Metternich è vivo e lotta contro di noi
di Claudio Martini
Il cosa
A partire dal secondo dopoguerra fino ad oggi, l'Europa è stata teatro di una grande costruzione politico-istituzionale, un'opera che, per le sue caratteristiche interne, non ha paragoni nella storia: questa costruzione è l'Unione Europea. Questo grandioso organismo sovranazionale è il frutto della sintesi delle precedenti Comunità europee, quella del carbone e dell'acciao, nata dal trattato di Parigi del 1951 rimasto in vigore fino al 2002, e quella economica, prevista dal celebre trattato di Roma, evolutasi in comunità più propriamente "politica", e perdendo così la caratura "economica", con il trattato di Maastrcht del 1992.
Il nucleo originario della costruzione europea e, se volgiamo, la ragion d'essere della stessa è costituito dale cosiddette quattro libertà fondamentali: libertà di circolazione delle persone, delle merci, dei servizi e dei capitali. L'intero ordinamento giuridico europeo, dai primi trattati sino ad oggi, è sempre stato teso alla salvaguardia di queste libertà. Si era usi dire, almeno fino alla grande razionalizzazione operata tra il 2007 e il 2009 con il trattato di Lisbona, che le Comunità costituivano il primo pilastro dell'unificazione europea, gli altri essendo la politica estera e di sicurezza comune (PESC) e la cooperazione nell'ambito delle giustizia e degli affari interni (GAI).
Tutte queste sigle si riferivano ad altrettante organizzazioni internazionali, assimilabili a ONU o WTO, che perciò dipendevano dall'assenso sovrano degli stati aderenti, secondo le regole del diritto internazionale: eppure, fin dagli anni '70 il funzionamento delle comunità è stato contraddistinto da una inedita interazione tra organi sovranazionali e singoli cittadini, oltrepassando l'intervento diretto degli organi statali: il cosiddetto metodo comunitario. Epicentri di questo modello organizzativo sono dal punto di vista istituzionale il parlamento europeo e la commissione, e anche il consiglio d'europa, almeno quando vota a maggioranza; dal punto di vista materiale, i regolamenti e le direttive. Ad oggi si può dire che nell'ambito degli organi e dei procedimenti dell'Unione prevalga il metodo comunitario, cosa che ci permette di dire che ormai l'Unione si trova più vicino alla condizione giuridica di uno stato-nazione, piuttosto che ad una organizzazione internazione quale, ad esempio, il FMI. L'UE non né uno stato né una conferenza di stati; è un Impero. Più avanti cercherò di spiegare cosa intendo con questa espressione. Ora soffermiamoci sui motivi che stanno alla base del processo di unificazione.
Il perché
In genere durante i corsi universitari non viene mai spiegato il "perché" si è adottato un certo istituto, si è fatta una riforma, si è emanato un decreto. Non ci si sofferma, di solito, sulle ragioni politiche che sostengono determinate iniziative giuridiche. E' la forma odierna del totalitarismo culturale: se in altre epoche i proclami ideologici e i repertori del dogma venivano ricordati e ribaditi incessantemente, oggi basta lasciarli sullo sfondo, in silenzio, senza neanche nominarli, perché dispieghino tutto il loro letale miasma conformante. Per esempio, il professore, nello spiegare la legge 218/1995, provvedimento reazionario, riguardante il diritto internazionale privato, che riporta la legislazione italiana ai tempi di Giolitti, abolendo il criterio di nazionalità, in favore di quello di residenza, nell'individuazione della competenza a conoscere della causa da parte del giudice, ebbene il professore non ne canterà le lodi, non ne elencherà i vantaggi, ma solo qualora si manifesti un minimo dubbio da parte dello studente (per esempio che sia una legge modellata sulle esigenze delle imprese transnazionali) opporrà invece l'orrore delle società illiberali, dello statalismo, dell'oscuro passato.
Nulla di diverso durante le lezioni di diritto dell'Unione Europea. Nessuno si pone il problema delle ragioni che hanno spinto le classi dirigenti continentali ad intraprendere un tale, impegnativo percorso. Generalmente l'inquadramento storico si riduce a frasette del tipo "dopo la catastrofe della guerra, le forze politiche più responsabili dei vari paesei si accordarono per fare in modo che nulla di simile si ripetesse"; e sulla scorta di questa favoletta lo studente prosegue beato senza porsi troppe domande.
Facciamo un po' di inquadramento storico: i soci fondatori della CECA nel '51 sono Belgio, Lussemburgo, Olanda, Germania Occidentale, Francia e Italia. Le massime cariche politiche degli ultimi tre paesi erano ricoperte rispettivamente da Konrad Adenauer, Vincent Auriol e Alcide De Gasperi, tre anti-comunisti di ferro. Pochi anni prima, nel 1948, Regno Unito , Benelux e Francia avevano stretto il trattato di Bruxelles, un patto di mutua assistenza militare (evento che aveva mandato in sollucchero Harry Truman), patto a cui pochi anni dopo aderiranno anche tedeschi e italiani. Le radici dell'Unione vanno cercate nel momento politico della guerra fredda, e nella necessità di ricostruire le economie dei paesi formanti l'Asse in funzione di argine anti-sovietico. In questo senso, la prima comunità europea a supervisione americana ricorda tremendamente la Santa Alleanza a supervisione britannica del 1815. Finora la prima, a differenza della seconda, non ha mai represso militarmente le lotte per l'emancipazione di popoli e classi, ma se guardiamo le cose nel contesto NATO forse l'analogia può apparire più calzante.
Ridurre la costruzione UE alla mera contingenza anti-russa non spiegherebbe il suo mancato dissolvimento a seguito della cosiddetta Seconda Restaurazione (dal crollo del Muro in avanti), e a maggior ragione non chiarirebbe il progressivo consolidamento delle istituzioni comunitarie. Altri venti gonfiano le vele del progetto europeo, e fra questi credo che il più importante sia una risalente opzione strategica di lungo termine degli USA, volta a perpetuare la propria egemonia e, per così dire, a blindarla.
Prima dell'emergere della Cina in quanto potenza, quelli che potremmo definire i principali centri imperialistici del mondo erano ancora gli stessi dei tempi di Lenin. E' facile ricordarli, perché sono gli ospiti fissi di tutte le grandi kermesse diplomatiche: USA, Francia, Regno Unito, Germania e Giappone (mi rifiuto di inserire l'URSS nella categoria di "centro imperialistico"). Il conflitto tra questi grandi centri aveva provocato la catastrofe (almeno dal punto di vista delle èlite capitaliste) della Rivoluzione d'Ottobre e dei conseguenti movimenti di liberazione nazionale, i quali, dall'Egitto al Sudamerica passando per l'Angola fino al Vietnam avrebbero messo in serio difficoltà il sistema di dominio dell'occidente sul resto del mondo. Gli USA, distrutti con la seconda guerra mondiale i principali concorrenti nella corsa inter-imperialista, si trovarono nella necessità di trovare il modo di impedire il risorgere di pericolosi competitori e di mantenere compatto il fronte delle potenze capitaliste. A mio parere è questo il canone ermeneutico appropriato per de-codificare le genesi e il fine dell'Unione Europea. (continua)
Tesi ardita ma intrigante. Attendo di leggere il seguito