemente opposte ma in realtà complementari: da una parte, quella coercitiva, proveniente da un tipo di imposizione spersonalizzata e perciò distante dalle esigenze di ciascun individuo; dall’altra, quella anarchica, edonista, dell’ ‘homo felix’ che è convinto di cavalcare i flussi senza direzione di un universo caotico ma creativo.
Recalcati, contro questi due estermi (il primo fordista, primo novecentesco, e l’altro post-moderno, secondo novecentesco) propone come soluzione l’azione del SOGGETTO che costruisce la sua REGOLA. Quindi, non si tratta di una regola come dover-essere, svuotata di senso e imposta dall’alto, cioè di un SUPER-IO che schiaccia il Sé sotto la propria convenzione; né tanto meno di una libertà senza inibizioni e riconoscimento di un’istituzione fuori di sé, cioè di un ES cannibale dell’Altro. In questo modo, dal punto di vista teorico, possiamo dire che Recalcati abbia raccolto e appreso perfettamente l’idea di Hegel sulla sintesi tra soggetto \ oggetto.
E che lo sappia o meno (a noi questo non ci interessa), questa è la lezione che conosciamo anche noi, per cui vorremmo che le classi popolari-lavoratrici (soggetto) tornassero ad occuparsi di politica, riconciliandosi, infine, con un’ istituzione (oggetto) fatta dal popolo e per il popolo: ovvero, con uno Stato che si regola con l’applicazione della Costituzione del 1948, in quanto fu questo il codice di cui si era dotato il popolo di fronte alla catastrofe: contro la minaccia del nazi-fasciamo, da una parte, e quella del liberalismo estremo che l’aveva preceduto, dall’altra.
Sbaglia sempre tuttavia chi vuole riporre le proprie speranze in questo autore come in qualsiasi altro intellettuale organico a questo sistema.
Difatti, gli intellettuali contemporanei non possono in nessun modo aiutarci nella lotta politica per un motivo semplice, e cioè perché si muovono fuori del politico, e sono pertanto analfabeti della cultura politica pratica. Dunque, non essendo coinvolti nella prassi ne rimangono alienati così che non sanno nella maniera più assoluta di cosa parlano. Sono ignoranti.
Gli intellettuali non si pongono il problema, ad esempio, di raccogliere delle firme in tempi brevissimi per candidare un rappresentante del popolo contro regole che nuociono alla democrazia; non si devono preoccupare di organizzare un gruppo di persone; non devono aggregare perrsone insieme cercando il modo di persuaderle di come partecipare nuovamente alla politica; non devono preparare un evento; non hanno bisogno di dialogare con le realtà del territorio; non devono candidarsi rinunciando agli impegni familiari e lavorativi; ecc.
Gramsci, Togliatti, Terracini, Mattei, Basso, Nenni, Pertini, erano militanti-intellettuali in quanto dovevano studiare e simultaneamente lottare in trincea con e a favore del popolo. Recalcati no e pertanto, sul piano complessivo della prassi, rimarrà sempre un nemico del popolo.
In conclusione, (tranne alcune eccezioni) gli intellettuali sono alienati dal lavoro e dalle contraddizioni giuridiche economiche, né più né meno di quanto lo sono gli altri. Va da sé che chiedere ad un intellettuale organico un aiuto oppure, ancora peggio, di dare voce simbolica ad una causa popolare è un errore enorme.
Adesso però vi do una bella notizia. Per fortuna, ci libereremo anche senza Recalcati.
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