Un gesto eclatante: Lauro de Bosis
"Il disfattismo degli italiani è la vera base del regime fascista. Comunica agli altri la tua fede e il tuo fervore. Siamo in pieno Risorgimento" (Lauro de Bosis, autore di un gesto eclatante nel 1931).
Chiedere ad altri di compiere un “gesto eclatante” è certamente ingenuo. Il vero gesto eclatante comporta sempre un sacrificio: della propria vita o di quella altrui e quindi della propria libertà personale. Mentre il falso gesto eclatante sacrifica l'immagine di chi lo compie. Infatti, o il gesto eclatante implica realmente un sacrificio per chi lo compie o c’è il grosso rischio che si risolva in una pagliacciata, quando il gesto eclatante assomigli a qualcosa tipo i digiuni di Pannella. Se poi l’obiettivo è semplicemente quello di attirare l’attenzione su un problema, un tema o una tesi, allora il gesto eclatante può essere concretamente inutile, se c’è modo di attirare l’attenzione diversamente, e, in assenza di vero sacrificio, corre sempre il rischio di rivelarsi una pagliacciata.
Tuttavia, è grave anche condannare la categoria del gesto eclatante in sé. Quasi che i gesti eclatanti, anche quando siano spontanei, non chiesti ad altri ma messi in atto con decisione e sacrificio di se stessi, non abbiano, o almeno non possano avere, un alto valore morale e, talvolta, quando siano seguiti da altri gesti eclatanti, una grande efficacia pratica.
Una lettura notturna del libro di Piero Calamandrei, Uomini e città della resistenza, introduzione di A. Galante Garrone, Torino, 1955, mi ha rammentato un episodio del quale avevo avuto notizia molti anni fa e che era completamente scomparso dalla mia mente. Un gesto eclatante, compiuto il 3 ottobre 1931: un’azione suicida compiuta da un italiano di nome Lauro De Bosis sotto (e contro) il fascismo.
Volevo scrivere un articolo ma sulla rete c’è abbondante materiale. Mi limito, pertanto, a suggerire la lettura delle splendide pagine di Calamandrei e a linkare un video di Ermanno Olmi.
Prima però riporto alcune frasi che Lauro De Bosis, scrisse in “Storia della mia morte”, una sorta di resoconto anticipato della sua impresa, scritto la notte precedente: “Dopo tutto si tratta di dare un piccolo esempio di spirito civico e di attirare l’attenzione dei miei concittadini sulla irregolarità della loro situazione. Sono convinto che il fascismo non crollerà se non vi saranno una ventina di giovani che sacrificheranno la loro vita per purificare lo spirito degli italiani. Mentre che ai giorni del Risorgimento, vi furono migliaia di giovani pronti a donare la loro vita, oggi ve ne sono ben pochi. Perché? Non è che il loro coraggio o la loro fede sieno minori di quelli dei loro padri. E’ che nessuno prende sul serio il fascismo. Tutti, a cominciare dai suoi capi, ne prevedono la prossima fine e sembra loro sproporzionato dare la vita per porre termine a ciò che crollerà da sé. E’ un errore. Bisogna morire. Io spero che dopo di me molti altri mi seguiranno e riusciranno a scuotere l’opinione pubblica”.
Annota Calamandrei: “Si Lauro, le tue speranze non erano illusorie: le tue previsioni non erano sbagliate. Altri hanno capito, altri ti hanno seguito; ci sono voluti altri dieci anni dalla tua morte, ma poi è venuta la Resistenza e di giovani pronti a sacrificare la loro vita “per purificare lo spirito degli italiani”, se ne sono trovati, non come invocavi tu, una ventina, ma centinaia e migliaia…”
Queste, invece, sono alcune frasi tratte dal volantino che Lauro De Bosis lanciò (ne lanciò quattrocentomila copie) sulla città di Roma: “Chiunque tu sia, tu certo imprechi contro il fascismo e ne senti tutta la servile vergogna. Ma anche tu sei responsabile colla tua inerzia. Non cercarti una illusoria giustificazione col dirti che non c’è nulla da fare. Non è vero. Tutti gli uomini di coraggio e di onore lavorano in silenzio per preparare l’Italia libera… Abbi fede nell’Italia e nella libertà. Il disfattismo degli italiani è la vera base del regime fascista. Comunica agli altri la tua fede e il tuo fervore. Siamo in pieno Risorgimento. I nuovi oppressori sono più corruttori e più selvaggi di quelli antichi, ma cadranno egualmente…”.
httpv://youtu.be/bo9H0AFz6xQ
Una risposta
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