Il mondo si è fermato
di LUCA MANCINI (FSI Riconquistare l’Italia Roma)
Il mondo si è fermato. Era una sera di marzo ed eravamo tutti sul divano davanti alla televisione, anche chi, come il sottoscritto, la odia. Improvvisamente tutta la bellezza del mondo è venuta meno, tutte quelle piccole cose che spesso diamo per scontate, ma che segretamente sappiamo che ci rendono felici: il caffè al bar la mattina, il campionato di calcio, il sorriso di una sconosciuta mentre passeggi, la risata con i colleghi di lavoro. Tutto questo non c’è più, ci sono rimaste solo queste quattro mura che da un lato ci difendono, ma dall’altro ci uccidono. Penso al dramma di giovani amori interrotti sul nascere e mi chiedo se avranno un seguito quando tutto questo sarà finito. Penso a chi stava per realizzare un grande sogno e si è dovuto improvvisamente fermare e mi chiedo: avrà una seconda occasione?
È vero, la maggioranza della popolazione supererà quest’epidemia, alla fine saremo ancora vivi, ma saremo ancora uomini? Come potremo tornare a fare quei piccoli gesti che ci caratterizzano come individui e come popolo senza essere terrorizzati dalle conseguenze? Darci una pacca sulle spalle, abbracciarci allo stadio, baciare l’amata: sono gesti che ci torneranno naturalmente o avremo paura nel farli? Ora che non abbiamo più libertà, domani la apprezzeremo diversamente? Saremo disposti a batterci per riaverla?
Questa condizione di solitudine forzata metterà a nudo ogni lato di noi stessi e saremo costretti a fare i conti con i nostri lati più oscuri, con le nostre paure. Stavolta non potremo fuggire in nessun modo, non ci sarà il lavoro, l’amore o la birra al pub con gli amici, nulla potrà distrarci da noi stessi. Siete pronti al più grande viaggio della vostra vita? Quello dentro voi stessi.
Nella mia testa ci sono queste piccole riflessioni esistenziali che si accompagnano e si alternano ad altre di carattere sociale. La prima questione che mi pongo è: tutto questo poteva essere evitato? Non faccio altro che rispondermi si! Se la nostra classe dirigente avesse avuto dall’inizio più rispetto per gli esseri umani e meno per i soldi, probabilmente non saremmo in questa situazione. I confini andavano chiusi prima e i controlli fatti a tappeto sin dall’inizio. Avremmo dovuto prendere seriamente la situazione che si stava verificando in Cina, invece l’Occidente ha peccato ancora una volta di presunzione, perché ha catalogato questa faccenda come l’ennesima “febbre orientale” che non avrebbe mai attecchito nel nostro progredito e meraviglioso mondo. Qualcuno è stato persino contento nel vedere i cinesi in difficoltà, non guardandoli come esseri umani, ma come rivali. Invece, le scenette a cui abbiamo assistito in europa sono state ancora più tristi e misere, dimostrando definitivamente a chi ancora non l’avesse capito che la solidarietà europea è una favoletta per bambini, dato che nessuno ci ha aiutato, anzi hanno speculato sulle nostre tragedie; addirittura qualcuno ci ha accusati di essere i soliti italiani che non hanno voglia di lavorare. La verità è che l’Occidente non uscirà mai dal suo complesso di superiorità e anche se sicuramente alla fine di quest’epidemia sarà ancora vivo non sarà mai completamente guarito.
Tra l’altro da tutto questo escono nettamente sconfitte le politiche liberali degli ultimi anni. Ora paghiamo con la vita delle persone le centinaia di chiusure degli ospedali e il blocco delle assunzioni nella sanità. Dopo uno shock del genere, sono curioso di vedere il primo liberale che un domani parlerà di tagli alla sanità perché “abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità”.
L’altra questione che mi pongo è: questa soppressione della libertà è la scelta giusta? Temo che nella situazione attuale non ci sia altra soluzione. D’altronde questo è il metodo più vecchio del mondo per fronteggiare un’epidemia, il che ci dice molto sul nostro presunto progresso: davanti a situazioni ancestrali reagiamo ancora come gli uomini dell’antichità, perché l’uomo non è progredito, ma ha solo confuso il miglioramento della tecnica con quello esistenziale, ossia il progresso scientifico con quello umano. Tuttavia, il problema che ci si pone innanzi è un altro ed è estremamente serio, dato che viviamo di fatto in una dittatura che ha limitato fortemente le nostre libertà. Credo che tutta Italia abbia sentito il suono dell’altoparlante dire: “tornate nelle vostre case, uscite solo per lavoro o motivi di necessità!”: una scena che porta alla mente le migliori pagine di 1984 di Orwell. Le peggiori dittature, infatti, prendono le mosse da presunte situazioni di emergenza e pertanto chi ci assicura che domani tutto tornerà alla normalità? Come facciamo ad essere sicuri che la situazione di emergenza finirà tra un mese o due? Il DPCM è praticamente un atto al di sopra del Parlamento, figlio di una situazione straordinaria che non sappiamo quando e come finirà.
In tutta questa faccenda vi è una sola certezza: non siamo in lotta contro il coronavirus, la nostra è una lotta per la libertà, che in questo momento si combatte stando a casa e domani chissà. Dobbiamo lottare per tornare a godere di quei piccoli piaceri che tutti amiamo: il caffè al bar, la birra con gli amici, gli abbracci allo stadio, i baci rubati e quelli appassionati. Probabilmente, da uomini nuovamente liberi, queste cose saranno ancora più belle. Magari il domani sarà più bello.
Viva la Repubblica libera!
Caro Luca, è nei momenti difficili che si riconoscono gli amici e così pure le istituzioni che funzionano. L’Europa è mai esistita? Forse le istituzioni bancarie e burocratiche europee, quelle sì che esistono, e sono solo una garanzia per gli investitori e gli speculatori a livello mondiale, gli amici del 3%, per intenderci. Che dire poi di questo misero Occidente- Accidente, un decrepito senescente che si trascina da decenni verso il declino, un paziente moralmente asfittico, incapace anche solo di vedere la realtà delle cose. Il virus, dunque, che fa il suo mestiere, ci sta mettendo di fronte alla realtà della morte. Ecco, forse, nella sua crudeltà, questo potrebbe ridestarci dal sonno, dall’ottusità del pensiero unico, dall’appiattimento globale. È di fronte alla morte che gli uomini si risvegliano e vedono, finalmente, la realtà.
Distinti saluti
Gianluca Gobbo.
Mi inchino a tanta profondità!