Tsipras, segretario di Syriza, è un venditore di fumo?
di Stefano D'Andrea
Alba Canelli ha tradotto un’intervista rilasciata da Alexis Tsipras a La Nacion. Allego l’intervista sotto queste note. Dobbiamo davvero ringraziare Alba Canelli, perché ci ha consentito di conoscere un po’ meglio il capo del partito di Syriza. Il mio giudizio su questa personalità politica è molto negativo. Spero di essere smentito qualora Syriza dovesse vincere. Insomma sarei felice di essermi sbagliato. Ora però vorrei illustrare limiti, ingenuità e contraddizioni di Tsipras.
Tsipras contesta la politica del rigore applicata alla Grecia, reputandola “del tutto inefficace a livello finanziario e assolutamente distruttiva a livello produttivo e sociale”. E fin qui, ovviamente, non si può dissentire.
Anche le proposte di politica economica in sé sono condivisibili: “controllo pubblico delle banche, la tassazione della ricchezza accumulata e degli alti profitti, ma anche misure di risparmio, come la riduzione delle spese militari. Dobbiamo anche prendere provvedimenti per stimolare la domanda, sostenendo salari e posti di lavoro”. Tutti obiettivi perseguibili soltanto uscendo dall’Unione europea (salvo la riduzione delle spese militari); ma evidentemente Tsipras ancora non ha capito che cosa è l’Unione europea, perché non vuole che la Grecia esca dalla UE, né che abbandoni l’euro.
Tsipras vorrebbe introdurre il “controllo pubblico della banche”. Non è chiaro cosa intenda. Vuole reintrodurre il potere della Banca centrale greca di valutare discrezionalmente l’opportunità di consentire l’apertura di nuove filiali a banche nazionali e straniere in Grecia? Qualcuno gli dica che per raggiungere questo obiettivo deve ottenere il consenso di tutti gli stati alla modifica dei trattati europei. Vuole elevare la riserva frazionaria o i requisiti di garanzia e quindi ridurre la capacità delle banche di fare credito? Qualcuno gli dica che nessun organo dello stato greco dispone di questi poteri e che anche in questo caso per realizzare l’ obiettivo deve ottenere il consenso di tutti gli stati membri per modificare i trattati europei. Anzi qualcuno lo avverta che in questi giorni stanno proponendo l’unificazione bancaria, per accentrare la vigilanza al livello europeo. Vuole che lo stato disciplini le banche distinguendo tra quelle che fanno credito a lungo termine e quelle che lo fanno a medio termine? Qualcuno lo informi che l’Unione europea ha imposto di smantellare questa distinzione agli stati che la adottavano. Vuole creare un monopolio pubblico del credito? Qualcuno gli dica che il suo proposito contrasta irrimediabilmente con principi fondamentali della UE che sono la concorrenza e la libera circolazione dei servizi.
Tsipras vorrebbe “tassare la ricchezza accumulata e gli altri profitti”. Qualcuno gli faccia notare che o blocca la fuoriuscita dei capitali o i capitali fuggiranno, perché l’Unione europea, fondata sul principio della libera circolazione dei capitali, anche nei confronti dei paesi terzi, ha creato la concorrenza fiscale tra gli stati. Non è un caso che dappertutto in Europa l’imposizione diretta abbia visto da tempo diminuire le aliquote massime e in generale la progressività delle imposte, sia sotto il profilo formale sia sotto quello sostanziale. Insomma anche in questo caso l’obiettivo è raggiungibile soltanto uscendo dall’Unione europea. Sappia Tsipras che egli non può nemmeno emanare norme in violazione del principio di libera circolazione dei capitali – salvo misure di salvaguardia previste dai trattati europei e sottoposte a determinati presupposti e condizioni -, perché i giudici greci sarebbero tenuti a disapplicare le nuove norme.
Infine Tsipras vuole “stimolare la domanda, sostenendo salari e posti di lavoro, proteggendo i deboli e dando credito alle famiglie indebitate e alle piccole imprese”. Insomma vuole aumentare enormemente il deficit e il debito pubblico, con gli interessi enormi che paga. Ancora una volta un obiettivo perseguibile, forse, soltanto rompendo l’ordine giuridico dell’Unione europea. Qualcuno dovrebbe poi avvisare Tsipras che il credito alle piccole imprese del quale parla potrebbe violare la regola del divieto di aiuti di stato, altro caposaldo dell’Unione europea.
E’ vero che Tsipras dichiara di voler “rinegoziare con i creditori, con l'obiettivo di una moratoria sui pagamenti del debito di almeno tre anni”. Ma la rinegoziazione implica il consenso dei creditori e non è chiaro come e perché Tsipras speri di ottenere il consenso. Egli osserva che “i cittadini europei possono far pressione sui loro governi per essere dalla nostra parte nel contestare la politica dominante”. Ma non spiega per quale ragione negli svariati paesi dell’Unione europea i cittadini dovrebbero far pressione sui loro governi; per quale ragione è persuaso che ciò accadrà; che si tratterà di un fenomeno oltremodo significativo. Né argomenta perché banche creditrici, governi degli altri stati membri ed elites al potere nell’Unione europea dovrebbero accettare le condizioni richieste, pur in presenza di un’ipotetica pressione dei cittadini europei della quale non hanno mai tenuto conto.
Complessivamente un programma velleitario, che disconosce la vera natura dell’Unione europea; che non tiene in alcun conto le forze e gli interessi in campo; che ignora completamente i vincoli europei. E là dove Tsipras mostra di conoscere i vincoli europei, propone l’idea di ricattare l’Unione europea per stravolgerla e trasformarla nell’opposto di sé stessa. Delirio di onnipotenza. Soggettivismo (è stato trotzkista?). Incoerenza: per restare nella UE e salvarla vorrebbe, velleitariamente, dividerla, scatenare una vera e propria guerra e vincere la battaglia contro la Germania e gli alleati di quest’ultima.
Per quale ragione Tsipras assume la posizione del venditore di fumo? del fanciullo che non accetta la realtà (dell’Unione europea)? del nano che vorrebbe ricattare il gigante, nella certezza buonista, priva di ogni ragionevolezza, che il gigante non lo schiacci e non lo disintegri? Per quale ragione finge di non sapere che la UE sta già pensando a chiudere le frontiere con la Grecia (1)? Come può non apparirgli ovvio che l’Unione europea si disinteressi del fatto che molti capitali sono fuggiti dalla Grecia; mentre sarà disposta, se necessario, a limitare la libera circolazione delle persone?
Tutto diventa chiaro quando Tsipras spiega per quale ragione la Grecia non può abbandonare l’euro: “Un ritorno alla nostra moneta nazionale, accadrà solo se crolla l'euro. L'espulsione della Grecia dall'euro sarebbe una catastrofe per l'intera economia europea”. Caspita, è una scelta effettuata per generosità! Tsipras sta pensando a noi; vuole salvare l’intera economia europea che, a suo dire, subirebbe una catastrofe in caso di uscita della Grecia dall’eurozona (ovviamente non si verificherebbe nessuna catastrofe economica; gli effetti dell’uscita della Grecia dalla UE sarebbero politici e di grande rilievo; mentre gli effetti economici sarebbero relativamente modesti e comunque governabili). Inoltre, “Tornare alla dracma non è un'opzione. La soluzione non è l'isolamento né convertire i lavoratori di altri paesi europei da alleati a concorrenti”. Perché la soluzione non è l’isolamento? Perché continuare a competere in base a regole scioccamente accettate dalla Grecia dovrebbe essere meglio che “isolarsi”? E chi ha detto che l’uscita dalla UE comporterebbe un isolamento? E poi i lavoratori degli altri paesi dell’Unione europea in questi anni sono stati “alleati” dei lavoratori greci? Ma dove è vissuto Tsipras? L’Unione europea ha messo i lavoratori europei in concorrenza gli uni con gli altri, promuovendo, come unico strumento per competere, la deflazione salariale. E’ uscendo dall’Unione europea che i lavoratori greci non sarebbero più in concorrenza con gli altri lavoratori europei. Qualcuno glieli spieghi questi concetti elementari a Tsipras, il quale sembra proprio non capire nulla.
Con questa classe dirigente il popolo greco non ha speranze: dovrà ancora soffrire a lungo. Salvo che Tsipras stia mentendo. Questa è l’unica speranza: che Tsipras stia cinicamente fingendo.
(1) http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=48723
L'uomo che tiene in sospeso l'Europa |
Tradotto da Alba Canelli |
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Editato da Tito Pulsinelli |
Alexis Tsipras non indossa la cravatta, è giovane, ha 37 anni, carismatico, e secondo la maggior parte dei sondaggi, potrebbe vincere le elezioni del 17 giugno. Queste elezioni determineranno il futuro della Grecia, la loro permanenza o meno nella zona euro e, in definitiva, la stabilità dell'Unione europea (UE). Nel bel mezzo della campagna, La Nacion ha intervistato la grande rivelazione delle elezioni del 6 maggio, che rappresenta la vittoria delle forze contro l'austerità. Tsipras è una speranza di cambiamento per molti greci, soffocati dai programmi di adeguamento imposti dall'UE e dal FMI in cambio di un salvataggio miliardario.
Ma è, a sua volta, l'uomo che tiene in sospeso l'Europa: la sua vittoria potrebbe portare alla rottura della zona euro. Leader del partito Syriza, la sinistra radicale, la grande novità in Grecia, sta scuotendo il mondo perché rifiuta categoricamente il memorandum firmato da Atene a Bruxelles due anni fa, per essere salvata dalla bancarotta.
Rifiutare questo accordo metterebbe la Grecia sul punto di lasciare la zona euro. Tuttavia, ambiguo, Tsipras insiste sul fatto che il suo paese continui ad utilizzare l'euro, perché, ha detto, "il ritorno alla dracma non è un'opzione".
Ingegnere civile, Tsipras vive con la sua compagna di vita, padre di un bambino di due anni e aspetta un secondo. La nuova figura della politica ha salutato questo corrispondente la settimana scorsa ad Atene durante una riunione del gruppo e ha continuato l'intervista via e-mail.
– Perché gli elettori Greci dovrebbero fidarsi di Lei, visto che non ha nessuna esperienza di governo?
– La politica del rigore che è stata applicata in Grecia è del tutto inefficace a livello finanziario e assolutamente distruttiva a livello produttivo e sociale. I due partiti che hanno governato la Grecia negli ultimi decenni [PASOK e Nuova Democrazia] sono stati artefici di questa politica e ora sono in profonda crisi. La gente apprezza, al contrario, la posizione della sinistra, che ha sempre lottato contro il memorandum [in sintonia con l'UE per il “salvataggio”]. La nostra proposta alternativa prende forma oggi, con una dinamica sociale senza precedenti. La nostra politica conta sulla fiducia e sul sostegno della società, e siamo pronti a lottare per la vittoria alle prossime elezioni.
Quali sono per Lei le principali cause di questa crisi così drammatica che vive la Grecia?
-Il modello utilizzato in Grecia negli ultimi decenni è stato totalmente sbagliato. Lo sviluppo si basava su un eccessivo indebitamento, eccessivo consumo e corruzione. Questo modello ha fatto accumulare ricchezza libera da tasse per pochi e debiti per la maggior parte delle persone, così come per il settore pubblico. La crisi di questo modello ha coinciso con la crisi globale del 2008, causando un problema di credito. Il governo di George Papandreu ha visto in questa crisi l'opportunità di ricorrere al meccanismo di sostegno dell'Unione Europea e del Fondo Monetario Internazionale, e ha firmato il memorandum. Questo ha causato la distruzione totale: a causa delle condizioni imposte da questo memorandum, l'economia sta affrontando una pesantissima recessione, e la società greca sta soffrendo.
Come pensa di ricostruire l'economia della Grecia?
– Il primo passo è quello di rinegoziare con i creditori, con l'obiettivo di una moratoria sui pagamenti del debito di almeno tre anni. Altri passi importanti sarebbero il controllo pubblico delle banche, la tassazione della ricchezza accumulata e degli alti profitti, ma anche misure di risparmio, come la riduzione delle spese militari. Dobbiamo anche prendere provvedimenti per stimolare la domanda, sostenendo salari e posti di lavoro, proteggendo i deboli e dando credito alle famiglie indebitate e alle piccole imprese. Questo potrebbe spianare la strada per rilanciare l'economia e uscire dalla crisi.
Venti di cambiamento
La sua principale richiesta oggi è quella di annullare il memorandum. Perché è così sicuro che l'UE sarebbe disposta ad accettare?
-La politica di austerità è fallita perché sta portando la Grecia verso la bancarrota e questo è qualcosa che tutti stanno cominciando a capire. Le voci per un cambiamento nella politica riguardante la crisi del debito sta crescendo in tutta Europa. Questo dà alla Grecia spazio per la negoziazione. La nostra intenzione è di denunciare il memorandum e rinegoziare il debito con i nostri creditori.
Chi sono i suoi alleati in Europa?
-I nostri alleati, in primo luogo sono le persone che vedono un futuro incerto, un futuro legato alle politiche di adeguamento. Oggi le conquiste sociali degli ultimi 50 anni sono in pericolo in Europa, e la Grecia è la cavia di un progetto più ampio di regressione sociale.
Per questo i cittadini europei possono far pressione sui loro governi per essere dalla nostra parte nel contestare la politica dominante.
Lei dice che vuole rimanere nella zona euro. Ma essendo il favorito per vincere le prossime elezioni, si parla nell'UE di un possibile "Grexit".
– La minaccia di lasciare l'euro è uno sforzo coordinato per fare pressione e minacciare il popolo greco e cancellare il messaggio delle elezioni del 6 maggio. Eppoi la gente ha votato contro le misure di austerità e contro i partiti che le hanno implementate. La verità è che il costo dell'eliminazione di qualsiasi paese dell'UE sarebbe immenso per tutta la zona euro.
E' pronto per un default della Grecia, come quello dell'Argentina?
– Se c'è un cammino sicuro verso il default, è quello che stiamo seguendo oggi. Il popolo greco ha capito come stanno andando le cose. E per questo è deciso a intervenire per impedire il crollo.
In Europa
Sembra che per Lei lasciare la zona euro sarebbe la cosa peggiore che potrebbe succedere alla Grecia.
– Tornare alla dracma non è un'opzione. La soluzione non è l'isolamento né convertire i lavoratori di altri paesi europei da alleati a concorrenti. Attraverso misure di austerità severe non esiste una soluzione alla crisi e non ci sarà alcuna uscita in futuro, se continuiamo su questa strada. La Grecia ha da combattere in Europa.
Qual’è lo scenario peggiore secondo Lei?
– Che le cose continuino come ora. Con l'attuale politica, il debito della Grecia non è vitale, e senza un cambiamento nella società, continuerà a soffrire per decenni. Questo è un piano per trasformare la Grecia in un paese coloniale, con la povertà e senza sovranità sulle proprie risorse produttive.
Tornerebbe alla dracma?
– Un ritorno alla nostra moneta nazionale, accadrà solo se crolla l'euro. L'espulsione della Grecia dall'euro sarebbe una catastrofe per l'intera economia europea. Il problema greco è principalmente un problema europeo e solo come tale può essere risolto con successo ..
Per concessione di Tlaxcala
Fonte: http://www.lanacion.com.ar/1476774-el-hombre-que-tiene-en-vilo-a-europa
Data dell'articolo originale: 27/05/2012
URL dell'articolo: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=7417
Condivido in pieno. Avevo letto nei giorni scorsi questa intervista. Faccio anche notare che la destra greca per gettar fango su Syriza propaganda che quest'ultima vuole fare uscire la Grecia dall'Euro. E Syriza con fermezza ribadisce la fedeltà (critica) a questa UE. Il programma stesso, molto buono, di Syriza risulta incompatibile con questa UE.
Se i sondaggi saranno confermati, ed io lo spero, a metà giugno avranno un governo quasi monocolore (Syriza+Dimar). Lo trovo comunque positivo. Un governo nettamente contrario all'austerità (con un elettorato del Pasok). O il governo cade subito o verranno fatti fuori dall'euro … e li la battaglia sarà importante ed interessante.
Stefano ribadisco i miei dubbi sulla tua analisi: la posizione di Tsipras è fumosa e poco coerente, ma in un mondo rovesciato come quello in cui viviamo rappresenta comunque una boccata d’aria fresca, e la sua incoerenza può essere quello che ci vuole per farsi votare e trascinare la Grecia fuori dall’euro.
L’idea che la dittatura europea all’ultimo momento accetti di rinegoziare il debito greco piuttosto che lasciar uscire il Paese non è inattendibile. Il resto del programma è irrealizzabile entro la UE, ma quantomeno Tsipras fa valere delle istanze giuste, le instilla nell’opinione pubblica, e la sua incoerenza
1. è il modo migliore di aggirare il terrorismo catastrofista dei media di regime
2. è probabilmente il modo migliore di farsi votare dal gregge di consumatori con una debit-card al posto del cervello che costituisce la grande maggioranza dell’elettorato. E’ gente che non vuole sapere, non vuole capire e non vuole decidere: vuole solo campare tranquilla e consumare. E Tsipras gli dà quel che vuole dicendo che sospenderà il piano di tagli senza i rischi inerenti all’uscita dall’euro.
La canaglia non si manipola colla coerenza, ma con il mito e il pregiudizio. Bisogna vedere quanto Tsipras sia cosciente della natura tattica della sua posizione e quali siano i suoi scopi ultimi, ma al momento i risultati parlano da soli: se avesse ricalcato la (coerente) posizione del PKK oggi Syriza avrebbe il 5% dei voti, e la Grecia sarebbe saldamente in mano agli affamatori agli ordini di Bruxelles. Così invece il suo partito è lanciato alla conquista del potere, la Grecia è senza governo e coi pagamenti UE sospesi, e questo aiuta a peggiorare la situazione dei conti in Spagna e in Italia.
Anziché criticarlo noi dovremmo studiare i metodi di Tsipras.
Troppa fretta. Prima di fare il pollice verso, aspettare i fatti è cosa saggia. Oltretutto, chi altri potrebbe creare discontinuità attualmente in Grecia? E' bene ricordare che -qualora gli andasse bene- Tsipras avrebbe appena un pò di potere plitico, poi dovrebbe fare i conti col potere mediatico, economico, religioso e militare, e con i banchieri di casa e di fuori.
Fa bene a cercar di compattare il massimo di sostegno elettorale, ma poi avrà bisogno dell'appoggio attivo dei movimenti sociali, che dovranno accompagnare e fare da apripista, mentre neutralizzano i settori più reazionari, interni ed esterni. In Ecuador, Bolivia, Argentina, prima di arrivare all'inversione di rotta, i movimenti per lunghi anni riucivano solo a buttar giù presidenti, a farli scappare…. Poi sono arrivati ad imporre i loro governi!
Spero che questo potere di veto sia conquistato anche dai greci, non sarebbe poco..Il "radicalismo" minoritario, per di più elettorale, non è di gran uilità e bisognerebbe non sopravalutarlo…. Quando -e se- Tsipras sarà emarginato dall'euro, o ne uscirà, è bene che abbia attorno il numero più grande di greci, incazzati e consapevoli sul da farsi….
Cari Lorenzo e Flavio,
entrambi avete ragione. Meglio che Tsipras vinca e conquisti un po' di potere politico. Nell'articolo, però, io non tifavo contro Tsipras e davo per scontato che probabilmente tenterà di governare con risicata maggioranza parlamentare.
Sono anche certo che la Grecia uscirà dall'Unione europea e non soltanto dall'euro (sempre che la UE non imploda prima). Quindi Syriza dovrà attuare un programma completamente diverso da quello che propone.
Ho inserito il punto interrogativo nel titolo e concluso con una frase che faceva salva l'ipotesi che Tsipras mentisse, con cinismo e realismo.
Tuttavia resto convinto che se non sta mentendo, non abbia chiari i valori della riconquista della sovranità nazionale, la strada che dovrebbe intraprendere; il disvalore dell'Unione europea; la concorrenza che quest'ultima persegue; la possibilità di tutelare il lavoro soltanto fuori dai vincoli della UE e del WTO.
Insomma, se non sta mentendo, è un Toni Negri con il 16%. Niente a che vedere con Chavez o i coniugi Kiechener.
Non ho voglia stasera di entrare nel merito.
Ognuno la pensi come vuole.
Ognuno se la rigiri come vuole, se la svisceri come vuole, se li massacri (i cosiddetti) come vuole.
Avevo solo detto a suo tempo: Alexis, la sinistra italiana è la peggior sinistra del mondo. La proverbiale rissosità della sinistra greca è niente in confronto alla geriatrica impotenza della nostra sinistra. Ti affonderanno. Non ti ci mischiare. Bruciano tutto quel che toccano. Sono il braccio non armato dell'apatismo al servizio del Capitale, fidati.
E infatti è iniziata l'operazione "Dopo esserci tagliati i coglioni, tagliamoli ai nostri figli".
Ma nel merito, no, non ho voglia di entrarci. Perdonatemi. Mi annoia. Se scoprite Syriza solo oggi, forse è perché dormivate.
Dario, non ti sei accorto che l'articolo che hai commentato era del 2 giugno 2012.
I commenti furono tutti scritti tra il 2 e il 3 giugno 2012.
Cerca di leggere prima di commentare. Qui nessuno ha scoperto ora Siryza. Semplicemente avevo scritto il 2 giugno 2012 ciò che per esempio ha scritto Giannulli qualche giorno fa, il quale ha concluso che la lista syriza sarà la ennesima riedizione dell'arcobaleno e di rivoluzione civile (e sottoscrivo questa opinione).