La vittoria del ‘no’ e la sconfitta di Renzi
Sapir fa il punto sulla situazione italiana dopo il referendum: la sconfitta di Renzi, l’esecutore spensierato della folle austerità imposta dalla UE, porterà ad elezioni anticipate nel 2017, proprio mentre l’Italia deve affrontare la crisi del suo sistema bancario con una Germania non disposta a concessioni. Da elezioni immediate potrebbe uscire vincitore il partito di Grillo, meno legato a Bruxelles di quanto lo sia il PD; elezioni procrastinate rafforzerebbero Salvini, più coerentemente antieuropeista di Grillo: due possibilità molto sgradevoli per le élite europeiste. La splendida vittoria del ‘no’ al referendum di ieri le spinge dunque in acque ancora più profonde ed amplia la prospettiva di un’uscita dell’Italia dall’Eurozona.
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Traduzione di Paolo Di Remigio (FSI Teramo)
La vittoria del ‘no’ e la sconfitta di Renzi
di Jacques Sapir • 5 dicembre 2016
La grande vittoria del ‘no’ al referendum italiano, con più del 59% dei suffragi, ha innescato il meccanismo di una bomba ad orologeria all’interno dell’Eurozona e dell’Unione europea. Con questo voto riemergerà l’insieme dei fattori di instabilità e di crisi che segnano questa zona. Assisteremo allo sviluppo di una dramma in più atti.
Una sconfitta per Matteo Renzi
Le dimissioni del primo ministro italiano Matteo Renzi sono indiscutibilmente il primo atto. I responsabili delle istituzioni europee e i dirigenti dei principali paesi dell’Unione europea vedevano in lui un garante delle riforme da imporre all’Italia. Ora, come ha mostrato la campagna referendaria, sono queste riforme che hanno mobilitato gli elettori per il ‘no’. Renzi ha commesso l’errore di voler fare di questo voto un plebiscito della sua politica. Essa è stata nettamente rigettata. Ora, la sua politica, e questo è stato ampiamente detto durante la campagna, era l’applicazione all’Italia del quadro disciplinare ideato a Bruxelles e a Berlino. La vittoria del ‘no’ è dunque direttamente una sconfitta per gli europeisti in Italia e altrove.
Non è detto che le dimissioni di Renzi siano seguite da elezioni immediate. Egli può ‘gestire gli affari correnti’ per più settimane, oppure il Presidente della repubblica italiana può tentare un rattoppo con uno dei ministri del governo di Renzi. Con l’idea di ‘continuare’ fino al 2018 e di evitare le elezioni anticipate. È però poco probabile che un governo di transizione duri più di qualche mese. Nel 2017 ci saranno dunque elezioni in Italia.
L’aumento delle tensioni nell’Eurozona
Ma la situazione dell’Italia è oggi a un punto critico per quello che concerne la sua economia e le sue banche. Questa settimana il Monte dei Paschi di Siena, la banca italiana più antica, deve emettere 5 miliardi di titoli. Nel contesto politico creato dallo scacco cocente del referendum, non lo si farà senza difficoltà. Più globalmente, è posto in questione lo stesso piano – molto complesso – di soluzione del problema dei debiti insoluti accumulati nel sistema bancario italiano. È noto che per il Monte dei Paschi di Siena questi debiti ammontano a 27,7 miliardi.
Il secondo atto si svolgerà nell’economia e occorrerà seguire nei giorni a venire come evolveranno i tassi del debito a dieci anni dell’Italia. Dopo la Grecia, questo paese è il più indebitato dell’Eurozona. Ora, la Germania rifiuta ogni salvataggio globale del sistema bancario italiano, proprio come rifiuta una soluzione globale al debito greco tramite annullamento di una parte di questi debiti, quale ormai lo esige il FMI. La combinazione di questi due problemi, la situazione italiana e il braccio di ferro tra la Germania e il FMI sulla Grecia, è gravida di una nuova crisi dell’euro.
Verso un cambiamento più profondo in Italia?
Il terzo atto si svolgerà davanti agli elettori italiani. Le elezioni che si terranno in Italia (e parecchie cose dipenderanno qui dalla volontà non soltanto dei partiti al potere ma anche da certi partiti di opposizione) porteranno probabilmente dei cambiamenti importanti. Se le elezioni dovessero avere luogo subito, è probabile che il M5S di Beppe Grillo avrebbe una larga maggioranza in Parlamento, se non la maggioranza assoluta. È per questo che le élite al potere hanno una grande paura di queste elezioni. Se queste ultime sono procrastinate di 6 mesi o di 9 mesi, non si può escludere la possibilità che si rafforzi la Lega di Salvini (ex Lega Nord).
Il sistema elettorale italiano è complesso, e il gioco delle parti lo è ancora di più. Ma una cosa è chiara: il consenso austeritario ed europeista è sul punto di rompersi. Si profila all’orizzonte la questione della permanenza o meno dell’Italia nell’Eurozona. Il dibattito è più avanzato di quanto lo sia in Francia. Un numero sempre maggiore di attori e di responsabili ha compreso che l’Italia DEVE uscire dall’euro. Ma il problema per loro è sapere come.
Questo implica, ed è il quarto atto, che le conseguenze per la Francia saranno importanti. Ne ho già scritto. In un certo senso la sconfitta di Renzi è anche la sconfitta dell’austerità, e dunque quella di Fillon. Bisognerà vedere come quest’ultimo reagirà e se ripenserà il suo progetto economico. Ma in ogni caso la vittoria del ‘no’ al referendum italiano apre uno spazio importante alle forze che in Francia contestano l’euro e l’Unione europea.
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