Primo Maggio: il festival degli ipocriti
di LORENZO D’ONOFRIO (RI Pescara)
Per il LAVORO è il punto più basso della storia repubblicana. MAI come oggi si sente l’assenza in Parlamento di forze politiche che abbiano il lavoro come priorità. Bisogna spazzare via una intera classe politica che in 40 anni ha distrutto il lavoro in ogni sua forma. Bisogna riportare in Parlamento i precetti dei Costituenti e gli insegnamenti di Federico Caffè! LEGGETE E SBALORDITEVI PER L’ENORME ATTUALITÀ DI FEDERICO CAFFÈ! Prendetevi cinque minuti per leggerne e apprezzarne due brani… poi disprezzate e desiderate la morte politica di una classe politica, anche di “sinistra”, che in 40 anni ha fatto tutto il contrario di ciò che la Costituzione avrebbe imposto.
Brano 1:
“È necessario dare maggiore impulso a fattori «interni» di ripresa dell’economia anziché continuare a considerarli un sottoprodotto della espansione economica internazionale. È necessario esaminare in modo approfondito la composita struttura del settore terziario e individuarvi le possibilità di occupazione «produttive» che contiene in vari suoi rami. Occorre evitare di dar credito a suggerimenti, veramente incongrui, quale ne sia la provenienza, di sospensione indiscriminata nelle assunzioni negli impieghi pubblici, poiché l’oculatezza non si realizza con l’ottusità.
Occupazione è creazione di qualificazioni professionali per il futuro e salvaguardia di specializzazioni di mestiere acquisite con costo nel passato. Non vi è dissipazione peggiore, per un sistema economico, che lo sperpero delle capacità lavorative umane già disponibili, o da creare con l’apprendimento e la preparazione. È la considerazione del costo sociale di questo sperpero che sta alla base della concezione dello Stato «occupatore di ultima istanza». Non si tratta di populismo assistenzialistico, ma proprio dell’inverso: si tratta di tradurre in termini operativi una linea di pensiero consapevole dei fallimenti del mercato e ispirata al principio che «lo spirito pubblico, guidato dalla conoscenza, può essere l’artefice del miglioramento sociale».”
Qui la versione integrale.
Brano 2:
“Calorose raccomandazioni vengono espresse per il mantenimento di rigorose politiche monetarie; pressanti voti vengono formulati per la riduzione dei rilevanti disavanzi dei bilanci pubblici; preoccupate ansie si manifestano per l’affermarsi, sia pure in forme subdole e «amministrate» di misure protezionistiche. Ma qui il discorso si arresta.
Vi è una palese sproporzione tra la rilevanza attribuita, da parte dei responsabili della politica economica, ai fenomeni finanziari e la loro relativa indifferenza, o quanto meno assuefazione, nei confronti della frustrazione umana della mancanza di occasioni di lavoro. Per l’occupazione, si prospettano soltanto tempi di attesa, di misurarsi non in anni, ma in decenni. I possibili miglioramenti vengono affidati più in evoluzioni demografiche che a disegni organici di interventi.
Si tratta di compiere uno sforzo per ristabilire un’ovvia scala di valori che ponga la mancata occupazione per lo meno allo stesso livello del mancato rimborso di un prestito internazionale.”
Qui la versione integrale.
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