Αγαπητή μου Ευρώπη (Mia cara Europa)
di ANDREA ZHOK (FSI Trieste)
In Grecia un incendio nella zona est dell’Attica, ai confini di Atene, ha fatto almeno 79 morti e 550 feriti.
Una disgrazia, naturalmente.
Fino a un certo punto.
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Dal primo intervento della Trojka ad oggi la Grecia ha ridotto drasticamente il perimetro dello Stato: privatizzazioni di aziende pubbliche a parte, la spesa pubblica è passata da 12.600 milioni di euro nel 2010 a 9.263 milioni di euro nel primo semestre 2018.
Siccome nessuna virtù resta mai impunita, simultaneamente il paese ha perduto il 25% del Pil, il rapporto tra debito pubblico e Pil è passato dal 146% (2010) al 179%, la disoccupazione è passata dal 12,6% al 23,6%, quella giovanile nello specifico è passata dal 25% al 51,9%.
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Il 28 giugno 2016 i vigili del fuoco dell’Attica, dopo le difficoltà a spegnere un fuoco di scarsa entità, avevano segnalato lo stato decrepito dei mezzi di spegnimento (l’unico aereo si era dovuto fermare per avaria).
Il 22 febbraio del 2017 una grande manifestazione ad Atene, promossa dal corpo dei vigili del fuoco contro i tagli selvaggi, denunciava il dimezzamento dall’inizio della crisi dei mezzi disponibili e del personale effettivo.
Nel marzo del 2017 l’ultimo taglio ai servizi di prevenzione e intervento antiincendio (taglio di 34 milioni di euro; l’ennesimo) aveva lasciato una situazione ai limiti della gestibilità.
Come ricorda un report internazionale: “The shortfall is expected to affect the payment of wages, the supply of fuel and the maintenance of vehicles.”
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Ecco, in questo contesto quello che ci tocca sentire sono:
1) Pretesi giornalisti (es. cronista di Sky dalla Grecia) che, secondo il classico stile “blame the victim”, spiegano come il vero problema in questa tragedia sia l’abusivismo edilizio: “quando costruisci senza i permessi, ‘poi la natura si vendica'” (infatti le case senza dichiarazione di edificabilità sono notoriamente infiammabili, e i boschi diventano particolarmente proni agli incendi in assenza di licenze edilizie).
2) Frau Merkel intanto rincuora tutti dicendo che “in queste ore difficili la Germania sta fermamente a fianco degli amici greci”. (Infatti gli altri paesi è così che ci piacciono: con la bocca appena sopra la linea di annegamento, in modo da poterci dimostrare generosi con mance ad hoc, per le emergenze; vale per la Grecia, vale per l’Africa.)
3) Il primo ministro greco Tsipras parte lancia in resta alla ricerca di colpevoli dolosi (che ci saranno pure, ma ci sono sempre stati) e non menziona neppure evidenti carenze strutturali. Infatti, se dovesse ammettere che i tagli, di cui si è fatto suo malgrado garante, c’entrano qualcosa con la strage di questi giorni, verrebbe appeso a testa in giù in Plateia Syntagma.
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