Fuori dal debito, fuori dall’euro o fuori dall’Unione europea? – a proposito di un articolo di Vladimiro Giacché

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Nessuna risposta

  1. Claudio.Martini ha detto:

    Sono profondamente deluso dalle parole di Giacché. Ultimamente credevo che si fosse spostato sulle nostre poszioni, ma l'articolo dimostra che la mia interpretazione era completamente sbagliata.

    e dire che nella sua replica Stefano c'è pure andato leggero. Io avrei estrapolato solo una tesi dalle venti, l'ultima, quella "programmatica", chiedendo a Giacché quale partito in Italia (senza nemeno limitarsi al centro-sinistra) sia contrario a far pagare il debito agli evasori o a "alleggerire la fiscalità sui ceti più poveri e (..) rilanciare il welfare e grandi investimenti in formazione, ricerca e nelle infrastrutture utili"

    Un vero rivoluzionario. A questo punto non posso che augurare una cosa, con tutto il cuore, a Giacché: che il PD e la Federazione della Sinistra si alleino per le prossime elezioni, che lui si candidi e che risulti eletto. Così almeno sarebbe tutto più chiaro.

    C'è però un elemento che davvvero mi preoccupa.

    Giacché sembra essersi uno dei pochissimi a sinistra a rendersi conto che "un default andrebbe di pari passo con l’uscita dall’euro". Questo depone a favore delle sue capacià di analisi, ben superiori a quelle di un Fumagalli; ma non fa ben sperare per il futuro del movimento anti-debito (Cremaschi, ecc). In buona sostanza: quando sarà chiaro che la bancarotta implica l'uscita dall'Euro, e questa la fine dell'Unione europea, non è che quanti coloro che oggi esclamano  "non pagare il debito!" si trasformeranno in altrettanti, piccoli Giacché?

  2. Claudio.Martini ha detto:

    Siate indulgenti con i soliti errori di battitura

  3. Eugenio Orso ha detto:

    Il punto principale, per come la vedo io e detto molto semplicemente, è l'assetto strutturale del Nuovo Capitalismo, che fra i suoi elementi di struttura irrinunciabili (pena il crollo finale) ha la Crisi.
    Quella del debito è proprio una crisi che consente espropri di risorse, ed è, per così dire, l'ultima frontiera neocapitalistica.
    Le crisi si susseguiranno da qui alla metà del secolo, o oltre, finché questo nuovo modo storico di produzione resterà in piedi.
    Prima la crisi finanziaria, poi quella del debito e domani chissà …
    Ai globalisti dominanti non importa nulla se "falliscono" (con default drammatici o pilotati) i vecchi stati finiti nel loro spremiagrumi, e se i popoli ex ricchi saranno ridotti in miseria.
    L'unica soluzione, a questo punto, sarebbe la "critica delle armi" diffusa in vaste aree (e la Rivoluzione), ma non è il caso di parlarne, vista la condizione di gran parte della popolazione.
    Cari saluti
     
    Eugenio Orso

  4.  
    NOI DA SOLI 3.0

     
    CRISI.

    I mezzi di comunicazione di massa ci stanno ossessionando che "da soli" finiremmo molto male. 
    Riceviamo letterine al veleno da Francoforte e svendiamo la nostra sovranità al peggior offerente.
    Eseguiamo i compiti che il signor maestro Trichet-Draghi ci impone e ne il governo ne è orgoglioso.
    Mi chiedo dove andremo a finire? In molti ormai se lo chiedono e sono in piazza, laggiù, in tutto il mondo, a indignarsi.
    Ma intanto scorre il tempo inesorabilmente verso la crisi finale, voluta, davvero voluta, da lor signori.
    E' un problema di tempo, nella sua dimensione terrena: più scorre il tempo più aumentano i debiti e si accatastano fuori casa come legna da ardere. Crisi alle porte.
    DIGNITÀ
    Penso che questa crisi si risolva in una questione di dignità e questo blog che proprio s'intitola De Hominis Dignitate deve ricordare, deve urlare che la DIGNITA' DELL'UOMO, di uno qualsiasi di noi NON ha prezzo, né relativo conseguente interesse.
    Il denaro è solo una misura della ricchezza, come il litro per la capacità, ma esso ha sostituito la dignità umana, la tenerezza, l'asprezza del rapporto tra esseri uguali tra loro, DEGNI di vivere su questa terra, senza confini, in libertà.
    Tuttavia la catena finanziaria che attanaglia il mondo presto si spezzerà e sparirà in un giorno e in una notte, come accadde al faraone egiziano e all'imperatore romano.
    SIMONE MARTINI
    Possiamo quindi agire da SOLI, senza altro aiuto che noi stessi per mettere la persona umana  al centro del bene comune , del bene di tutti.
    Insieme possiamo farcela, insieme  possiamo vivere con dignità e senza paura guardare avanti  al nostro futuro.
    Simone Martini ha affrescato questo concetto.

     

     

  5. tania ha detto:

    “..la sinistra rimuove la verità … accoglie premesse incompatibili e incoerenti con i propositi dichiarati …. ha sacrificato completamente gli interessi che era chiamata a difendere …”
     
    @Stefano D’Andrea
    Prima premessa : confesso di non sapere a quale sinistra Giacchè appartenga e quindi non ho capito quale “sinistra” critichi . Ma immagino ( se ho frainteso correggetemi ) che quando si parla di “sinistra” ci si riferisca sempre all’area di Rifondazione , Sinistra Critica , Ferrando , Cremaschi ecc.. Perchè non credo si possano definire Letta jr , Veltroni & C. “di sinistra” .
     Seconda premessa : è da poco che leggo questo blog , quindi non so se ti sei  già espresso sulla questione che ti pongo
    Ora , qui sotto metto un link e ne riporto alcuni contenuti .  La domanda è questa : se non ho frainteso nella mia premessa , per quale motivo per te queste proposte “ sacrificano gli interessi che la sinistra è chiamata a difendere “ ?
    http://web.rifondazione.it/viii/?p=60
    EUROPA
    1) Modifica dei trattati di Maastricht e dello Statuto della BCE trasformandola in una Banca Centrale sottoposta alle direttive del Parlamento Europeo e avente come obiettivi istituzionali la piena occupazione e il finanziamento dei Fondi Comunitari e degli Stati membri, attraverso l’acquisto diretto dei titoli di Stato.
    2) Forte tassazione comunitaria sulle transazioni finanziarie speculative a partire dall’introduzione immediata della Tobin Tax, abolizione dei paradisi fiscali, introduzione di una regolamentazione rigorosa dei mercati finanziari.
    3) Messa in discussione degli accordi GATT e WTO con la ricontrattazione dei dazi per quanto riguarda le merci e l’introduzione del “labour standard” per la loro circolazione. Adozione di un comune sistema fiscale. Definizione di una politica economica finalizzata alla piena occupazione e alla riconversione ambientale e sociale dell’economia. Misure di contrasto alle delocalizzazioni produttive.
    Contro l’Europa della BCE e dell’asse franco- tedesco perseguiamo la costruzione di un’area euro-mediterranea che sposti l’asse delle politiche europee verso il Mediterraneo facendo di quest’ultimo un luogo di formazione di relazioni solidali sul piano economico, culturale e civile.


    Se le proposte che avanziamo sul piano europeo, in particolare in relazione alla BCE, non dovessero trovare risposte positive e continuassero gli attacchi speculativi, l’Italia deve ristrutturare il debito, garantendo per intero i piccoli risparmiatori e allungando unilateralmente i tempi di restituzione e la definizione delle cifre da restituire alle grandi finanziarie, cioè agli speculatori. Anche se nessuno ne parla, l’Islanda lo ha fatto con ottimi risultati.
     
    L’ITALIA
    1) Contrastare la speculazione e la finanziarizzazione. Se la misura più efficace per contrastare la speculazione nell’immediato passa dall’acquisto diretto da parte della BCE dei titoli degli stati membri, sul piano nazionale occorre vietare la vendita di titoli allo scoperto, come altri paesi a partire dalla Germania hanno fatto.
    Occorre costruire un polo pubblico del credito, nazionalizzando le banche di interesse nazionale, trasformando la Cassa Depositi e Prestiti in un banca pubblica, nel mantenimento pubblico di Poste. Occorre separare le banche di deposito da quelle di investimento e dare applicazione immediata delle regole di Basilea 3 e al divieto di gestione fuori bilancio di qualsiasi titolo …. Ecc…


    2) ….. occorre quindi un intervento pubblico sul terreno delle politiche industriali …
    rafforzare l’apparato produttivo e operare una sua riconversione ambientale che promuova la “filiera corta” delle produzioni, dentro un modello di pubblico fondato sul protagonismo delle comunità, dei lavoratori, dei cittadini, sulle scelte di fondo di “cosa, come, per chi produrre” …
    Ecc..

    3) Redistribuire la ricchezza : …
    Ecc..
     
    ciao , e grazie per l’eventuale risposta

  6. stefano.dandrea ha detto:

    Le cose scritte in questo programma le condivido nel contenuto quasi tutte o forse tutte. Se dai una scorsa ad alcuni miei vecchi articoli, scoprirai che le ho scritte forse prima di altri. E ovviamente le penso da molti anni.

    Credo inoltre che la "critica" sia parziale e che vi siano molti altri profili che meritano la medesima radicalità e sui quali forse i partiti di sinistra (che sono quelli che dici tu. Gli altri nemmeno li considero) tacciono, magari soltanto per mancanza di analisi.

    Comunque, tralasciando le lacune, in questi anni, i partiti di sinistra li ho sentiti parlare dei dico, degli extracomunitari, della necessità di cacciare Berlusconi, dei diritti umani, di globalizzare i diritti, di speranze riposte o sperate in Obama, dei movimenti, dei beni comuni (per carità, chiamarli beni pubblici è peccato!). Sono stati favorevoli alla riforma Berlinguer che attuava strategie europee. Hanno votato la riforma costituzionale che ha introdotto il federalismo (vedi sotto) e la legge Treu. Sono anche stati favorevoli o non proprio contrari alla guerra in Libia. E sono stati al governo quando si rifinanziavano guerre in corso.

    Oggi hanno questa ventata di radicalismo, perché temono che la gente non voglia votarli, se decidono di stare nell'alleanza PD-SEL. Ma questo nuovo radicalismo è parolaio, perché vuole realizzare obiettivi nella UE. La UE ha per rappresentanti i governi degli Stati e soltanto i governi possono modificare qualche cosa. Ciò che essi propongono è il contrario della UE. Dunque pensano a una UE che trasforma sé stessa nel contrario di sé stessa. Sono stupidi o ingannano i potenziali elettori in mala fede? Il popolo tedesco è all'80% contrario a ciò che propongono loro; in particolare i sindacati. Infatti si trattarebbe di un trasferimento di ricchezza dal popolo tedesco complessivamente considerato ad altri popoli. Non si farà mai ciò che essi vogliono. E' così difficile capirlo? Mica tutti i popoli e le classi dirigenti sono come siamo diventati noi! O meglio non sarà la UE a trasformare sé stessa. Distrutta la UE, non ho nulla in contrario che gli stati si mettano a tavolino e realisticamente comincino un percorso diverso che in cinquanta-sessanta anni (quanti ce ne sono voluti per creare questa UE) possa portare agli obiettivi di rifondazione (ma, a rigore, dovremmo prima chiarirci perché vorremmo allontanare la sovranità dal nostro Parlamento per trasferirla a un parlamento europeo. Non è così ovvio che si debba desiderare questo progetto).

    Dunque, un programma parziale, tardivo e velleitario. Soprattutto che non comporta responsabolità. Si candidano al parlamento italiano con un programma realizzabile soltanto col consenso dei governi che rappresentano l'unanimità degli stati europei, comprese Germania, Austria e Olanda che non accetteranno mai quelle modifiche. Ti sembra una cosa seria? A me sembrano le idee che si esprimono in un'assemblea di liceali infervorati. Ma le idee che in bocca ai liceali fanno ben sperare, in bocca a politici sessantenni fanno ridere.

    Perché non propongono di realizzare quel programma in Italia? Perché non propongono l'uscita dalla NATO (l'idea di una UE socialista con le basi Nato in tanti stati fa ridere soltanto a pensarla)?. Te lo dico io. Perché non potrebbero allearsi con SEL e PD (tattica). E perché dovrebbero andare contro il loro falso (o meglio erroneo) internazionalismo, che li ha condotti ad un cieco europeismo e ad accettare, pressoché in silenzio, la UE così come è (il peggior capitalismo pensabile) e quindi la situazione in cui ci troviamo. Io, nel mio articolo, ho invitato Giacché (che era di sinistra critica e ora è del PDCI) a proporre quel programma per L'Italia. Però bisognerebbe essere rivoluzionari, coraggiosi ed onesti e non desiderosi di preservare le poche strutture esistenti (se non riescono a pagare i funzionari e a eleggere persone, i dirigenti fuggiranno tutti in SEL e persino nel PD), pavidi e in fondo ingannatori dei propri elettori.

    Per quanto riguarda, invece, il programma da realizzare in Italia, nella parte non generica, esso è irrealizzabile rimanendo nella UE: 1) qualsiasi provvedimento volto a realizzare la filiera corta contrasta con la libera circolazione delle merci e dei servizi e il parlamento italiano non lo può validamente adottare nemmeno all'unanimità e nemmeno riformando la costituzione: prevale il diritto dei trattati eurpei: sulle leggi ordinarie per espressa disposizione di una norma costituzionale – art 117 – che il malefico centrosinistra ha introdotto nel 2001 con votazione passata per tre soli voti – "le riforme costituzionali devono essere condivise"! Maledetti;  sulle norme costituzionali (alcune di esse: tutte quelle socialiste) per assurda giurisprudenza della Corte costituzionale e della Corte di Giustizia europea – la vera sovrana delle nostre vite); 2) il "modello di pubblico fondato sul protagonismo delle comunità, dei lavoratori, dei cittadini, sulle scelte di fondo di cosa, come, per chi produrre" è il modello delineato dall'art. 41, 3° co. della Costituzione, il quale è quiescente, perché contrasta radicalmente con i Trattati europei che hanno l'obiettivo di costruire il "mercato interno come spazio aperto senza frontiere dominato dalla libera circolazione delle merci, dei capitali, dei servizi, dei lavoratori e delle imprese". Direi o l'uno o l'altro. Ci vuole molto a capirlo? Quando lo capiranno i dirigenti della sinistra comunista che l'europa è un cappio? (Rizzo ci è arrivato, dopo tanto. Ma molti non lo seguono, perché appare opportunista. Non puoi far politica per venti anni da deputato anche europeo e poi sostenere che la UE è il diavolo, quando prima non l'hai mai detto. O meglio lo puoi fare; ma devi stare in disparte, altrimenti la gente ti disprezza; sei costretto a combattere soltanto per le idee e non per il potere (detto questo, io personalmente sono felicissimo che Rizzo sia uno dei primi comunisti di rilievo nazionale ad essere radicalmente antiUE); 3) Nel n. 1 del programma che hai trascritto sono indicate cose importanti. Ma ancora una volta, almeno per alcuni provvedimenti c'è un problema: l'UE. "per costruire un polo pubblico del credito, nazionalizzando le banche di interesse nazionale", oggi che le hai privatizzate, non puoi più tornare indietro, perché sei soggetto ai principi della concorrenza e dell'antitrust europeo. Dunque niente monopoli e niente costruzione di posizioni dominanti; e niente aiuti di stato, al di fuori di autorizzazioni UE. Insomma, non possiamo fare sniente se non sviluppare il libero mercato capitalistico assoluto e nichilistico. Questa è la UE!

    Non sono loro che devono guidare noi (me, te e altri). Siamo noi che dobbiamo prendere il potere e tracciare la direzione, almeno per una minoranza destinata a stare all'opposizione per un po' di tempo e che voglia costruire un Fronte popolare italiano. Non gli toglieremo certo il diritto di votarci e di sostenerci! Ma non sono loro la classe dirigente che può illuminare questo martoriato paese. Di Vendola poi non parlo. Se fai una ricerca sul sito ho già scritto in tre occasioni che sarebbe una sciagura totale.

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