Strutture di Potere- Scienza e Stato
Abbiamo visto come la chiesa si sia strutturata attorno a dei valori prima interpretativi e poi organizzativi.[1]
Le due cose vanno sempre di pari passo. Il modello organizzativo preso a prestito dai cristiani di quei tempi era quello regale, dove il Re (o l'imperatore nella forma “laica”) era l'impersonificazione divina in terra. Circa come il papa. Al Re seguivano poi i nobili a vario titolo e grado, similmente strutturati all'interno della gerarchia ecclesiastica. Il potere accumulato nel corso dei secoli da parte del sistema ecclesiastico non riguarda solo la sfera trascendente, ma anche quella immanente (o terrena-terriera se preferite).
Succede però qualcosa a partire dal X secolo. Succede che il feudalesimo, ovvero il sistema politico che permetteva ai nobili di regnare imponendo le proprie regole su masse di individui, cominci a dare i primi segni di cedimento: cominciano ad affacciarsi i negotiantes, ovvero i mercanti, che insieme ad artigiani e professionisti, raggiungono posizioni di benessere paragonabili a quelle di aristocrazia e clero. Ed iniziano a fronteggiare i detentori del potere, con cui intendono competere attraverso l'uso del denaro acquisito con le loro operazioni commerciali.
Va ricordato che è di quegli anni l'invenzione del telaio a pedale che permette lo sviluppo dell'unica industria medievale e la produzione diffusa di tessuti e relativo commercio. Altra invenzione importante fu quella dei mulini ad acqua dove non c'è più il lavoro degli animali e degli schiavi, generando un'economia che nell'Inghilterra dell'XI secolo gestisce circa cinquemila mulini, quasi uno ogni quattrocento abitanti.
Il papato sembra dare manforte ai borghesi. Ildebrando da Soana, una volta divenuto papa Gregorio VII, con il suo "Dictatus papae" (1075) apriva quella "lotta per le investiture" che vide alla fine soccombere il prestigio di quelle istituzioni universali, il papato e l'Impero, che erano stati i punti di riferimento politici e religiosi per gli uomini del Medioevo. [2]
I nobili nostrani sembrarono non accorgersi del pericolo, differentemente dai notabili cinesi che bloccarono l'ascesa al potere dei commercianti come spiegato in un mio precedente articolo, stroncando sul nascere le loro velleità. [3]
Ciò che permise tanto ai mercanti europei e cinesi di tentare la scalata al potere fu la tecnologia. Ovvero la scienza. Non entro in merito ai rapporti spesso contraddittori tra questi due aspetti dell'umano agire e pensare; intendo piuttosto soffermarmi sui meccanismi che generano la necessità di produrre manufatti sempre più sofisticati che portano a conoscenze sempre più specifiche che sono poi il volano per quell'accumulo di potere e denaro che testimoniamo ancora oggi.
Ricordo solo che le ammiraglie della flotta di Zheng He arrivavano a 146 metri di lunghézza e 60 di larghezza: tuttora fra le più grandi navi di legno mai costruite nella storia. Una sola di quelle giunche cinesi avrebbe potuto contenere la Nina, la Pinta e la Santa Maria (le tre caravelle di Colombo) tutte insieme. I cinesi possedevano una tecnologia/scienza avanti di secoli rispetto a noi, eppure lasciarono marcire quei mastodonti di ingegneria navale in rada. Perchè? Perchè nella lotta per il potere interna avevano vinto i nobili che, per contrastare l'ascesa dei mercanti, avevano riportato il paese indietro nei secoli, bloccando di fatto ogni innovazione tecnologica e scientifica. Se avessero lasciato proseguire la scienza, avrebbero perso il potere. Basti pensare a quanto recente sia stata l'apertura della Cina verso il Mercato, e a quali risultati questo abbia portato. L'I-Phone e tutta la mercanzia hi tech di Jobs vengono attualmente prodotti in Cina.
Torniamo al Vecchio Continente. I mercanti hanno bisogno di fatti nuovi per competere con la tradizione feudale. Hanno bisogno di scienza. Solo una scienza e tecnologia nuova potranno dare alla nuova classe sociale della borghesia la capacità di scalzare la nobiltà nella corsa per il potere. La battaglia quindi si svolge su due fronti distinti: da un lato la capacità a comprendere, imbrigliare e dirigere le forze della Natura per acquisire quei vantaggi che permettono di avere la meglio sulla concorrenza e grazie alla quale avviene l'accumulo di capitali, e dall'altra la rivoluzione culturale che permette di accettare tutto ciò come un avanzamento dell'Uomo.
Tale binomio, com'è facile intuire, sviluppa un andamento sociale a spirale dove c'è sempre maggiore concorrenza per avere la meglio su ipotetici o reali avversari e tutto ciò è visto come l'unico mezzo per affrancarsi dalla barbarie del passato, in una costante progressione di scienza, tecnologia, propaganda, capitali e potere.
La novità è notevole. Non esiste più solo la contrapposizione diretta tra avversari, ma viene messa in atto la contrapposizione mediata su piani diversificati. Ai precedenti altari culturali e formativi dantan (in hoc signo vinces) si affiancano le irrefutabili prove della supremazia tecnologica che concorrono alla conquista del potere.
La Res Extensa (la Natura e le sue leggi) diventa il modo con cui la Res Cogitans (l'Uomo) domina i suoi avversari, per dirla con Cartesio. La Scienza diventa così il naturale alleato delle nuovi classi dominanti, fondamentalmente laiche, ed è chiamata a confrontarsi con gli storici avversari, le vecchie classi dominanti che in Cina l'hanno boicottata garantendosi il potere per altri secoli (o più recentemente contro i “nemici” del sistema, vedi Libia).
Sarà poi compito delle nuove elites conquistare, grazie alla supremazia tecnologica, spazi fisici e virtuali sempre maggiori, ma occorre prima sgombrare il campo da ogni eventuale equivoco che possa potenzialmente minare le buone ragioni di tali conquiste. E tale compito, quello di generare la cultura necessaria al cambiamento, spetta principalmente alla Scienza.
Si pone quindi il problema: la Scienza ha generato una sua struttura di potere oppure si è semplicemente accodata alle dinamiche in atto, occupando al più delle nicchie lasciate libere nella transizione da un sistema all'altro? Per Paul K. Feyerabend non ci sono dubbi: la Scienza si è mossa da artefice di vera portatrice di nuovi orizzonti a sclerotica visione dei propri ruoli privilegiati. Ovvero ha saputo trasformare il proprio ruolo di catalizzatore delle tensioni di potere in severo garante dei nuovi equilibri acquisiti.
Ho estrapolato alcune frasi da un suo magnifico saggio, che vi consiglio di leggere:
“Voglio difendere le società ed i popoli da tutte le ideologie, scienza inclusa.
Se nei secoli XVII e XVIII la Scienza fu a tutti gli effetti uno strumento di liberazione ed illuminazione, non ne consegue che essa fosse destinata a rimanere tale.
Nella nostra attuale società il giudizio che si da dello scienziato è intriso di quella stessa riverenza con cui si giudicavano i vescovi in altri tempi.
Se si continua con questa indagine si scopre che la Scienza è diventata oppressiva come le ideologie che una volta combatteva.
Gli eretici in campo scientifico sono ancora oggetto delle più pesanti sanzioni che questa relativamente tollerante civiltà possa offrire.
La Scienza si è irrigidita, ha cessato di essere uno strumento di cambiamento e liberazione, e occorre aggiungere che ha trovato la Verità, o una buona parte di essa.
La Verità è una splendida parola neutra. Nessuno negherebbe che sia encomiabile dire la verità e spregevole dire le bugie (ma) non è vero che abbiamo l'obbligo di seguire la Verità. La vita umana è guidata da molte idee. La Verità è una di esse. Libertà ed Indipendenza di pensiero sono altre idee. Se la Verità, com'è concepita da alcuni ideologi, entra in conflitto con la Libertà, allora possiamo scegliere. Potremmo anche abbandonare la Verità.
La Scienza è una delle idee che fanno muovere la società, e come tale dovremmo trattarla.
Ci dev'essere una formale separazione tra Stato e Scienza così come esiste una formale separazione tra stato e chiesa. La Scienza può influenzare la società ma solo nei limiti in cui è concesso ad un gruppo politico o altro gruppo di pressione di influenzare la società. Gli scienziati possono essere consultati su questioni importanti ma la decisione finale spetta ai corpi di consultazione democraticamente eletti. Gli organi dello Stato non dovrebbero mai esitare a rifiutare i giudizi degli scienziati quando hanno buoni motivi per farlo.”[5] (corsivo originale)
Dalle ultime frasi di questa puntuta disamina si conferma come la Scienza abbia aderito nei secoli ad una struttura di potere che le ha permesso di ridicolizzare ogni idea non allineata, come l'omeopatia, l'astrologia o il baratto ed in sintonia con quanto esposto sopra. Non si è però spinta oltre, lasciando l'organizzazione dell'apparato penale ai suoi sodali di sempre, i quali in cambio attribuiscono posizioni di potere quasi esclusivamente a persone formatesi in quei templi della scienza che sono le università. Che si tratti di sanità, giustizia, legislazione, costruzione o altra attività umana, l'unico valore riconosciuto a chi è in posizione di comando è l'avere aderito a quel modello di verità.
Portatori di altri valori come saggezza o buon senso specialmente se adombrati da scarsa scolarizzazione vengono regolarmente ignorati.
Il Potere richiede la parcellizzazione del divide et impera e la stretta osservanza dei vincoli ideologici che lo sostengono. Ad oggi chi osi disconoscere la validità delle attuali medicine allopatiche per proporre cure alternative viene incriminato di abuso di professione medica, con buona pace di chi sostiene che “per Scienza si intende un sistema di conoscenze”. [6]
Il processo a Piero Angela è un lampante esempio di cosa sia capace tale “sistema di conoscenze” [7]
Questo è il patto: una parte si incarica di mantenere alto il profilo preferito (vi stupiremo/annichileremo con effetti speciali, vi terrorizzeremo con statistiche e cosmologie ad hoc) tenendo alto il funzionamento della macchina del consenso mentre l'altra si incarica di garantire l'esclusiva ed il libero accesso ai piani alti.
Non esiste in tal senso migliore esempio del recentissimo governo: “il governo Monti sembra emanazione delle due Università (Bocconi e Cattolica e della Università della Confindustria Luiss)”, scrive Pietro Ancona, e “ si spaccia per "tecnico" per non essere fatto di politici e certamente non ha gente eletta in Parlamento. E' tuttavia il governo più ideologico della storia della repubblica” [8]
Monti viene eletto a guida di una Nazione non dal popolo cui farà assaggiare le proprie medicine, ma per i propri meriti acquisiti in campo scientifico e bancario.
Inarrestabile la scalata al potere della scienza economica, che riesce a scavalcare il potere politico tradizionale e assurgere a guida dello Stato. Insomma siamo proprio agli antipodi di quella separazione tra Stato e Scienza che Feyerand auspicava, ed il motivo sta tutto nella struttura di potere che, fin dall'inizio, ha cementato l'unione tra borghesia e scienza e nei confronti della quale il cittadino ha interazione minima o nulla.
Quando il cittadino avrà diritto di parola negli ambiti scientifici sarà introdotto quel meccanismo di feedback che è l'unica garanzia di scelta condivisa. Fino a quell'utopico momento Stato e Scienza decideranno in base ai privilegi delle elites.
[1]https://www.appelloalpopolo.it/?p=4846
[2]http://it.wikipedia.org/wiki/Rinascita_dell'anno_Mille
[3]https://www.appelloalpopolo.it/?p=2330
[4]http://www.leonardo3.net/leonardo/machines.htm
[5]http://www.galilean-library.org/manuscript.php?postid=43842
[6]http://it.wikipedia.org/wiki/Scienza
[7]http://www.biospazio.it/modules.php?file=article&name=News&op=modload&sid=957
[8]http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/2011/11/primi-commenti-in-fb-sul-governo-monti.html
Condivido in pieno e grazie per lo stimolo