Il manifesto, il sogno e il grande incubo.
(cit. 883)
Nel dicembre scorso Eugenio Scalfari, nel commentare duramente una critica fatta a Napolitano da Barbara Spinelli, sua collega di Repubblica, la ammoniva di studiare la storia del nostro paese e di ricordarsi di suo padre che “è il suo bene maggiore”.
Altiero Spinelli, padre di Barbara, è l’autore del manifesto di Ventotene e uno dei padri fondatori dell’Unione Europea (in suo onore è stato chiamato un palazzo della commissione a Bruxelles).
Napolitano, nostro attuale presidente, ha militato nel movimento federalista europeo creato da Spinelli.
Una domanda nasce spontanea: ma nel ’42, il socialista ex comunista Spinelli sognava la stessa Europa in cui oggi vivono Napolitano e Scalfari? O è il solito vecchio tentativo di revisionismo storico?
Prima di tutto è ovvio ricordare le criticità storiche e personali in cui scriveva Spinelli: in carcere, confinato sull’isola di Ventotene dal partito fascista, in un momento nel quale la Germania nazista sembrava non avere ostacoli verso il suo progetto imperialista europeo. In questo contesto la sua analisi politica lo porta a considerare pericolosa l’idea stessa dell’indipendenza nazionale in quanto “essa portava in sé i germi dell’imperialismo capitalista, che la nostra generazione ha visto ingigantire, sino alla formazione degli stati totalitari ed allo scatenarsi delle guerre mondiali”.
Condivisibile o meno, la sua soluzione per evitare il ripetersi dei conflitti era di unire in uno stato il bellicoso continente europeo. I principi su cui si doveva basare il nuovo stato federale erano basati su “una rivoluzione socialista, attuata attraverso l’emancipazione delle classi lavoratrici e la realizzazione per esse di condizioni più umane di vita”.
A questo punto, visto gli sviluppi che poi la storia prenderà, è lecito chiedersi: cos’è il socialismo per Spinelli? Ecco la risposta: “il principio veramente fondamentale del socialismo è quello secondo il quale le forze economiche non debbono dominare gli uomini, ma -come avviene per forze naturali- essere a loro sottomesse, guidate, controllate nel modo più razionale, affinchè le grandi masse non ne sieno vittime.”
In seguito delinea la linea politica del nuovo stato federale: “La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso, non dogmaticamente in linea di principio. È questo il campo in cui si dovrà procedere senz’altro a nazionalizzazioni su scala vastissima, senza alcun riguardo per i diritti acquisiti.” Continua: “I giovani vanno assistiti con le provvidenze necessarie per ridurre al minimo le distanze fra le posizioni di partenza nella lotta per la vita. …… La solidarietà umana verso coloro che riescono soccombenti nella lotta economica, non dovrà, per ciò, manifestarsi con le forme caritative sempre avvilenti e produttrici degli stessi mali alle cui conseguenze cercano di riparare, ma con una serie di provvidenze che garantiscano incondizionatamente a tutti, possano o non possano lavorare, un tenore di vita decente, senza ridurre lo stimolo al lavoro e al risparmio. Così nessuno sarà più costretto dalla miseria ad accettare contratti di lavoro iugulatori. Questi sono i cambiamenti necessari per creare intorno al nuovo ordine un larghissimo strato di cittadini interessati al suo mantenimento, e per dare alla vita politica una consolidata impronta di libertà, impregnata di un forte senso di solidarietà sociale.”
Da questa analisi si può capire come l’autore desiderasse uno Stato (seppur Europeo) a garanzia della politica economica e sociale. L’esatto contrario dell’odierna ideologia liberista europea che non ammette nessun intervento statale nell’economia fino al punto di annullare giuridicamente gli stati esistenti al suo interno.
Ma come si è arrivati a questa degenerazione politica dell’ideologia iniziale? Lo stesso Spinelli, nel criticare il comunismo, metteva in guardia dai principali pericoli in cui si poteva incorrere: “Accade di frequente che la cristallizzazione di energie causata dal perseguimento di un particolare fine, faccia talmente sfuggire la visuale, da nascondere il suo nesso con gli altri fini. Il risultato di questo atteggiamento è che, se anche uno scopo specifico è raggiunto, si consegue qualcosa di deforme, immeritevole dello sforzo compiuto, e che non contribuisce affatto, come pur si sarebbe voluto, all’elevazione della vita umana”. Infatti fino all’1986 ( anno in cui morì) Altiero Spinelli lavorò continuamente per cercare di moficare in senso democratico le principali istituzioni europee, in modo da dare al parlamento eletto un potere costituente che potesse far nascere un’Europa dei popoli. Chiaramente questa organizzazione sovranazionale esistente è contraria alle sue aspettative e molto più vicina di quanto potesse sembrare a quell’imperialismo tanto temuto: “Assolutamente privo di importanza è lo stare a speculare sia intorno alle forme giuridiche che questo impero potrebbe assumere sia intorno a quelle economiche. Lo sfruttamento può prendere aspetti collettivistici di imposizione di tributi alle comunità sottomesse o aspetti capitalistici di provvedimenti restrittivi che facciano funzionare il mercato nel senso voluto”.
Certamente, con il senno di poi, Spinelli ha commesso degli errori di valutazione, soprattutto credendo in maniera forse acritica all’autoregolazione del libero mercato dei capitali, delle merci e delle persone, pur volendo limitare queste forze private da uno stato sovranazionale oggi inesistente. Inoltre ha, forse ingenuamente, accettato i compromessi che potevano dirigere la politica europea verso il federalismo sottovalutando gli interessi transnazionali dei grandi gruppi capitalistici e degli stati economicamente dominanti sul continente. Infine, e forse più importante, non ha preso in considerazione la totale assenza di consapevolezza dei cittadini europei di poter avere un destino comune, nonostante le enormi differenze linguistiche e culturali, che possa far pensare alla nascita di un popolo Europeo.
Vale oggi come ieri il monito rivolto il 14 settembre 1983 da Spinelli ai suoi colleghi del Parlamento europeo: “avete letto tutti il romanzo di Hemingway in cui si parla di un vecchio pescatore che, dopo aver pescato il pesce più grosso della sua vita, tenta di portarlo a riva. Ma i pescecani a poco a poco lo divorano e quando egli arriva in porto gli rimane soltanto la lisca. Quando voterà fra qualche minuto, il Parlamento europeo avrà catturato il pesce più grosso della sua vita ma dovrà portarlo fino a riva. Facciamo quindi ben attenzione perché ci saranno sempre degli squali che cercheranno di divorarlo. Tentiamo di non rientrare in porto con soltanto una lisca”.
Purtroppo penso che siamo andati ben aldilà della lisca e non ci rimane più molto.
Con la sua mentalità sognatrice Spinelli comunque riusciva a vedere compiuti passi importanti verso il suo sogno: “In una maniera strana e precaria, ma incostestabile l’Europa sta nascendo”.
Il pervertimento di un sogno è sempre peggiore dell’incubo suo contrario.
PS: Non perdetevi ad ottobre 2014, nel pieno del semestre italiano di presidenza europea, la fiction-propaganda della RAI su Altiero Spinelli, probabilmente interpretato da Luca Zingaretti!
Davide Visigalli
ARS-Liguria
Grazie Davide, un post molto opportuno che rende giustizia a un pensiero su cui si può concordare o dissentire, ma che in nessun modo può essere confuso con la distopia EuroTeista in cui viviamo. Nella recente polemica Scalfari-Spinelli non mi sorprende tanto l'arroganza intellettuale del primo, la cui fede nell'ordoliberismo europeo è pari solo al suo disprezzo per gli italiani; quanto piuttosto la tiepidezza della Spinelli nel denunciare lo stravolgimento di questo sistema rispetto alle idealità del padre.
Caro Mauro, condivido in pieno la tua analisi. Riguardo alla diatriba Scalfari-Spinelli, penso che purtroppo sia stato un dibattito tutto interno al PUDE, non fatto per scalfire il paradigma dominante ma per la necessità (un pò radical-chic) di esprimere un finto spazio democratico (anche acceso) all’interno del partito (PD). Al povero Spinelli, ingenuo sognatore, è successo quel che accade a tutti i sognatori, anche più brillanti, il pensiero dominante li ha usati per mascherare e rendere desiderabili i soprusi che ci somministra. Non è altro che revisionismo storico. Per carità, sempre a piccole dosi, non si sa mai potremmo svegliarci!