Costruire il futuro: compito di chi ci succederà
di Alessandro Bolzonello
Non ho scelto di venire al mondo, ancor meno chi mi ha generato, sia dal punto di vista fisico che culturale. Mi ritrovo ad essere quel che sono, a vivere le giornate disponibili, a partire da questa posizione.
In questo frangente le condizioni congiunturali non sono agevoli, bensì confuse e sconnesse.
È chiaro che il ritmo di una lunga fase storica si è definitivamente rotto: è finito un ‘tempo’ e c’è poco spazio per l’ottimismo, per guardare al futuro con fiducia e speranza. Siamo entrati in una fase ‘stretta’, corta di risorse, con scorte esigue. Senza idee e senza prospettive si impone la sospensione. Si rimane fermi, a secco, senza parole e senza energie.
Come afferma Giorgio Agamben, in mancanza di fede o fiducia non è possibile futuro. C´è futuro solo se si può sperare o credere in qualcosa, ma tutta la fede è stata fagocitata dal denaro. Il potere finanziario ha sequestrato il futuro, tutto il tempo e tutte le attese. Il vivere – sostiene Giovanni Lindo Ferretti – è stato subordinato a ragioni di convenienza economica.
Con la crisi finanziaria sembra essersi rotto un equilibrio e con esso cade ogni speranza. E senza speranza non possiamo guardare avanti in quanto la fede è sostanza di cose sperate: essa è ciò che dà realtà a ciò che non esiste ancora, ma in cui crediamo e abbiamo fiducia, in cui abbiamo messo in gioco il nostro credito e la nostra parola.
Ma – riprendendo le parole di Ferretti – la ricchezza del vivere non è riducibile ad uno stipendio. E dalle macerie prova a riemergere ciò che è stato lungamente accantonato.
Di fronte a questo cambiamento epocale va trovato un nuovo equilibrio; va creato un nuovo terreno sul quale far crescere il futuro.
Non possiamo essere noi gli artefici: non è nella nostra facoltà definire un nuovo ordine, non siamo nelle condizioni di interpretare il ‘nuovo’. Insomma, siamo troppo ciò che non può più essere.
Possiamo solo ambire a ripristinare le condizioni di una nuova fiducia contribuendo più a smantellare che a costruire, a rottamare che ad assemblare.
A chi verrà dopo di noi il compito di costruire il futuro.
Foto: Fragilidad
Pubblicato su Invito a …
"Ci sono critiche giuste e critiche sbagliate, ma non ci sono critiche costruttive e critiche distruttive. La critica è necessariamente e intenzionalmente distruttiva nei confronti dell’oggetto sul quale si esercita. Naturalmente, si critica, si demolisce, per costruire, per sostituire a una realtà inadeguata una realtà adeguata. Ma criticare significa demolire. Non c’è nulla di negativo in questo distruggere: quando si demolisce si deve demolire radicalmente, con la stessa decisione con la quale quando si costruisce si deve costruire. La formula “critica costruttiva” significa soltanto “criticare ma non troppo”, fermarsi a metà strada, non criticare" (Sergio Quinzio, Religione e futuro, 1962: https://www.appelloalpopolo.it/?p=781)